[11/01/2008] Rifiuti

Naufragio dell’Erika: chi risarcisce i «viventi non commerciali»?

LIVORNO. Il 12 dicembre del 1999 la petroliera Erika, battente bandiera maltese, si spezzò in due al largo di Brest, in Bretagna. La petroliera era partita da Dunkerque (Francia) per portare un carico di olio combustibile tipo N2 alla centrale Enel di Piombino. Furono necessari 40 giorni per risalire al proprietario di quella vecchia carretta costruita nel 1975 in Giappone con il nome di Shinsei Maru e che avrebbe cambiato nome 6 volte prima di diventare Erika.

Il naufragio provocò uno dei peggiori inquinamenti marini della storia: danni stimati in 900 milioni di euro (rimborsati solo 180 milioni), 23 mila tonnellate di sostanze petrolifere finite sulle coste, 150 mila uccelli morti di 61 specie differenti, almeno altri 16 mila salvati dai volontari in una colossale opera di soccorso, ma solo 2.200 sopravvissuti. Si trattava spesso di uccelli marini appartenenti a specie rare e protette.

Nel 2007 si è tenuto in Francia il processo “Erika” nel quale hanno testimoniato scienziati, ambientalisti ed amministratori locali, evidenziando anche i costi del programma nazionale di salvataggi degli uccelli marini colpiti dalla marea nera che gli avvocati della Ligue pou la protection des oiseaux (Lpo) hanno definito la «più grande catastrofe ornitologica al mondo», enumerando le incompetenze nei controlli dell’italiana Rina e degli armatori e della Total che secondo loro avrebbero determinato il naufragio. Gli ambientalisti hanno anche ricordato le parole dell’ex presidente francese che disse che gli inquinatori dovevano pagare tutti i danni. La Lpo, spalleggiata dall’opinione pubblica francese, chiedeva che fosse riconosciuto il danno subito dai “viventi non commerciali”.

Il 16 gennaio la Chambre correctionnelle du tribunal de grande instance de Paris darà il suo giudizio sul processo del naufragio dell’Erika e la Lpo potrebbe ottenere in questa istanza un risarcimento economico.

«Niente arresta un’idea quando il tempo è venuto - dice, ricordando Victor Hugo, Maître François-Xavier Kelidjian, l’avvocato della Lpo che ha seguito il processo Erika – E’ venuto il tempo di tener conto di questa idea nuova e ineluttabile del riconoscimento del vivente non commerciale».

Nel 2002 la Lpo aveva presentato una denuncia perché venissero stabilite le responsabilità penali imputabili ai differenti responsabili del naufragio indicando tre capi di accusa: danno morale, in riferimento all’obiettivo statutario della Lpo di proteggere gli uccelli e gli ecosistemi da cui dipendono, e a titolo di danni e di interessi; danno economico, legato alle spese sostenute dall’associazione per soccorrere e salvare gli uccelli; danno ecologico relativo alla distruzione di specie protette.

L’avvocato Maître Kelidjian, rivolgendosi al presidente del tribunale ha detto: «Voi avete l’incarico di riconoscere il diritto del riconoscimento del vivente non commerciale, e credo che questo sia il ruolo di un Tribunale equo. Si, voi avete l’occasione di far evolvere le cose e la vostra decisione, al di là delle sorti degli uni o degli altri, sarà illuminante, commentata sul piano nazionale, europeo e internazionale. Questa decisione costituirà diritto ed è con questa speranza che vi chiedo di accogliere le mie conclusioni».

La Lpo chiede un risarcimento economico per danno ecologico, cosa non definita dalla legge, e per questo propone un metodo di valutazione calcolato sulla base delle specie di uccelli colpite, sulla loro rarità e vulnerabilità. Mentre infayyi il valore dei “viventi commerciali", come le ostriche, i pesci e i mitili, è riconosciuto dai tribunali quello del “vivente non commerciale”, cioè la fauna selvatica non pescabile o allevabile, non lo è ancora.

In Francia esiste un solo precedente: il 4 ottobre 2007 il Tribunal de grande instance di Narbonne, valutando un problema di pesticidi, ha riconosciuto che il parco regionale di Narbonnaise en Méditerranée era da risarcire per il danno ambientale subito dal suo patrimonio ambientale.

Se accogliesse le richieste della Lpo la sentenza francese sarebbe importante anche per rafforzare giuridicamente l’impegno dell’Unione Europea per arrestare la perdita della biodiversità con Countdown 2010 e mentre l’inquinamento del mare resta un problema ricorrente ed affrontato in modo frammentario, nonostante i vari Libri verdi dell’Ue tentino di dare risposte comuni.

Il riconoscimento nel diritto di uno Stato come la Francia del danno ecologico sarebbe un forte segnale e il concetto “chi inquina paga” non sarebbe solo relativo ai danni provocati all’economia ma verrebbe esteso anche ai danni ambientali ed alla bidiversità presi nel loro insieme.

Torna all'archivio