[09/01/2008] Rifiuti

Emergenza rifiuti, le Regioni danno la loro disponibilità

LIVORNO. Sembra andata bene l’incontro sull’emergenza rifiuti in Campania tra regioni e governo. A dirlo è il residente della Toscana Claudio Martini, che all´uscita della riunione ha spiegato che «siamo tutti d´accordo nel dare una mano a superare l´emergenza, ma allo stesso tempo è chiaro che il problema non verrà superato se ogni regione non risolverà la propria situazione costruendo i termovalorizzatori necessari. Quella di oggi è stata una riunione che ha fornito la disponibilità politica di tutti ad aiutare la Campania, e già da questa sera saremo tutti in contatto con i funzionari del Commissariato per l´emergenza per avviare la definizione degli aspetti tecnici».

«A Prodi - sottolinea Martini - ho detto che la nostra situazione sul fronte delle capacità di smaltimento rifiuti è oggi più difficile rispetto a qualche anno fa e ho anche ricordato l’impegno rilevante sottoscritto lo scorso 21 dicembre per ospitare a Piombino i rifiuti speciali di Bagnoli. Ed è partendo da questa situazione che ho confermato al presidente del Consiglio la disponibilità della Toscana a fare quanto possibile».

La rivolta campana e il triste spettacolo di una regione piegata da un’emergenza rifiuti che stupisce il mondo sta provocando anche qualche assestamento nelle posizioni delle associazioni ambientaliste più contrarie a chiudere il ciclo dei rifiuti con l’inceneritori, anche perché la furbizia italica sta cercando di scaricare sulle spalle dei “verdi” la responsabilità delle scelte politiche non fatte da un’intera classe dirigente di centrosinistra e di centrodestra. Nessuno vuole rimanere col cerino in mano e, come ha detto Martini uscendo dalla riunione col governo: «Non ci sono state differenziazioni di carattere politico. Lombardia e Liguria hanno esposto alcuni problemi tecnici. Il Veneto si è detto disponibile a sedersi al tavolo».

Il rischio di non essere compresi è grosso e all’emergenza non si può rispondere solo ripetendo il mantra dei rifiuti zero o della raccolta differenziata spinta tutta da mettere in piedi e senza impianti. Anche il Wwf «plaude alla decisione del governo di rimuovere il commissariamento che non solo non ha risolto in questi anni il problema della corretta gestione dei rifiuti in Campania, ma lo ha aggravato scatenando interessi poco chiari ed affari illeciti. Finalmente si esce dalla logica dell´emergenza e si responsabilizzano gli enti locali obbligando i comuni ad adeguarsi alle nuove disposizioni».

Rimane la preoccupazione «per la praticabilità dei tempi strettissimi che il Piano di Governo prevede rispetto alle soluzioni tecniche prospettate. In particolare, se è realizzabile in pochi mesi il completamento dell´inceneritore di Acerra, la cui costruzione è durata già 7 anni, è prevedibile che le altre proposte non siano realizzabili in meno di 3-5 anni. Per l´emergenza restano quindi le discariche e l´avvio delle raccolte differenziate da parte dei comuni».

Ma il Wwf ammette che per renderla efficace ci vogliono «in tempi brevi impianti in grado di trattare e riciclare ciò che sarà raccolto in modo differenziato: impianti di compostaggio, di riutilizzo di vetro e plastica, ecc. In particolare l´avvio di una raccolta porta a porta efficace per raccogliere la frazione organica pulita, potrebbe essere attuata in 2 o 3 mesi, consentendo di eliminare alla fonte proprio quella componente dei rifiuti putrescibile, che crea i maggiori problemi igienico-sanitari. Poche settimane sono inoltre sufficienti per realizzare dei semplici impianti di compostaggio con una minima dotazione tecnologica di base, che possono essere successivamente perfezionati. Il WWF da anni, anche al livello regionale, ha continuamente proposto soluzioni per spingere la raccolta differenziata e realizzare in affiancamento impianti di compostaggio».

Speriamo solo di non vedere, come diceva il presidente di Legambiente Campania, anche manifestazioni contro questi impianti necessari.

Intanto il Wwf ha appena notificato un ricorso al Tar contro la scelta del sito di Pianura perché «non esistono le necessarie e obbligatorie garanzie ambientali per un´area protetta (Riserva naturale Cratere degli Astroni) e per la salute dei cittadini visto che mancano regole certe per la bonifica. La scelta del sito è in piena violazione della normativa comunitaria e nazionale».

Per Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace «E’ una vera ipocrisia attribuire la colpa di quanto sta accadendo ora a chi, come Greenpeace o i cittadini, si è opposto agli inceneritori. Infatti, quando 10 anni fa si chiedeva la moratoria sugli inceneritori si chiedeva anche il decollo di un vero sistema di raccolte differenziate che, lo ribadiamo ancora, può dare risposte importanti nel giro di pochi mesi se condotto con la necessaria determinazione, capacità e coordinamento tra le istituzioni. Nell’immediato, la priorità è quella di togliere l’immondizia dalle strade, la risposta più rapida è ricorrere a un deposito temporaneo anche sul demanio militare, ma è indispensabile avviare subito una campagna per la raccolta differenziata porta a porta».

L’associazione ricorda che il problema è frutto di una collusione tra scarsa capacità e volontà politica e dalla collusione della criminalità organizzata.

Per Greenpeace «Gli impianti d’incenerimento, anche se inseriti in un ciclo integrato dei rifiuti, minano tutte le possibili strategie di gestione virtuosa. Bisogna quindi spostare l’attenzione dalle scelte di smaltimento alle azioni di prevenzione». Anche se è difficile parlare di prevenzione mentre il disastro è in corso.

Greenpeace ritiene «che la soluzione nel medio periodo si debba basare sull’adozione immediata di programmi di raccolte differenziate porta a porta, volte a isolare subito la frazione organica dei rifiuti (che costituisce in media il 30-40% dei nostri sacchetti), facilmente trasformabile in compost di qualità in impianti dedicati che vanno costruiti.

E per Greenpeace i 4 mesi dati dal governo ai comuni per organizzare la raccolta differenziata sono «con ogni probabilità si tratta di un annuncio di commissariamento a tappeto. Una posizione che, come i fatti dimostrano, finora non ha portato ad alcuna risoluzione al problema rifiuti. L’annuncio del terzo inceneritore va nella direzione sbagliata.

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