[04/01/2008] Aria

Autunni più caldi e le foreste assorbono meno CO2

LIVORNO. Secondo uno studio parzialmente finanziato dall´Ue e condotto nell´ambito del progetto globale per il carbonio (Global Carbon Project), pubblicato nell´ultimo numero di Nature, le temperature autunnali più miti stanno causando una diminuzione delle capacità dei pozzi di assorbimento del carbonio nelle foreste del nord del pianeta. Il rilascio autunnale di carbonio nell´atmosfera compenserebbe quasi totalmente il carbonio in eccesso assorbito dalle foreste, grazie alle temperature primaverili più miti.

L´equilibrio del carbonio degli ecosistemi terrestri è molto sensibile ai cambiamenti di temperatura in primavera ed autunno e negli ultimi 20 anni le temperature autunnali alle latitudini più a nord sono aumentate di 0,8 gradi, mentre quelle primaverili sono salite di 1,1 gradi.
In primavera l’aumento delle temperature produce un maggior assorbimento di carbonio all´inizio della stagione di crescita.

Lo studio pubblicato da “Nature”, che si é avvalso di dati satellitari e modellazione computerizzata, per studiare gli effetti degli autunni più caldi sull´assorbimento del carbonio ha scoperto che sia la fotosintesi (che rimuove il biossido di carbonio dall´atmosfera), sia la respirazione (che lo emette) aumentano negli autunni più caldi. La perdita autunnale sarebbe di circa il 90% del maggiore assorbimento del carbonio in primavera. La respirazione con le temperature più calde, aumenta maggiormente rispetto alla fotosintesi, generando perdita una netta di carbonio dalle foreste in autunno, per le limitazioni delle radiazioni e della temperatura sulla fotosintesi nel periodo autunnale e per la siccità del suolo causata da estati più calde.

«Se il riscaldamento in autunno si verifica più rapidamente che in primavera, in futuro la capacità degli ecosistemi settentrionali di sequestrare il carbonio diminuirà - ha detto Shilong Piao del Laboratorio delle scienze climatiche e ambientali di Parigi e principale autore dello studio - Il declino potenzialmente rapido delle future capacità degli ecosistemi terrestri settentrionali di rimuovere il biossido di carbonio dell´atmosfera renderebbe la stabilizzazione delle concentrazioni atmosferiche di CO2 molto più difficile di quanto attualmente previsto».

Una risposta asimmetrica degli ecosistemi forestali settentrionali che secondo gli scienziati complica notevolmente la previsione delle future capacità dei pozzi forestali di assorbimento del carbonio: «Acquisire una maggiore comprensione delle risposte degli ecosistemi terrestri alle tendenze climatiche agli estremi della stagione di crescita, compresi i potenziali processi di acclimatazione, è diventata chiaramente una questione prioritaria» si legge nello studio. I pozzi naturali assorbono poco più della metà del biossido di carbonio rilasciato nell´atmosfera e quelli terrestri hanno una capacità di rimozione poco più alta di quelli degli oceani e secondo il Global Carbon Project un loro declino di efficienza «sta contribuendo all´aumento dei livelli globali di gas ad effetto serra nell´atmosfera».

Torna all'archivio