[14/12/2007] Acqua

Gestione risorsa idrica: come mai i cittadini non entrano in Publiacqua Spa?

FIRENZE. Quanto contano i piccoli comuni all’interno degli Aato (Ambiti territoriali ottimali)? Quanto gli Aato riescono a “pesare” ed a svolgere la loro funzione di indirizzo e controllo nei confronti del soggetto gestore del servizio idrico integrato? Che ruolo hanno i consigli elettivi? Domande pertinenti cui tenteremo di dare qualche risposta in un quadro ancora non definito. In Toscana non c’è ancora una legge sui servizi pubblici locali (che comprende anche il servizio idrico) e il patto tra governo della regione e categorie economiche e sociali sta incontrando molte difficoltà.

Un’altra interessante domanda poi viene posta dai Verdi di Impruneta (Fi): «Ma che fine ha fatto l´azionariato degli utenti in Publiacqua?». Il partito del Sole che ride è preoccupato dall’accordo sottoscritto nelle scorse settimane per la costituzione di una nuova società destinata a divenire il gestore unico dei servizi idrici integrati negli Ambiti territoriali ottimali 2 , 3 e 6, mediante il conferimento, da parte di ciascuno dei tre gestori attuali, rispettivamente Acque SpA, Publiacqua SpA e Acquedotto del Fiora SpA, dei propri patrimoni aziendali. I Verdi però, per voce del consigliere comunale Vittorio Perini si soffermano sul mancato rispetto delle leggi in vigore.

«E´ stato dichiarato che la nuova società sarà partecipata per il 60% dai comuni (nel capitale sociale degli attuali tre gestori) e per il 40% da Acea (già oggi partner privato di minoranza dei gestori), senza però far riferimento alcuno alla presenza degli utenti del servizio nel capitale sociale della nuova società che si intenderebbe costituire». Perini poi precisa «A partire dal gennaio 2002 l´Ato 3 "Medio Valdarno", ha affidato il servizio idrico integrato alla società Publiacqua SpA, e successivamente all´affidamento l´assemblea dei soci Publiacqua ha provveduto a deliberare due aumenti del capitale sociale: il primo per circa 90 milioni di euro riservato ai comuni soci, ed un secondo ulteriore aumento per altri 60 milioni di euro, riservato in sottoscrizione al partner privato di Publiacqua SpA. La legge Galli ed il più recente D.Lgs 152/2006 (che ha abrogato la legge n° 36/1994) - ricorda il consigliere dei Verdi- prevedono che “nel caso di aumento del capitale sociale, una quota non inferiore al 10 per cento è offerta in sottoscrizione agli utenti del servizio" mentre in occasione degli aumenti di capitale di Publiacqua SpA, non risulta sia stata prevista una quota di azioni da riservate alla sottoscrizione da parte degli utenti del servizio, né che ciò sia avvenuto in una fase immediatamente successiva al fine di rispettare quanto stabilito dalla normativa».

Quindi Perini concludendo si rivolge direttamente al suo Sindaco rappresentante dell’Ato perché chieda chiarimenti in merito e affinché si adoperi per l’applicazione della norma suddetta «cosa che dovrebbe comunque essere definita prima di procedere alle prospettate operazioni di accorpamento o fusione tra le società che gestiscono i servizi idrici dei tre Ato».

Al di là della questione sollevata (comunque il patto tra i comuni che prevede l’accorpamento tra gli Aato 2,3,6 non convince sotto molti punti di vista, in primis quello ambientale perché non si tiene conto dei bacini idrografici), cerchiamo di dare sinteticamente qualche risposta alle domande iniziali che abbiamo posto. E’ necessario oggi incrementare la tutela della risorsa idrica, dell’ambiente e dei cittadini rafforzando il sistema di regolazione non svincolandolo e allontanandolo dalle esigenze dei territori: questa dovrebbe essere la prima preoccupazione delle istituzioni pubbliche. Rimane poi il problema centrale del modello attuale, dove i comuni costituiscono il soggetto regolatore che controlla e fanno parte anche del soggetto gestore, con evidente conflitto di interessi.

Sia a livello locale che nazionale c’è necessità di un controllo indipendente ed autorevole. A livello locale è necessario avere un soggetto regolatore ristretto, indipendente che abbia capacità tecniche acclarate non solo amministrative e che sia in contatto diretto con i sindaci e consigli comunali che devono rendere conto alle assemblee elettive. Inoltre sono necessari anche “luoghi” dove poter ascoltare cittadini e le loro associazioni in termini di qualità del servizio, di tariffe ma anche in termini di pianificazione, di investimenti e di ricadute ambientali degli stessi. Su questi ultimi aspetti nell’ultima bozza del Patto per lo sviluppo e la qualificazione dei servizi pubblici locali della Regione Toscana sono contenute risposte a nostro avviso condivisibili.


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