[14/01/2008] Monitor di Enrico Falqui

Verso il referendum sulla tramvia di Firenze

Nelle precedenti puntate (vedi Monitor 1-4) i lettori hanno potuto ripercorrere le fasi cruciali della storia recente di Firenze per capire come lo scontro tra “conservazione e trasformazione” della città esistente non sia un evento nuovo. Anzi, possiamo dire che questo tema appartiene talmente al Dna della città e dei suoi abitanti, che non è difficile credere che lo spirito di Savanorola sia oggi incarnato da qualcuno dei leaders che guidano la protesta contro il sistema di tramvie urbane.

Essi hanno capito che la realizzazione di un nuovo sistema integrato di trasporto pubblico nell’area metropolitana fiorentina (ferrovia, tramvie, filobus, bussini elettrici, piste ciclabili, zone pedonali) scardina radicalmente il ruolo dell’auto privata in città e ne riduce gli spazi non solo per la sosta temporanea ma anche quelli necessari alla sosta permanente, dal momento che il mercato di autovetture private è sovrasaturo rispetto allo spazio utile ,esistente in città da ormai dieci anni. Alcuni anni fa, il commissario europeo Carlo Ripa di Meana varò un interessante progetto alla Conferenza delle Città europee denominato “ Città senz’auto”, cogliendo l’aspetto decisivo di una politica di disinquinamento dell’ambiente urbano, soprattutto per quanto riguarda la drastica riduzione delle famigerate polveri sottili, responsabili secondo l’OMS dell’incremento delle malattie polmonari e delle morti precoci per tumori in tutte le città europee.

Dunque se a Firenze si vuole svolgere un’efficace politica contro il costante incremento delle polveri sottili nell’aria urbana, si deve ridurre il numero delle auto in circolazione tutti i giorni, compreso il sabato e la domenica .

Questo movimento di protesta contro le tramvie urbane, tuttavia, riesce ad essere trasversale agli schieramenti politici tradizionali, destra e sinistra, anche perché il progetto di un sistema integrato di mobilità mette in discussione alcuni paradigmi fondamentali di una comunità abituata da secoli a vivere sulla rendita di posizione costruita nel Medioevo e nel Rinascimento, grazie al mecenatismo illuminato della famiglia che mandò al rogo il frate Savonarola e i suoi seguaci (i Medici).

Il primo di questi paradigmi è una sorta di concezione “sacrale” del centro storico di Firenze secondo un’idea assai ipocrita di conservazione e tutela del patrimonio storico-artistico e culturale che in esso trova collocazione. Il tram in Piazza Duomo, cuore del centro storico fiorentino, viene visto, dai “moderni discepoli” di Frate Savonarola, come un attentato a un patrimonio dell’umanità, costituito dal Battistero e dalla Cattedrale di S.Maria del Fiore.

Poco importa che fino al 1958, il tram avesse già “invaso” la piazza del Duomo seguendo lo stesso itinerario che oggi viene riproposto; nessun intellettuale fiorentino elevò all’epoca alcuna protesta e proprio il sindaco la Pira acconsentì a malincuore (come egli disse in un discorso al consiglio comunale di Firenze) alla dismissione della più importante ed estesa rete di tramvia urbana che ci fosse allora in Italia, a causa della necessità “di modernizzare la città, rendendola più accessibile all’uso dell’auto privata.”

Il sindaco la Pira rispose quindi a una domanda di modernizzazione della città, adattandola alle esigenze di mobilità privata che, all’epoca erano assai limitate, al punto che era possibile andare a sorseggiare un aperitivo in auto da Bruzzichelli in Piazza Duomo o a bere una cioccolata calda da Rivoire in Piazza Signoria, parcheggiando l’auto a fianco della Loggia dei Lanzi.
Vi è oggi la stessa esigenza? Sarebbe considerato “ moderno” colui che oggi avesse intenzione di mantenere lo stesso stile di vita urbano? Sicuramente no.

Quindi il tram che attraversa Piazza Duomo non rappresenta né una “novità” o uno “ scandalo” intellettuale, ma anzi coniuga un’azione di tutela del patrimonio storico-artistico (pedonalizzazione totale del centro storico, escluso ad autobus pubblici e auto private di qualunque tipo) con un’innovazione di modernità (il tram) che soddisfa una domanda pubblica che a Firenze è elevatissima, la più alta tra tutte quelle città che usano il tram per avvicinare il “ cuore “ della città ai suoi abitanti.

A Fernando Pessoa i tram piacevano perché gli permettevano di osservare il pulsare della vita nella sua Lisbona:” Scendo dal tram esausto e sonnambulo. Ho vissuto un’intera vita li sopra. Ho studiato i tempi dei tram per poter baciare Ofelia..”, la celebre signorina Queiroz di cui si innamorò perdutamente.
Per Josè Saramago il tram e le funivie di Lisbona costituiscono l’essenza vitale di una città “meccanica”…”una città antica e moderna che, attraverso questi mezzi di spostamento, è in perenne mobilità, fisica e spirituale”.

Nessuna voce di protesta si è mai sollevata da parte di coloro che guidano oggi la protesta contro “l’ecomostro” a fianco del Duomo e del Battistero, quando periodicamente la Sovrintendenza fiorentina chiedeva, senza mai riuscire ad ottenerli, al Governo italiano finanziamenti per arrestare la preoccupante distruzione della pietra serena, dei materiali pittorici, degli infissi in legno, delle spettacolari statue esposte all’esterno nelle principali piazze e chiese del centro storico a causa di uno smog fotochimico di eccezionale aggressività verso tutti i preziosi materiali lapidei e lignei da cui è costituito questo patrimonio.

Ci sono voluti importanti studi del CNR per quantificare la folle dilapidazione di danaro pubblico che è stata richiesta per mantenere opere e capolavori che risultavano minacciati a morte: una di queste stime fatta dal CNR nel 1981 ha quantificato in 250 milioni di euro l’anno (valore non aggiornato) il costo di una manutenzione che non dovrebbe conoscere a Firenze mai fine se non ci si deciderà a pedonalizzare senza alcuna deroga (salvo automezzi di soccorso e polizia) il centro storico di Firenze.

Così pure, fu grazie agli importanti studi del Prof. Salvatore Di Pasquale sulla genesi costruttiva della cupola del Duomo da parte del Brunelleschi, che si arrivò a prendere la tardiva ma efficace misura di allontanare gli autobus dalla “circonvallazione” del Duomo, riducendone anche il numero, pena la dimostrata insostenibilità della Cupola a mantenere quello straordinario gioco di equilibrio e di tensioni di forze che la tiene in piedi fin dal Rinascimento.
Nessuna voce si levò neanche in questa occasione, salvo i pochi autentici e noti intellettuali fiorentini che vogliono e hanno voluto realmente bene a Firenze.

Dunque non il tram, ma un caotico traffico di 22 linee di autobus pubblici, di bus turistici, di auto private che accedono al Duomo in deroga alla zona blu esistente, hanno causato i danni al patrimonio storico-artistico esistente nel centro-storico. E c’è di più: “il muro” di autobus pubblici e privati che ha permanentemente alterato la visione del Battistero e del Duomo ( per chi lo osserva proveniendo da Via Cerretani) era finito alcuni anni fa sulle pagine del “Time” e di “El Pais “come esempio di incapacità di alcune città d’arte a tutelare il proprio patrimonio storico artistico. Anche da queste critiche l’allora sindaco Morales, sostenuto da una giunta di pentapartito prese le mosse per varare la decisione di reintrodurre un sistema di tramvie urbane a sostegno di un nuovo modello di mobilità pubblica nella città di Firenze.

(continua)

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