[28/12/2007] Urbanistica

Rischio idrogeologico, il secondo Piano nazionale è più verde

ROMA. Il ministro dell’ambiente ha firmato il decreto che contiene il secondo Piano strategico nazionale di mitigazione del rischio idrogeologico e che prevede, finanziamenti per oltre 241 milioni di euro, con l’apertura di 319 cantieri in tutta Italia che riguardano la sistemazione di aree franose, alluvionali e valanghive, ma anche opere preventive di manutenzione del territorio, la ricostituzione dell´equilibrio costiero, la ricostituzione dell´equilibrio idrogeologico in aree percorse dal fuoco.

Un piano che si tinge di verde e che privilegia interventi e tecniche di ingegneria naturalistica.

Il Piano prevede anche intese regionali con Toscana, Lazio, Marche e Molise che prevedono altre azioni di riduzione del rischio e di difesa del territorio.

«L´Italia - ha dichiarato il ministro dell’ambiente - ha un territorio con un alto livello di criticità in termini di rischio idrogeologico. Investire fortemente in opere per ridurre il rischio sul nostro territorio è, allo tesso tempo, un dovere e un´opportunità. Un dovere perchè troppo spesso ci troviamo a piangere i morti o calcolare gli ingenti danni per frane, alluvioni o valanghe, senza che per anni si sia fatto nulla. E´ però anche un´opportunità in quanto questi investimenti consentono di aprire cantieri e creare occupazione. Certamente la difesa del nostro territorio da frane e alluvioni, così come la difesa delle coste o la riqualificazione di alcune aree, rappresenta l´opera pubblica più importante. La scelta degli interventi é avvenuta di concerto con le regioni per evitare assurdi sperperi di denaro pubblico».

«L´elenco degli interventi finanziati – spiega una nota del ministero dell’ambiente - rispondono a precisi criteri concordati dal ministero con le regioni: rispondenza alle classificazioni di rischio molto elevato delle Autorità di bacino; interventi di completamento e cofinanziamento; grado di integrazione tra misure di uso del suolo e interventi strutturali; utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale, quali ad esempio, quelle dell´ingegneria naturalistica; dotazione di progetto definitivo, elaborato a seguito di una identificazione progettuale concordata tra i soggetti pianificatori; salvaguardia delle aree non antropizzate; elevato rapporto tra i costi di intervento e l´efficacia attesa di riduzione del rischio; maggior grado di funzionalità del lotto, all´interno di progetti complessi; coordinamento con gli interventi finanziati da altre fonti; inserimento in uno schema di Allerta rapida; verifica delle capacità di spesa e dell´efficacia dimostrata dall´ente attuatore».

Il ministero dell´Ambiente ha istituito anche l´Osservatorio nazionale per la difesa del suolo e la tutela delle acque (Ondis) che si avvarrà dell´Agenzia per la protezione dell´Ambiente (Apat) ed avrà il compito di verificare la capacità di spesa degli enti sui finanziamenti attraverso il monitoraggio economico e tecnico degli interventi e delle opere, e quindi il contributo fornito per la messa in sicurezza del territorio e la protezione dei cittadini e delle infrastrutture.

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