[10/01/2008] Vivere con cura di Marinella Correggia

Cartoline dal futuro

ROMA. Quale futuro vorremmo? Visualizzarlo nei dettagli è un buon modo per scegliere la direzione di marcia, anche se il processo sarà lungo. Ognuno ha il proprio sogno. Ecco il nostro…

Donne e bambini del Sahel, del Corno d’Africa, andine, afgane non più costrette a camminare ore ogni giorno per trovare acqua e legna: l’Occidente infatti ha finalmente restituito il pesante debito ecologico e sociale finanziando acquedotti a gestione comunitaria e la produzione locale di cucine solari a basso costo. Intanto gli occidentali sono riusciti a contenere i consumi in non più di 40 litri d’acqua al giorno, grazie a stili di vita, tecnologie e buona gestione. Americani, europei, giapponesi e le classi medie del Sud del mondo sono diventati agricoltori di vicinato, ciclisti quotidiani, adepti di pedali e manovelle e ormai le loro emissioni pro capite di anidride carbonica (gas serra) sono scese a una tonnellate e mezza, la stessa a cui stanno salendo i cittadini del Bangladesh e dell’Etiopia: è la giustizia climatica antieffetto serra.

In Iraq le basi militari dell’ex occupante sono state convertite in centrali fotovoltaiche. Un simile piano di fuoriuscita dalla inciviltà fossile e dalle spese militari verso il “meno e meglio” è del resto in corso in molti altri paesi, Le ex spese per gli armamenti sono ora destinate al risarcimento delle vittime di guerre e alle energie pulite.

Il complesso agro-zootecnico-ittico-macellare è stato trasformato in nonviolente colture proteiche vegetali di terra e d’acqua con enorme risparmio di suolo, risorse e inquinamento.

I pletorici scambi internazionali, basati sull’ingiustizia economica e sullo spreco di fossili sono stati sostituiti da ridimensionati commerci equi fra paesi complementari, quasi a titolo di baratto o utilizzando monete regionali. I paesi del Sud del mondo stanno ricavando buone entrate dalla vendita leggera e redditizia di principi attivi medicinali da colture o da foresta, che prima la biopirateria rapinava a vantaggio delle multinazionali.

L’economia estrattivista è quasi finita. I minatori stanno diventando riciclatori di materie seconde. Le fabbriche autogestite dai lavoratori sono la norma (non più l’eccezione) e producono meno merci, ma essenziali, belle, durevoli e accessibili a tutti.

Le 15 ore di lavoro settimanale previste un secolo fa da Keynes sono generalizzate; il resto del tempo è dedicato ai rapporti interpersonali, alla crescita personale, all’autoproduzione. C’è una feconda confusione fra lavoro manuale e lavoro “intellettuale”. La fatica è equamente ripartita: a turno tutti fanno i lavori sgradevoli, che prima pesavano su pochi.

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