[22/03/2006] Acqua

Legambiente Carrara: «Il comune pubblichi sul web l´inquinamento delle sorgenti»

Carrara. «Esiste una valanga di studi che –contrariamente a quanto sostengono il sindaco Giulio conti e la sua giunta – dimostra in maniera incontestabile la responsabilità delle cave nell’inquinamento delle sorgenti». Con queste parole Legambiente Carrara introduce il documento conclusivo emerso in seguito all´incontro dei giorni scorsi sul fenomeno inquinamento in città. «Quello da idrocarburi - continua la nota - a seguito del complesso di misure prese nel 1991, è ormai del tutto sporadico, mentre l´inquinamento da marmettola e terre, abbandonate in migliaia di tonnellate nelle cave e nei ravaneti, è molto frequente, provocando torbidità nelle sorgenti oltre 100 giorni l’anno».

Legambiente ha comunque presentato al Comune delle proposte concrete per difendere le sorgenti di Carrara, a partire da un´informazione più trasparente: «Chiediamo a Gaia di pubblicare sul suo sito web un rapporto giornaliero sulla torbidità di ciascuna sorgente, mentre al sindaco Conti e alla polizia municipale di pubblicare sul sito web del Comune un rapporto giornaliero su traffico pesante, polveri e rumore e un rapporto annuo –compresi gli anni passati– sull’escavazione di ciascuna cava, distinguendo blocchi, scaglie e terre».

Rendere pubblici questi dati consentirebbe ai cittadini, secondo Legambiente, di farsi parte attiva nelle scelte: «per esempio i cittadini potrebbero proporre con cognizione di causa - continuano gli ambientalisti - misure concrete di reale prevenzione per le sorgenti (anziché “mettere una toppa” con filtri), per il traffico pesante, la regolamentazione dell’atti¬vità estrattiva».

Per quanto ruiguarda le cave Legambiente Carrara chiede al sindaco «l’emanazione di un’ordinanza “cave pulite come uno specchio” che imponga di tener costantemente pulite tutte le superfici di cava (da marmettola, terre e ogni rifiuto). Affinché l’efficacia dell’ordinanza non sia vanificata in partenza, è assolutamente essenziale la revoca della concessione in caso di inadempienza».

Altra richiesta da parte del Cigno verde è quella di ciudere frantoi e cave di carbonato. «È inammissibile - dicono - sbriciolare i nostri monti (producendo marmettola che inquina le sorgenti) per ricavarne carbonato: questo deve essere ricavato unicamente dagli scarti dell’estrazione dei blocchi. Perciò si chiede la chiusura dei frantoi a monte e delle cave in cui la produzione di blocchi è inferiore al 20% dell’escavato totale (scarti superiori all’80%)».

Oltre alla rimozione dei ravaneti recenti (degli ultimi 20-30 anni) secondo Legambiente è poi necessaria la «rivegetazione delle scarpate delle vie di arroccamento costruite su ravaneti (al fine di proteggerle dal dilavamento, un’altra fonte di ingenti quantitativi di marmettola). Anche in questo caso, è essenziale fare sul serio: nel caso di mancata rivegetazione (a spese delle cave che le utilizzano) deve essere chiuso l’accesso dei camion alle vie di arroccamento».

Infine l´ultima proposta riguarda lo stop alle sovvenzioni alle cave. «I danni provocati dalle cave e i servizi ad esse necessari (strada dei marmi, strade dissestate e loro lavaggio, lavaggio camion, bonifica dei ravaneti, ecc.) devono essere pagati dalle cave enon dai cittadini. Il progetto del Comune, che prevede 51 milioni di euro –di cui oltre l’85% per interventi che dovrebbero pagare gli industriali del marmo– si configura come un’indebita donazione agli industriali dei soldi dei cittadini e va perciò profondamente rivisto».

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