[27/12/2007] Urbanistica

Villaggio Paese all´Isola d´Elba, salta l’asta demaniale

RIO MARINA. L’Agenzia del Demanio aveva fissato al 19 dicembre l’asta per assegnare un pezzo di miniere di ferro dell’Elba, l’area di Vigneria, nel comune di Rio Marina, dove realizzare quello che era stato ribattezzato come “Villaggio Paese” un complesso da 47.500 metri cubi a picco sul mare per circa mille nuovi posti letto in strutture ricettive e case vacanza. Ma l’asta, che sembrava appetitosa, è andata deserta e il 19 negli uffici del Demanio non era giunta nei termini consentiti nessuna richiesta di partecipazione alla gara che partiva da una base d’asta di 11 milioni di euro.

Forse gli investitori sono stati scoraggiati dalle polemiche che hanno accompagnato la lunga storia del progetto iniziata negli anni 90, dopo la chiusura delle miniere elbane, un confronto acceso nonostante un appoggio bi-partisan di centro-destra (attualmente al governo a Rio Marina) e centro-sinistra che partorì l’idea del “Villaggio Paese”.

Legambiente, che aveva subito ribattezzato ecomostro il progetto, parlando di cemento di Stato, ora dice che «Il fallimento dell’asta per mancata partecipazione dimostra che l’affare del “Villaggio Paese” non è così invitante come pensavano in molti all’Elba. Non lo è perché ripropone un modello di turismo chiuso, autosufficiente e staccato da un Paese di circa 1500 abitanti, Rio Marina, dove proprio in questi giorni ha cessato l’attività anche l’ultimo albergo. Un progetto tanto invadente e inutilmente faraonico quanto costoso, sia per l’edificazione, che dovrà essere sottoposta ancora a molte variabili e valutazioni ambientali che il progetto di massima non comprende davvero, e perchè sarà necessaria anche un’altrettanto costosa opera di bonifica di un’area mineraria che la regione toscana include tra quelle più a rischio. La notizia è buona ma il pericolo non è passato e forse sarebbe bene che le istituzioni facessero il punto e ripensassero il progetto di un ecomostro a picco sul mare e con un impatto paesaggistico, sociale ed ambientale molto più alto di quello di tanti interventi urbanistici che fanno molto discutere in Toscana. Il fallimento dell’asta dovrebbe essere l’occasione per avviare il ripensamento di una scelta sbagliata, che ripropone un turismo speculativo, di pura rendita, ed un’urbanistica datati e fallimentari, che per gli ingenti capitali che richiedono possono solo attirare chi ha enormi quantità di denaro disponibile e spesso di dubbia provenienza. Il pericolo è ora quello di una trattativa privata che determinerebbe una vera e propria svendita che trasformerebbe il danno di un’operazione sbagliata in una beffa, in un regalo dello Stato agli speculatori che nemmeno la cartolarizzazione tremontiana avrebbe avuto il coraggio di realizzare».

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