[28/12/2007] Parchi

Quale bilancio per i parchi toscani?

PISA. Oggi che tutti i parchi toscani nazionali e regionali sono a regime salvo alcuni rinnovi imminenti che riguarderanno due dei tre parchi regionali ma che come già in passato non dovrebbero presentare problemi di continuità, possiamo sia pure molto sinteticamente e sommariamente fare qualche considerazione sul loro operato in vista anche dei nuovi impegni.

Si potrebbe partire dalla loro presenza nel dibattito importante di questi mesi che pur riguardando temi e aspetti cruciali per le aree protette;paesaggio, consumo del territorio, cementificazione, non si può dire che li abbia visti come protagonisti di punta. Non lo sono stati nella attenzione né delle istituzioni né dei tanti comitati che si sono fronteggiati all’insegna della polemica più aspra.

E si è avuta l’impressione che l’essere rimasti in ombra non sia dispiaciuto più di tanto avendo ognuno da pensare ai problemi suoi. I parchi nazionali a rimettere insieme i cocci dei prolungati commissariamenti, quelli regionali a fare il loro lavoro senza troppe ‘distrazioni’. Ma questa marginalizzazione non ha giovato e non giova oggi né alle istituzioni regionali e locali che debbono dare risposte efficaci alle difficoltà del governo del territorio né ai parchi regionali e alle altre aree protette il cui ruolo non è circoscritto ai propri confini.

Per riconnettere validamente la filiera istituzionale perché non vi siano strappi e buchi o separazioni incongrue- tanto per fare un esempio- tra paesaggio e ambiente, i parchi sono indispensabili proprio perché operano a quei livelli di ‘giustezza’ e specialità istituzionale di cui parla la legge che ne fanno regionalmente come nazionalmente dei protagonisti non di seconda fila di un serio governo del territorio.

Se si fosse avviata per tempo la discussione sulla nuova legge regionale questo lo si sarebbe potuto vedere e verificare meglio ecco perché ora non bisogna perdere altro tempo e partire. Il 2008 per i parchi toscani non deve rappresentare, infatti, solo il ritorno pieno alla normalità ma anche l’avvio di una politica di sistema effettivamente regionale ossia in grado di raccordare e far pesare tutte le sue aree protette; nazionali, regionali e locali nella politica nazionale in vista anche della terza conferenza nazionale prevista per gli inizi del 2009.

Non vi è insomma solo una esigenza –diciamo così- interna al sistema delle aree protette per rilanciare il ruolo dei parchi che pure è importante per evitare una loro marginalizzazione. Ve n’è anche una più generale e se vogliamo anche più seria e riguarda proprio la possibilità di rendere efficaci concretamente quelle linee di programmazione regionale definite dal Pit e dal Praa.

Le polemiche di questi mesi hanno sicuramente un merito, quello di avere richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica e non solo su temi delicati e di grande momento.
Ma se hanno messo in guardia da pericoli incombenti ancorchè in più d’un caso deliberatamente drammatizzati non sono riusciti in ugual misura a fare emergere con la chiarezza necessaria i percorsi oggi da seguire se non vogliamo limitarci a gridare al lupo al lupo.

Penso -tanto per fare un esempio non casuale- alle questioni riguardanti la costa e il mare con il suo carico di problemi. Davvero si pensa che ognuno possa nel suo orto pensare alla Meloria o a altri tratti marini senza dare al tutto una dimensione regionale e nazionale. Specie ora che il parlamento ha stanziato dei soldi per le piccole isole non è il caso di fare qualche riflessione meno ‘locale’ anche nel rapporto con il ministero e rilanciare davvero il parco dell’Arcipelago un po’ troppo avviluppato in trattative ‘micro’.

Ecco dove torna la questione anche dei parchi ossia delle politiche da fare in quelle aree ad alta criticità ambientale che quasi sempre interessano direttamente e principalmente proprio le aree protette. E nel momento in cui la regione Toscana sperimenta con successo forme e strumenti di garanzia nella gestione anche sul piano normativo è senz’altro il caso di riconsiderare a tutti gli effetti il ruolo dei parchi e delle aree protette non escluse quelle a cui in più d’un caso si è fatto ricorso con poca convinzione e lungimiranza.
E se i parchi faranno di più e meglio la loro parte anche per dare a tutti la sveglia a tutti non sarà impegno sprecato.

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