[08/01/2008] Comunicati

La rete tra server verdi e gadget tecnologici

LIVORNO. Oggi siti web e giornali sono pieni della sfida lanciata dal nuovo motore di Wikipedia a Google e della fiera mondiale delle nuove meraviglie elettroniche, il Ces in corso a Las Vegas, dove un’industria “virtuale” sempre più energetica e produttrice di rifiuti presenta la sua ingombrante potenza economica da 667 miliardi di dollari all’anno e la sua invasione di gadget sempre più sofisticati e momentaneamente insostitituibili. Poco o nulla si discute del sistema, delle misteriose “scatole” che lo sostengono, dei terminali nervosi della rete alla quale fanno riferimento wireless, e-mail, computer, accessori, giochi, network e comunità, che hanno bisogno di essere sempre più piccoli, veloci, chiari, leggeri, efficienti, potenti, autonomi.

La discussione su quanto questo costi in termini di energia e consumo di risorse sembra essere solo sullo sfondo del luccicante Barnum elettronico messo in piedi nella capitale mondiale dei giochi di azzardo. Una pennellata di verde necessaria per contenere i consumi energetici di una dematerializzazione che produce materialissime merci ad obsolescenza programmata sempre più corta.

Ci prova invece il data center francese Ikoula che con il lancio di monsiteestvert.fr ha confermato il suo impegno in favore dell’ambiente ed aperto la strada ad una conversione “verde” dei server e dei centri dati, strutture particolarmente energivore, con un fattore energetico calcolato a 3,2 kWh al giorno per server.

Ikula sta per installare pannelli fotovoltaici nel suo centro di Reims e probabilmente un accumulatore a combustibile nel suo centro server, ma intanto ha già coperto oltre il 20% dei suoi consumi di elettricità con energia pulita, acquistando “certificats Equilibre” rilasciati dall’Edf, l’Agenzia energetica francese.

In Francia è il primo caso di conversione di un data center si converte al “Green hosting”, ma la crescita appare inevitabile, anche come risposta al mercato.

«Quest’anno, più di 40 milioni di nuovi siti personali o di affari si aggiungeranno ad internet. Se solo un milione di questi siti web potranno optare per server “verdi”, questo equivarrà a piantare 240 mila alberi» spiega Mike Corrales, fondatore di Greenest Host, un nuovo protagonista del web Usa lanciato la scorsa estate da Affordable internet services online (Aiso), una presenza storica del web socialmente responsabile, e proprietario di un data center alimentato esclusivamente ad energia solare che sorge a 200 chilometri ad est di Est de Los Angeles.

Un edificio di poco meno di 200 metri quadrati completamente circondato da 120 pannelli fotovoltaici che forniscono 60 kWh al giorno. Una serie di batterie provvede allo stoccaggio dell’energia prodotta durante il giorno ed alimenta l’infrastruttura durante la notte. Solo il generatore di emergenza è a gas propano. Habitat passivo, isolamento interno a cellulosa e informatica a basso consumo ed altre innovazioni completano il quadro dell’unico data center certificato dall’Us Green building council. Il costo dell’investimento è stato di 100 mila dollari, ma la fattura elettrica, che era di 3.000 dollari al mese, è crollata a zero.

Ma non è finita, l’Aiso sta lavorando per ridurre ancora del 50% i bisogni di climatizzazione e per completare le installazione delle lampade a basso consumo già presenti.

Alcuni studi dimostrano che in media la potenza di calcolo dei server è utilizzata solo al 10/20% delle loro capacità, «Aumentado il carico al 70 o all’80% - spiega Arnaud Tayac, direttore associato di Ikoula – la virtualizzazione permette di consolidare queste risorse, facendo girare più server virtuali su un solo server fisico. Questo si porta dietro un minor consumo energetico».

«Ciascuno dei nostri vecchi server consumava 400 Watts – spiega Aiso – Quelli nuovi ne consumano 625, ma uno solo di questi ci permette di rimpiazzare 30 vecchi modelli».

Dal 2002, l’Aiso è diventata il partner essenziale di grandi data center come Greenest Host e la britannica Green ISP, che ha in progetto di aprire in Portogallo il primo data center europeo “100% energie rinnovabili”. La conversione verde dei centri dati risponde a diverse necessità. «Il consumo di energia – spiega Arnaud Tayac di Ikula – è per noi, nei nostri conti di utilizzazione o nei nostri piani di investimento, una problematica quotidiana. Voler consumare di meno è un modo di garantirsi il futuro. I data centers attuali, costruiti 5 o 10 anni fa, sono giunti alla saturazione. Semplicemente perchè non abbiamo più la quantità di energia necessaria per rifornire le macchine e i climatizzatori».

Per Ikula la scelta dell’energia “verde” «non ha nessun rapporto da un punto di vista economico, il kWh è anche leggermente più caro, né da un punto di vista della potenza. I soli guadagni sono umani, interni, per la soddisfazione di mettere in opera dei valori condivisi dall´equipe. E di ordine di marketing, in termini di immagine e di notorietà. Oggi il consumatore non è pronto a pagare un sovracosto per avere ecotecnologia. Invece, ad offerta equivalente, preferirà una soluzione verde».

Torna all'archivio