[11/01/2008] Aria

Emissioni Ue, è il momento del ´chi fa cosa´

LIVORNO. Il 23 gennaio la Commissione europea presenterà la sua proposta sul pacchetto “Clima-energia”, che il vertice dei Capi di stato e di governo, che si riunirà il 13 e 14 marzo prossimi, dovrà adottare. Da lì partirà quindi l’iter legislativo che dovrà concludersi prima di dicembre 2009, quando a Copenaghen si terrà la conferenza Onu sul clima per stabilire gli accordi post Kyoto.
Data importante, dal momento che alla scorsa conferenza di Bali si è concordato sull’obiettivo di mantenere l’aumento globale delle temperature al di sotto di 2°C entro la fine del secolo; la necessità di dimezzare le emissioni mondiali di gas serra entro il 2050; l’impegno dei Paesi industrializzati a ridurre dal 25 al 40 % le loro emissioni entro il 2020, in rapporto ai livelli del 1990. Obiettivo questo che per l’Europa secondo quanto stabilito nel vertice di marzo dovrebbe essere del 30%: questa infatti era la percentuale prevista in caso vi fosse un accordo a livello internazionale, che si riduce al 20% come obiettivo unilaterale per il nostro continente.

E questa è la quota che la Commissione considera nel definire tutti i calcoli relativi ai vari capitoli previsti nel pacchetto Clima e energia, che suona già come un arretramento.
Il pacchetto prevede misure relativamente a due corni del problema: incentivazione delle energie rinnovabili che dovranno raggiungere una quota di circa il 17% in più rispetto alla situazione attuale e contenimento delle emissioni di Co2, per cui è previsto il taglio del 20%.

Sulla prima parte, voci da Bruxelles fanno sapere che le questioni ancora del tutto aperte riguardano l’utilizzo di biocarburanti, su cui non esiste alcun paletto, e come dovrà essere regolato il meccanismo dei certificati verdi, per cui si prevede uno specifico regolamento.

Ancora aperte – sempre da quanto si dice a Bruxelles- anche le questioni che riguardano in particolare l’emission trading, che attualmente governa il 40% delle emissioni e su cui si sta ancora discutendo su come andrà fatta la redistribuzione e su cui sono in circolazione diversi documenti.

La proposta di direttiva che rivede l’Emission trading, include i comparti produttivi sino ad ora lasciati fuori dal meccanismo delle quote, ma tiene ancora fuori il trasporto e il cabotaggio.
Dal 2013 poi, i crediti di Co2 andranno all’asta, con percentuali in progressivo incremento sino ad arrivare al 100% nel 2020. Ma è ancora tutta da vedere la modalità con cui saranno regolati gli scaglionamenti.

Altra questione è come funzionerà la questione, su cui ogni ambito della commissione a partire dall’ambiente, per arrivare all’industria passando per l’energia, ha una sua versione.
Una recente versione individua tra i criteri da adottare, fermo restando l’obiettivo del taglio del 20%, che saranno i paesi più ricchi ad assumere maggiori oneri, per andare incontro alle difficoltà dei 12 paesi che hanno di recente fanno l’ingresso nella comunità europea. In questo obiettivo entreranno tutte le emissioni del comparto produttivo, ovvero anche l’alluminio sino ad ora tagliato fuori.

Il principio dovrebbe essere quello dell’equità, ovvero prendendo come dato quello delle emissioni all’anno 2005, la forchetta dovrà essere tra il + 20% riferito ai paesi in ritardo di sviluppo e il –20% per i paesi più ricchi. Ma ancora non è detto come andrà a finire, perché questo potrebbe mettere fortemente in svantaggio paesi come la Spagna (che è a quota –19%) e l’Italia ( a quota –13%), fortemente inadempienti sul raggiungimento degli obiettivi rispetto ai valori del 1990 a confronto di altri come la Germania che invece si è dimostrata molto più virtuosa e che potrebbe risultare fortemente avvantaggiata.

Dalle quote di emissione saranno esenti sia gli impianti in grado di catturare le emissioni di Co2 e generalmente tutti carburanti “low carbon”, espressione che pur senza citarlo in maniera esplicita, fa pensare direttamente al nucleare.
Insomma il dibattito sembra ancora molto aperto ma a valutare da quanto poco se ne parla nel nostro paese, non sembrerebbe.

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