[27/12/2007] Aria

Il radon non eccita, ma è la seconda causa di tumore al polmone

LIVORNO. La campagna di misurazione del radon programmata dalla Regione Toscana sta entrando nel vivo. Dopo le prime misurazioni di quest’estate in alcune abitazioni-pilota, in questi giorni stanno arrivando le lettere della Regione alle famiglie estratte casualmente dagli elenchi telefonici per ospitare l’apparecchio che consente di misurare in luoghi chiusi la presenza di radon, un gas inodore e incolore classificato come sicuramente cancerogeno, ma del quale si parla troppo poco (e dunque ci si preoccupa meno).

In queste settimane sono interessate dalla campagna le province di Siena, Grosseto e Livorno, poi da metà gennaio quelle di Lucca, Pisa e Massa Carrara per complessive 1800 famiglie (per info numero verde Arpat 800.800.400) Altrettante misurazioni saranno invece effettuate nei luoghi di lavoro: fabbriche, negozi e uffici.

Silvia Bucci è la responsabile del dipartimento radioattività dell’Arpat che sta curando la campagna finanziata dalla Regione con 540mila euro, che prevede la raccolta dei dati nel corso del 2008 e la loro elaborazione nel 2009.

Prima di tutto chiediamo alla dottoressa Bucci di spiegarci cos’è il radon e perché è importante misurarlo.
«Il radon è un gas radioattivo di origine naturale. Dal punto di vista chimico è un gas nobile, inodore e incolore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio che a sua volta è generato dall’uranio. Gli studi scientifici hanno dimostrato che il radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il tabacco. Per questo la legge richiede che le regioni conoscano la distribuzione del radon nel proprio territorio, per identificare le aree dove fattore di rischio è maggiormente presente».

Dove è più facile trovare il radon?
«Ci sono diversi parametri ed è bene specificare che si tratta di medie, mentre poi nel particolare le cose cambiano molto e per questo è importante il monitoraggio: in ogni caso mentre all’aperto il radon si disperde in atmosfera, è pericoloso negli ambienti chiusi. Il radon proviene in gran parte dal sottosuolo e quindi sono più colpiti sotterranei ed ambienti ai piani bassi mentre più si sale e meno presenza abbiamo. Dal punto di vista dell’impatto sanitario il radon è più rischioso nelle abitazioni rispetto ai luoghi di lavoro. Questo perché di solito in casa si sta più tempo che a lavoro, perché il radon ha una maggiore dispersione nelle ore notturne, perché le case hanno meno ricambi d’aria e infine perché nei luoghi di lavoro è vietato fumare».

Cosa c’entra il fumo?
«Studi recenti dimostrano che il rischio degli effetti derivati dal radon aumenta di 25 volte tra i fumatori a causa della sinergia tra radon e fumo. I due fattori infatti inducono entrambi tumori al polmone e non si sommano semplicemente, ma hanno un effetto sinergico».

Come funziona la misurazione del radon?
«Come detto il campione delle 1800 famiglie e dei 1800 luoghi di lavoro toscani è stato estratto casualmente. Prima viene inviata una lettera ufficiale da parte della regione, poi gli incaricati dell’Arpat si recano a posizione l’apparecchio, in realtà un semplice disco di plastica nero, detto dosimetro, capace di rilevare le radiazioni. Tale disco è innocuo per la salute (al contrario delle eventuali radiazioni presenti nell’appartamento ndr). Una volta posizionato deve rimanere in quella posizione senza mai essere spostato per 6 mesi. Successivamente sarà posizionato un secondo disco per altri 6 mesi perché la presenza del radon può cambiare anche in base alla stagione».

Questa campagna come viene vista dai cittadini e dalle imprese?
«Purtroppo non molto bene, e i nostri incaricati hanno grosse difficoltà ad avere l’ok soprattutto da parte della famiglie. Un po’ a causa di questa amplificazione dei problemi legati alla sicurezza, per cui molte persone non si fidano a far entrare i nostri incaricati seppur preceduti da lettere e telefonate. In secondo luogo perché la percezione del rischio è molto limitata e questo nonostante il radon sia riconosciuto come cancerogeno, mentre invece una dimostrazione ufficiale della pericolosità delle onde elettromagnetiche per esempio non c’è, eppure fanno molto più paura. Sicuramente dipende molto anche dall’informazione che si dà ai cittadini, per cui la Regione ha deciso che avvierà una campagna informativa fin dai prossimi mesi».

Ammettiamo che al termine del monitoraggio una famiglia scopra di avere una presenza di radon superiore ai limiti, che cosa succede?
«Dal nostro punto di vista utilizziamo i dati in forma anonima e sempre aggregata, in modo da disegnare quella mappa che viene richiesta anche dalla legge e che servirà a indirizzare le future risorse destinate al risanamento degli edifici colpiti. Questo è l’auspicio di tutti, ma ancora nero su bianco non c’è nulla. Vanno considerate però altre due cose. La prima è che gli interventi per abbattere la dispersione di radon negli edifici esistenti sono poco costosi, e praticamente nulli per quelli nuovi. Il singolo risultato viene poi inviato alla famiglia interessata alla misurazione, ma il dato negativo è che purtroppo se si fa una statistica a livello europeo, laddove le misurazione si sono già concluse, vediamo che solo il 10% delle famiglie sottoposte a presenza a dispersione di radon ha approntatati alla propria abitazione le contromisure necessarie.
La speranza in ogni caso è che così come il sistema degli incentivi sembra funzionare per il risparmio energetico, funzioni anche per il radon, se e quando ovviamente sarà attivato».


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