[02/01/2008] Comunicati

Diminuiscono le megacatastrofi, aumentano quelle piccole e le assicurazioni risarciscono i ricchi

LIVORNO. Il 2007 é stato un anno fortunatamente senza “megacatastrofi” ma secondo il rapporto annuale di Munich Re, la seconda più grande compagnia di assicurazioni del mondo, sono aumentate la catastrofi naturali su “piccola scala” che hanno provocato perdite maggiori per le assicurazioni rispetto al 2006.
Secondo il rapporto le perdite totali legate alle catastrofi naturali sono aumentate del 50% raggiungendo i 75 miliardi di dollari, mentre il cambiamento climatico ha generato ulteriori fenomeni meteorologici estremi.

Le assicurazioni qualificano come catastrofi naturali fenomeni nei quali rimangono ferite più di 10 persone o i danni superano milioni di dollari, nel 2007 sono stati 950, raggiungendo i 30 miliardi di dollari, le cifre più elevate da quando nel 1974 Munich Re ha iniziato a fare statistiche di questo tipo.

«Le cifre confermano le nostre attese – ha detto Torsten Jeworrek di Munich Re – La tendenza all’aumento delle catastrofi naturali di piccola scala dimostra che il cambiamento climatico ha già delle conseguenze e che si avranno ancora più fenomeni di questo genere in futuro. Non dobbiamo farci fuorviare da quel che riguarda l’assenza di megacatastrofi nel 2007».

Naturalmente dai danni pagati dalle compagnie assicurative sono praticamente escluse aree poverissime come quelle dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina devastate da inondazioni o siccità. La peggiore catastrofe naturale dal punto di vista delle perdite umane è stato il ciclone Sidr, che a novembre è costato la vita ad almeno 3.300 persone in Bangladesh e in India, ma nulla in termini economici alle assicurazioni.

La catastrofe naturale più dannosa economicamente (12,5 miliardi di dollari) è infatti il terremoto che a luglio ha colpito la prefettura giapponese di Niigata e danneggiato la più grande centrale nucleare del mondo e per la quale le assicurazioni hanno dovuto sborsare 300 milioni di dollari.

Ma la catastrofe naturale che é costata di più in assoluto alle compagnie di assicurazione é stata la tempesta invernale Kyrill, che nel gennaio 2007 ha colpito le coste del nord Europa, uccidendo 49 persone e provocando 10 miliardi di dollari, 5,8 miliardi dei quali sono stati coperti dalle assicurazioni.

E l’idea di concentrarsi di più sulle catastrofi naturali è fatta propria anche da Bjorn Loborg, il professore danese divenuto celebre fuori dai confini di Copenaghen dopo la pubblicazione del suo libro, nel 2001, “L’ambientalista scettico” in cui metteva in discussione le tesi degli ambientalisti a partire dai mutamenti climatici.

Rivista in parte la sua tesi sul clima, Loborg avverte nel suo nuovo libro “Solutions for the world problems”, che occuparsi dei disastri naturali (che adesso ammette essere connessi ai cambiamenti climatici) che avvengono quotidianamente sulle varie sponde del pianeta, sarebbe assai più producente da un punto di vista economico che non intervenire in maniera accanita sul taglio delle emissioni.

Come dire: intervenire sulle politiche di mitigazione del danno è ormai più utile che non su quelle della prevenzione. Un bel cambiamento di linea per chi sosteneva che il surriscaldamento del pianeta era una invenzione di ambientalisti catastrofisti, anche se non muta l’impostazione di fondo di Lomborg che il problema vero sia quello di aiutare i paesi più poveri a diventare più ricchi e il più fretta possibile. Niente da dire, se non magari nel modo in cui questo processo debba avvenire. Anche perchè se il modello è quello che ha prodotto lo stato attuale del pianeta, il vantaggio sarebbe a quel punto solo quello delle assicurazioni, obiettivo che definirlo riduttivo è usare un eufemismo.

Torna all'archivio