[14/12/2007] Rifiuti

Le lontanissime 2.500 pattumiere di Lagos

LIVORNO. Quello che da noi può sembrare poco in altri luoghi del pianeta può essere un grande progresso ambientale. In Nigeria, nello Stato di Lagos, che ospita l’omonima ex capitale della più popolosa nazione africana, una megalopoli sterminata e caotica che con i suoi 13 milioni e 400 mila abitanti è la più grande dell’Africa insieme al Cairo, le autorità che gestiscono i rifiuti hanno distribuito 500 nuove pattumiere per ripulire i rifiuti dalle strade in occasione della festa musulmana di Eid-el-Kabir e del Natale cristiano.

Le 500 pattumiere o cassonetti si andranno ad aggiungere ai 2000 già piazzati nella metropoli.

Il direttore delle autorità di gestione dei rifiuti di Lagos, Oladeji Oresanya, ha detto che «abbiamo deciso di aumentare le pattumiere in previsione dell’aumento della spazzatura in occasione di queste due feste. La raccolta dei rifiuti sarà fatta in maniera più efficace durante questo periodo. Chiediamo alla popolazione di mettere i rifiuti nelle pattumiere e di non gettarli nella strada e in luoghi non autorizzati».

Insomma, una popolazione di uno Stato federale nigeriano che è oltre un quarto della popolazione italiana è servita da 2.500 “cassonetti”, meno di uno ogni 5.000 persone. In Nigeria questo è già una conquista rispetto a situazioni di completa assenza di gestione pubblica del ciclo dei rifiuti che esiste in altre città ed interi Paesi africani. Provate a trasferire questa densità di cassonetti in Italia e pensate a cosa poterebbe succedere. L’emergenza campana sarebbe uno scherzo.

Certo, la Nigeria ha livelli di consumi e produzione di rifiuti molto più bassa di noi, le materie che per noi sono scarti inutili lì rappresentano ancora una risorsa e il riciclo e il riutilizzo vengono praticati come forma di sopravvivenza dai più poveri dei poveri che vanno a scavare nelle viscere di discariche mostruose e fumanti, ma plastica e rifiuti “non riutilizzabili” cominciano a sconciare molte città africane.

I rifiuti sono sempre di più un paradigma della nostra società consumistica e anche delle nostre paure e dell’incapacità tutta italiana di trovare soluzioni condivise e scientificamente valide, un paradigma molto lontano dalle 2.500 pattumiere di Lagos, almeno quanto i regali natalizi dei nostri figli e le macchine di filo di ferro e latta che i bambini africani si costruiscono con i preziosissimi scarti delle loro povere città.

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