[02/01/2008] Parchi

Per i parchi i colpi di mano non pagano

LIVORNO. Ritenere di poter istituire con un colpo di mano alcuni parchi nazionali in Sicilia è stato un imperdonabile errore e una manifestazione di miopia politico-istituzionale di cui non si sentiva davvero bisogno.
Per il parco degli Iblei la regione Sicilia sta valutando infatti l’opportunità di ricorrere alla Corte contro il provvedimento votato nottetempo dal parlamento senza alcuna consultazione e verifica con le istituzioni interessate. Brutta semina e pessimo raccolto.
Il tutto è servito solo a ringalluzzire quelli che i parchi non li vogliono e li considerano vere e proprie ingessature per il territorio ‘imposte’ da Roma.

Evidentemente la lezione del Gennargentu che ‘giace’ tra i parchi nazionali dispersi da tempo immemorabile non ha insegnato nulla.
E per i recidivi come si sa le lezioni servono a poco. La terza conferenza nazionale dei parchi di cui si sta parlando per i primi del 2009 non parte quindi tra i migliori auspici e tanto meno all’insegna della chiarezza politico-istituzionale.

Non era il caso e non è ancora il caso prima di lasciar la parola ai giudici e alle pronunce che spesso avvelenano a lungo i pozzi di mettere insieme una conferenza regionale in Sicilia per fare un bilancio complessivo della situazione di quella regione che per i parchi e le aree protette non ha aspettato peraltro quest’ultima poco felice sortita. Sarebbe una buona occasione per il ministero di assumersi le sue responsabilità nazionali nei confronti dell’isola e i siciliani dovrebbero spiegare –ad esempio- perché i loro parchi regionali sono gestiti troppo spesso e troppo a lungo da suoi commissari anziché da presidenti regolarmente nominati.

In questi giorni si è salutato l’intervento a tutela dell’isola del Postino del ministro dell’ambiente che raccogliendo il preoccupato appello di tanti intellettuali ha deciso di istituirvi un parco marino onde bloccare una cementificazione selvaggia. L’emergenza richiede anche queste risposte. Ma è lecito chiedersi se le tante aree marine in attesa da anni –e l’elenco è lungo- non meritano altrettanta sollecitudine. E se la meritano non possono certo essere affidate cervelloticamente come ancora si pensa di fare alle commissioni di riserva di una legge dell’82 ricordata solo per bypassare fraudolentemente la legge quadro 394 del 91.

Insomma meno colpi di mano e sortite boomerang che fanno solo danni e più politica nazionale da concordare con tutti i livelli istituzionali. Non è chiedere troppo ad un governo che sta cancellando alcune delle pagine più nere della passata gestione ma che ha bisogno di darsi ancora una mossa.


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