[19/12/2007] Parchi

Il global warming moltiplica il rischio di estinzione degli uccelli

LIVORNO. Il rialzo della temperatura del pianeta sta spingendo molti organismi viventi a cercare climi più freschi a quote sempre più elevate e sta mettendo a rischio così la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali. Un fenomeno che, secondo un rapporto pubblicato su Conservation Biology, potrebbe avere gravi conseguenze soprattutto per alcune popolazioni di uccelli. «E’ come una scala mobile dell’estinzione – spiega Cagan Sekercioglu (Nella foto), uno scienziato del dipartimento di scienze biologiche della Stanford university – Più una specie è costretta verso l’alto, più il suo areale si restringe e più la specie si avvicina all’estinzione».

La chiave del problema è il cambiamento vegetazionale. Gli uccelli seguono le modifiche e lo spostamento dell’habitat. Le piante “emigrano” verso l’alto alla ricerca di fresco, e la superficie dell’habitat di un uccello così può diminuire e se nella parte alta della montagna fa ancora troppo caldo, la specie può anche morire, non trovando sostentamento, venendo a mancare la vegetazione o gli insetti di cui si nutre. Possono sorgere problemi anche se c’è poca umidità a quote superiori per poter sostentare la vegetazione, o in caso di modifiche della composizione del terreno incompatibili con la lenta migrazione delle piante verso l’alto.

Secondo lo studio, altri problemi per la sopravvivenza degli uccelli vengono dall’aumento delle malattie che colpiscono gli uccelli e dalla competizione per gli spazi vitali con le specie già presenti alle quote più alte.
I dati sul possibile tasso di estinzione potrebbero essere ancora peggiori, visto che per mancanza di fondi non ci sono sufficienti informazioni sulla risposta ai cambiamenti climatici di molte specie di uccelli dei Paesi tropicali, fortunatamente crescono su internet banche dati amatoriali molto attendibili che vengono usate anche dagli scienziati.

«Per monitore efficacemente con quale tasso di cambiamento procede il riscaldamento, in particolare nelle aree ricche di specie – dice Sekercioglu - abbiamo bisogno di molti più dati sulla velocità di distribuzione e di diffusione degli uccelli verso l’alto, in risposta al cambiamento climatico». L’equipe di ricerca ha effettuato lo studio su 8.400 specie di uccelli terrestri, analizzando 60 diversi scenari che includono la perdita di abita stimata nel 2005 dal Millennium ecosystem assessment (una valutazione degli ecosistemi planetari realizzata da 1360 esperti di tutto il mondo) e le recenti proiezioni climatiche presentate dall’Ipcc a Bali.

Con lo scenario peggiore che prevede un aumento delle temperature di 6,4 gradi sul 30% della superficie del pianeta, potrebbero estinguersi 2.100 specie di uccelli; con lo scenario intermedio, più 2,8 gradi celsius, tra le 400 e le 550 specie di avifauna. «Tra le specie di uccelli terrestri che potrebbero estinguersi – spiega Sekercioglu – il 79% non sono attualmente considerate in pericolo di estinzione, ma molte lo saranno se non saremo in grado di fermare il cambiamento climatico».

Alcuni cambiamenti sono già in corso e visibili: il riscaldamento delle montagne delle Hawai ha fatto risalire verso quote più alte zanzare che trasportano una malattia aviaria per la quale gli uccelli nativi non hanno nessuna difesa immunitaria. In Costa Rica i tucani, che vivono normalmente a più basse quote, stanno colonizzando le foreste di montagna, entrando in concorrenza con gli uccelli autoctoni sia per il cibo che per i siti di nidificazione, ma anche perché predano le uova di altri uccelli.

Lo studio ha anche dimostrato che le specie più in pericolo di estinzione sono quelle degli uccelli stanziali , l’80% dell’avifauna e ad essere più in pericolo sono proprio le specie montanare autoctone molte delle quali oggi non sembrano in pericolo. Secondo i ricercatori un solo grado di aumento della temperatura terrestre provocherebbe l’estinzione di circa 100 specie di uccelli. «Questo sottolinea l’importanza di un provvedimento che riduca l’estensione del riscaldamento – dice Sekercioglu – anche se non siamo in grado di fermarlo del tutto. Anche la riduzione di un grado può fare una grande differenza. Non lottare contro il riscaldamento globale potrebbe essere un vero disastro».

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