[21/12/2007] Urbanistica

Livorno e ospedale, niente di nuovo per il governo del territorio

LIVORNO. Passano gli anni ma si assiste ad uno stallo culturale che possiamo definire problematico se non drammatico. Prima il segretario del PD, seguito da altri esponenti politici di primo piano della maggioranza, tira fuori l’idea di costruire un nuovo ospedale di là dalla variante. Dopo i costruttori reagiscono alle critiche all’economia del mattone “siamo imprenditori, non speculatori” titola il Tirreno e se la prendono anche con il nuovo vescovo che “si è adagiato su i più abusati luoghi comuni”; di più lamentano che l’edilizia è ferma dal Luogo Pio alle Terme della Salute, tanto per esemplificare, ma sempre senza ricercarne motivi e responsabilità.

Ovviamente non si può e non si deve fare di ogni erba un fascio, il vescovo risponderà, ma è innegabile che l’edilizia non risolve uno che sia uno dei problemi sociali impellenti di questa città: case per i meno abbienti, riqualificazione di quartieri che rischiano di trasformarsi in nuovi ghetti con in più il problema della presenza di popolazione non locale. Tirare fuori l’idea dell’ospedale al di là della variante senza aver riletto l’esperienza del PRG Gregotti-Lamberti, senza aver realizzato uno stato del territorio ed una seria contabilità ambientale, è solo favorire il gioco della rendita immobiliare e della speculazione, i valori dei terreni sono di fatto già saltati, l’aspettativa è insorta si tratta di resistere per lucrarla al momento giusto, qualcosa di là dalla variante si farà.

Comunque sia questa città ha altri bisogni: un piano della mobilità, ristrutturare e sistematizzare gli spazi per l’unico vero motore di sviluppo che abbiamo, cioè il porto che non sta da tempo dentro la cinta doganale, non starà solo li o a Guastocce, ma occupa confusamente con altre attività fette enormi di territorio, diversificare le attività produttive puntando alle nuove tecnologie ai settori innovativi. Un PRG fatto per spostare l’ospedale e/o lo stadio, è solo valorizzazione fondiaria, non contiene uno straccio di logica e politica sociale, d’altra parte lo dimostra anche la vicenda nuovo centro dove non si è riusciti ad ottenere neppure alloggi da porre sul mercato dell’affitto a canoni controllati, come dire mano libera a proprietari e imprese che con questi si accorderanno, i cittadini pagheranno il conto per acquistare le case e poi per gestire una dimensione abnorme di urbanizzazioni a fronte di una densità insediativi ridicola.

L’attività edilizia è invece una attività di servizio, serve a realizzare strutture e spazi per chi deve produrre beni e servizi, possibilmente di qualità e apprezzati su mercati esterni, per realizzare un involucro a servizio delle funzioni della vita. Gia negli anni 94 – 95 ad una conferenza programmatica della Cgil ricordai questa verità, ci fu qualche meraviglia, poi i soliti a dire è vero, ma a fare altro. Dopo 10 – 12 anni siamo invece punto e a capo, che sul mattone si specula non ci vuole un economista di livello per capirlo, basta vedere quante agenzie immobiliari ci sono per capire che è una attività che rende e distribuisce, spesso anche a nero, per capire che si tratta di speculazione considerato il livello dei servizi resi e la qualità tecnologica arretrata del costruito. Se questa città vuole evolversi verso il futuro bisogna che i suoi cittadini si mettano in gioco e non si appiglino al passato.

Bisogna discutere liberamente di questa città e non in termini di strade o edifici, ma di missione che ha e che vuole svolgere, di funzione che ha e vuole svolgere nel contesto regionale, dei bisogni reali dei cittadini a partire dalla casa, da quartieri vivibili, da una mobilità sostenibile, da un ospedale che funziona e salva la vita e che se è un po’ vecchio non importa, da una allocazione delle risorse pubbliche per finalità pubbliche, non già magari per uno stadio che ben può essere un affare privato.

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