[02/01/2008] Comunicati

2008: il terzo anno di greenreport

LIVORNO. Oggi inizia il terzo anno di greenreport. Per un quotidiano di nicchia non è cosa da poco. Soprattutto quando la nicchia riguarda le tematiche ambientali e la sostenibilità della nostra economia. Ma forse questo era il ragionamento che avremmo potuto fare appunto 3 anni fa, quando perfino a qualcuno di noi questo progetto sembrava una scommessa, piuttosto rischiosa. E invece anche greenreport, con il suo lavoro (e con il suo studio), con i suoi numeri, con i suoi visitatori e i suoi contratti commerciali, sta dimostrando che questa nicchia in cui sono stati relegati per decenni l’ambiente, gli ambientalisti e la sostenibilità dell´economia, sta cominciando a rompere il guscio.

Già il rapporto Stern, seppur con finalità che si sono rilevate quantomeno discutibili, aveva dimostrato (alla massa dell’opinione pubblica) che economia ed ecologia non possono fare a meno l’una dell’altra: e che ecologia non significa più (soltanto) salvaguardia e tutela. Ma significa sviluppo. Ovviamente sostenibile. Uno sviluppo sostenibile in realtà teorizzato almeno diversi decenni fa, ma di cui solo oggi cominciamo a vedere le prime applicazioni pratiche. E non è un caso se queste prime applicazioni si fanno strada anche con iniziative aziendali, industriali, di grandi multinazionali che, in alcuni casi hanno dimostrato persino di aver capito prima di molti governi l’interdipendenza stretta che c’è tra economia ed ambiente.

La sostenibilità (ambientale e sociale) dello sviluppo, per essere raggiunta deve necessariamente fondarsi su una riconversione ecologica della attuale economia. E per attuare davvero questo cambiamento (vedi gli orientamenti maturati anche dal Wto, riportati oggi da Il sole 24 ore), serve una governance mondiale in grado di indirizzarlo, perché i singoli Stati possono fare molto (e qualcosa stanno facendo) per orientare il mercato, ma senza una governance mondiale il processo non potrà incidere nei tempi e nei modi necessari.

In questo scenario (globale e locale) greenreport è cresciuto, si è radicato e ha dato, crediamo, il suo modesto contributo a diffondere un’informazione ambientale competente. A partire da un punto di vista, discutibile ovviamente, ma limpido e dichiarato su ogni argomento.

Di cose da leggere in questo 2007 ce ne sono state parecchie: a livello globale la conferenza di Bali ha posto le basi per la costruzione del nuovo protocollo di Kyoto (bicchiere mezzo pieno), ma lo ha fatto al termine di un lungo tira e molla che non è riuscito a strappare alcun vincolo, ma solo vaghi impegni, agli Stati Uniti e agli altri paesi che non avevano ratificato il primo. Tutto questo mentre la crescita mondiale continua trainata dalle tigri asiatiche, con la Cina che non riesce neppure a frenare al di sotto della doppia cifra ( ma in termini assoluti il Pil cinese è di gran lunga inferiore a quello italiano, per esempio).

Una “italietta” intanto che pur vivendo due anni con un governo perennemente in bilico sul baratro sembra fare più di quel che dice: l’approvazione della contabilità ambientale che permetterà tra qualche anno di affiancare al pil un indice che tenga conto anche delle risorse naturali e del benessere umano ha una portata rivoluzionaria, e pone il nostro Paese all’avanguardia nel mondo. Ma nessuno se n´è accorto: ed è l´ennesimo brutto segno!

Il finanziamento per complessivi 911 miliardi di euro di misure dedicate all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili è altrettanto straordinario, pur se gli interventi sono spezzettati qua e là nei mille rivoli della finanziaria e nonostante quindi la portata di questo impegno sia nascosta all’opinione pubblica, alla quale si continua a dare in pasto come ricetta per il futuro non lo sviluppo sostenibile, ma la necessità della crescita del pil e dei consumi. A prescindere. Anche di fronte alle valanghe di rifiuti prodotti in queste feste.

Ma siccome tra il dire e il fare c’è fortunatamente di mezzo un abisso, (soprattutto se confrontato con la precedente legislatura), ci sentiamo di sottolineare la consapevolezza oramai acquisita sulla questione energetica. Che ci fa ben sperare (continuiamo a tenere davanti il bicchiere mezzo pieno) che il 2008 sia l’anno in cui anche la consapevolezza della necessità di intervenire per ridurre i flussi di materia (finora ignorata pressoché a tutti i livelli, e non solo in Italia) cominci a prendere piede.

Intanto segnaliamo che il 2007 ci ha regalato in extremis anche un nuovo codice dell’ambiente (nelle parti Via, Vas e rifiuti), che tra mille ostacoli alla fine è riuscito a correggere il 152 che il precedente ministro Altero Matteoli aveva fatto approvare due anni fa negli ultimi giorni di legislatura. Non sarà perfetto certo, e non mancheremo di sottolinearne difetti e mancanze da correggere, ma intanto si è fatto. Non era scontato e non è cosa da poco.

La Toscana. Nel 2008 dovrà tradurre in pratica le leggi e i piani che sono stati approvati in questo 2007 ( la 61 sui rifiuti, il Praa e il Pit prima di tutto), ma dovrà anche accelerare e concludere gli iter avviati sul fronte della partecipazione, dell’energia con la bozza del Pier e di quello dei servizi pubblici locali. Vecchia storia, anche nella nostra regione, quella del rapporto fra il dire e il fare ma non c´è dubbio che, in tema di sostenibilità, non si fa bene se non si legifera bene. Poi, va da se, che il messaggio che il capo dello stato ha rivolto agli italiani il 31 dicembre, riguarda anche la nostra regione: «proporre ( ascoltando, ndr), decidere (con il massimo del consenso, ndr), operare (senza illudersi di non scontare il dissenso, ndr)»! Il che significa emanciparsi dalla tenaglia "Cesarismo-populismo" che non è prerogativa, purtroppo, di un solo schieramento politico.

Infine greenreport: in due anni sono stati pubblicati 11260 file fra articoli, interviste, inchieste e documenti; sono state lette 3 milioni e 300mila pagine (quasi 2 milioni nel solo ultimo anno), con una media nei giorni feriali che nel mese di dicembre ha raggiunto le 11mila pagine. Poi ci sono gli iscritti alla newsletter quotidiana, che sono migliaia e che continuano ad aumentare giorno per giorno. E poi c’è la redazione, che ha visto allargare il numero dei propri redattori e collaboratori, raccogliendo i contributi periodici di esperti e di firme autorevoli (proprio oggi viene inaugurato un nuovo appuntamento settimanale, con la rubrica curata da Marinella Correggia “Vivere con cura”). E di pari passo sono cresciuti i contratti degli inserzionisti e i nostri partner, grazie al loro numero che continua a crescere garantiscono la nostra indipendenza e il rispetto di un altro dovere che greenreport non ha mai nascosto: non siamo e non vogliamo essere l’ufficio stampa di nessuna azienda, associazione, istituzione o comitato. Greenreport non è il “megafono” di nessuno e perciò si sforza di dare voce a tutti. Senza gerarchie privilegiate e senza nascondere però, che “ogni punto di vista è una…vista da un punto”. E noi abbiamo un punto di vista dichiarato ( vedi le "faq"): guardiamo la realtà attraverso il prisma di una economia sostenibile ambientalmente e socialmente che, per essere praticata, necessita di proposte e di soluzioni. Di si e di no, insomma. Un ambientalismo maturo, noi crediamo, non ha bisogno nè di "ambientalismi del no" a prescindere nè, parimenti, di quelli del "si" a prescindere. I "no" e i "si" debbono stare in rapporto alla sostenibilità e questa, in ogni situazione, deve essere "misurata" con strumenti ( esistenti) che, in quanto a precisione, siano almeno paragonabili alla contabilità economica.
Greenreport ha un solo obiettivo: fornire informazione ambientale approfondita, competente e di qualità che sia utile a chiunque può incidere sulle scelte economiche e di governo del territorio.

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