[09/01/2008] Rifiuti

Anche la Cina proibisce I sacchetti di plastica. In 6 mesi

LIVORNO. Ieri, a sorpresa, la Cina ha annunciato la proibizione dei sacchetti di plastica ad iniziare addirittura dal primo giugno 2008, fra meno di 6 mesi. La norma vieta la fabbricazione,l a vendita e l’uso dei sacchetti di plastica sotto i 0,025 millimetri di spessore e vieta ai supermercati di distribuire gratuitamente gli shoppers per la spesa.

La Cina si va aggiungere così, più rapidamente dell’Italia, all’elenco di città e Stati, da San Francisco al Sud Africa, dalla Cosica all’Irlanda, dal Kenia e al Bangladesh ed a Taiwan, che stanno vietando e limitando in vari modi l’utilizzo e la circolazione delle onnipresenti borsine di plastica.

Secondo il Worldwatch Institute’s tra i 4000 e i 5000 miliardi di borsine, sacchetti di plastica, sacchi per la spazzatura erano già prodotti nel 2002, l’80% dei quali utilizzati in nord America e Europa occidentale. Si calcola che gli americani disperdano ogni anno nell’ambiente 100 miliardi di sacchetti di plastica. Un prodotto in crescita anche nei Paesi in via di sviluppo dove intasa canali di scolo, riempie le discariche e “imbandiera” il paesaggio.

A preoccupare è anche l’impatto distruttivo dei sacchetti di plastica sugli oceani e la vita marina: sono ormai il rifiuto umano più diffuso sul fondo degli oceani, soprattutto vicino alle coste e secondo il “2007 Worldwatch report Oceans in Peril: Protecting Marine Biodiversity” mettono in pericolo almeno 267 specie tra mammiferi, pesci, uccelli marini ed altri animali che vengono soffocate o che ingeriscono materie plastiche o I loro detriti, oppure per le materie sintetiche diffuse nell’ambiente che entrano nella catena alimentare marina.

Ogni anno decine di migliaia di cetacei, uccelli, foche, tartarughe vengono a contatto con i sacchetti di plastica che sono disseminati negli oceani e che spesso li confondono con il loro cibo.

Un sacchetto di plastica può “sopravvivere” mille anni prima di degradarsi completamente e quindi, anche quando un animale muore in mare in seguito all’ingestione di plastica, questa continua a rientrare nell’ambiente e si ripresenta come una minaccia per la fauna selvatica.

Ma a farne le spese sono anche le creature marine più piccole che assumono, attraverso I detriti di origine animale e vegetale, molte sostanze tossiche.

Fortunatamente un po´ int utto il mondo stanno prendendo piede sempre di più, anche per l’interessamento di alcune grandi aziende, i sacchetti biodegradabili”, come quelli previsti in Italia per il prossimo futuro, o riciclati, mentre negli Usa si stanno raccogliendo shoppers a scopo energetico, anche se, secondo una stima di EJ Magazine, con una tonnellata di sacchetti di plastica si possono sostituire “solo” 11 barili di petrolio.

Altre misure sono rivolte al divieto di gettare sacchetti di plastica in mare.

Il governo cinese chiede il sostegno di un’opinione pubblica sempre più abituata ai consumi di massa, dei quali i sacchetti di plastica sono il simbolo più effimero: «dobbiamo incoraggiare il popolo a tornare ad utilizzare i sacchetti di tessuto, utilizzando i cestini per le loro verdure», si legge in un comunicato pubblicato sul paludato sito web del governo di Pechino.

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