[14/12/2007] Comunicati

Lo stallo di Bali: russi e americani contro Europa e paesi poveri

LIVORNO. Lo aveva annunciato ieri notte uno stremato Yvo de Boer, il segretario della Conferenza di Bali: «I negoziati potrebbero crollare come un castello di carte». A un giorno di distanza il castello forse non è crollato, ma la discussione di alto livello si è incagliata nelle secche dello scontro tra Unione Europea, Usa ed i loro alleati, ai quali si è aggiunta una Russia che fino agli ultimi giorni era stata stranamente in disparte, impegnata risolvere le sue strane elezioni a partito semi-unico.

Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Russia si oppongono all’inclusione di una clausola vincolante per un tagli di emissioni di gas serra dal 25% al 40% nei Paesi industrializzati entro il 2020, rispetto ai livelli del e 1990. Sarebbe invece fatto l’accordo sul trasferimento ai Paesi in via di sviluppo di tecnologie per combattere il global warming. Stamattina aveva sollevato qualche speranza una dichiarazione della delegazione russa, riportata da Ria-Novosti, che annunciava un probabile accordo, in particolare sui limiti delle concentrazioni di gas serra in atmosfera. Secondo Alexandre Bedritski, direttore del Servizio federale russo di idrometeorologia e presidente del Wmo, Le parti sembrano prossime ad un compromesso concernente la necessità d´agire in favore di una stabilizzazione ad un livello minimale della concentrazione di gas serra. Si tratta di fissare una norma limite a 490 ppm equivalenti di CO2, contro le 380 ppm di oggi. E’ un obiettivo assai ambizioso. Corrisponde all’obiettivo posto dall’articolo 2 della Convenzione quadro della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: stabilizzare le emissione di gas serra in maniera che non esercitino un impatto irreversibile sul clima».

Ma i russi aggiungevano, in polemica con l’Ue, che gli impegni presi dagli Stati devono corrispondere alle loro reali possibilità «l’esperienza dimostra che la fissazione di regole artificiali ed uguali per tutti non porta a nulla di buono: I Paesi sono semplicemente incapaci di applicarle e le loro dichiarazioni restano lettera morta». Insomma, la conferma della posizione Usa, facciamo pure l’accordo al più basso livello, ma poi ognuno si comporta come vuole. L´UE, appoggiata dai Paesi più poveri e dai piccoli Stati insulari, spera ancora di concludere la maratona di Bali (che doveva tagliare il traguardo alle 11 di oggi) termini con un accordo vincolante, ma Washington respinge la proposta affermando che potrebbe pregiudicare i negoziati sul post-Kyoto. Ed a nulla sembrano essere servite le accuse di Al Gore e i preoccupanti dati dell’Ipcc che servivano da base al mega-summit di Bali.

La pressione europea sugli Usa è arrivata fino a minacciare di boicottare la conferenza sul clima che gli stessi Usa hanno convocato per il prossimo inverno alle Hawai: «Nessun risultato a Bali – ha detto Sigmar Gabriel, uno dei rappresentanti dell’Ue e della Germania – significa che non ci sarà la Conferenza delle principali economie. E’ una posizione chiara dell’Ue. Non sapremmo di cosa discutere se non c’è l’obiettivo».
Anche la nuovamente filoamericana Francia ha chiesto agli Usa di ridurre le loro emissioni di CO2, annunciando che altrimenti sarà «reticente nel prendere parte alla conferenza delle Hawai» alla quale gli Usa hanno invitato le 16 altre principali economie del mondo, tra le quali i Paesi europei, il Giappone, la Cina e l’India, per discutere un programma di riduzione volontaria dei gas serra. Alla richiesta di 40 Paesi di giungere ad una dichiarazione comune contro il cambiamento climatico la delegazione Usa ha risposto all’ultimo minuto con una nuova proposta che chiede di abbandonare gli impegni internazionali sui gas serra rimpiazzandoli con «obiettivi nazionali» dei vari Paesi. Un altro grande e importante Paese amico degli Usa, l’India, ha fatto sapere che la posizione americana è «inaccettabile». Critica anche la Cina.

Lo stesso segretario dell’Onu, Ban Ki-moon sta disperatamente cercando di ricucire una situazione parlando di «responsabilità politica e storica». Ma per russi e americani il taglio dei gas serra che vorrebbe l’Ue è solo uno degli scenari contenuti nell´ultimo rapporto dell’Ipcc e si vogliono tenere le mani libere per il summit del 2009 di Copenaghen che dovrà decidere sul post-Kyoto. «Siamo scandalizzati dell´asse Usa-Russia che si è venuto a creare a Bali ma, ancora di più – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile del programma clima del Wwf Italia – dalla pretesa dell´amministrazione Bush di ottenere il diritto allo spreco energetico. Nella notte si sono susseguite proposte provocatorie e, come diceva Al Gore, forse è il caso che i paesi di buona volontà lascino uno spazio vuoto per gli Usa da riempire successivamente».

Gli Usa «prendano esempio da paesi a economie emergenti come Cina Brasile e Sudafrica, che stanno dimostrando flessibilità e creatività – ha detto James Leape, direttore generale del Wwf internazionale – Lo stesso spirito vorremmo avere da parte degli Stati Uniti che con la loro azione mettono in pericolo gli impegni che essi stessi hanno raggiunto in merito a deforestazione, tecnologie e adattamento».

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