[17/12/2007] Parchi

Mare e CO2: i coralli sono ancora più a rischio di quanto si credeva

LIVORNO. Il numero di dicembre della rivista “Science” pubblica “The Carbon Crisis: Coral Reefs under Rapid Climate Change and Ocean Acidification” un articolo firmato da 17 oceanografi di sette differenti Paesi, che riassume il più ampio e approfondito studio mai redatto sull’effetto dell’aumento delle temperature oceaniche sulla sopravvivenza delle barriere coralline di tutto il mondo.

«E’ ufficiale - sottolineano gli autori, membri del Coral Reef Targeted Research & Capacity Building for Management Program – la “carbon crisis” è letale per le barriere coralline».
Lo studio spiega che «la maggior parte delle barriere non potrà sopravvivere ai drastici aumenti di temperatura dell’acqua e della concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera, a meno che non vengano attuati drastici e immediati interventi per invertire gli attuali trend».

La crescente ed accertata acidificazione dei mari e degli oceani provocata dal cambiamento climatico sta provocando morie e sbiancamenti estesi nelle barriere coralline, interferendo con la produzione di carbonato di calcio necessaria per la formazione delle strutture che ospitano i polipi dei coralli. Gli oceani assorbono quantità enormi di CO2, ma il biossido di carbonio diminuisce il pH del mare e il numero di ioni carbonato disponibili per la crescita della barriera corallina.

Livelli di CO2 in atmosfera intorno a 380 parti per milione come quelli odierni stanno già mettendo in difficoltà la biodiversità delle barriere coralline, ma nel caso di uno scenario che raggiungesse le 560 ppm, il processo di calcificazione si ridurrebbe addirittura del 40% e gli oceani potrebbero diventare entro il 2100 così acidi che potrebbe diventare invivibile il 70% dell’habitat dei coralli delle acque profonde, fino a poco tempo fa considerati meno in pericolo rispetto agli effetti del global warming.

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