[13/12/2007] Comunicati

Ban Ki-moon chiede a Bali un accordo generale ed equo sul clima

LIVORNO. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon (Nella foto) si è molto prodigato per arrivare alla Conferenza di Bali, ma ora rischia che dall’isola indonesiana esca un accordo senza vincoli e tempi precisi. E si è quindi speso direttamente dalla tribuna del summit con un discorso impegnato, a volte fino alla durezza. «Eccoci, infine, riuniti per affrontare la sfida del secolo – ha detto davanti agli alti rappresentanti ed ai ministri riuniti al summit Onu sui cambiamenti climatici – Siamo qui perché non è più il tempo di tergiversare. Le conclusioni degli scienziati sono chiare. I cambiamenti climatici sono una realtà. Il momento di agire è venuto. Quel che il mondo attende da Bali, da voi tutti, è un accordo sull’avvio di negoziati che conducano ad un accordo generale sui cambiamenti climatici. Dovete fissare un’agenda, una road map sulla via di un avvenire di un avvenire climatico più sicuro, unita ad un calendari stringente per fare in modo che un accordo sia concluso entro il 2009».

Per Ban Ki-moon «questa data è cruciale se si intende non solo garantire la continuità dopo il 2012, una volta che il primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto terminerà, ma anche far fronte alla gravità estrema della situazione stessa. Siete venuti qui con una missione chiara. Durante la riunione di alto livello sul cambiamento climatico che si è tenuta a New York in settembre, i dirigenti del mondo hanno chiesto che un’avanzata sia realizzata a Bali. Vi è stata data l’occasione di rispondere a questa richiesta. Se noi lasciamo Bali senza che una tale avanzata sia stata realizzata, avremo tradito non solo i nostri dirigenti, ma anche quel che conta su di noi per trovare delle soluzioni, cioè i popoli del pianeta». E il segretario generale dell’Onu ha evidenziato che «è la sfida morale che deve assumere la nostra generazione. Non solamente il mondo intero ha gli occhi puntati su di noi, a anche, cosa più importante, la vita delle generazioni future dipende da noi. Non possiamo ipotecare l´avvenire dei nostri figli».

Poi Ban Ki-moon ha insistito sul fatto che «il cambiamento climatico è allo stesso tempo sia una chance che una minaccia. Una chance d´instaurare una nuova era, quella dell’economia “verde” e di uno sviluppo realmente sostenibile. Delle nuove economie possono e debbono crescere riducendo le emissioni di carbonio nello stesso tempo che cerano lavoro e fanno retrocedere la povertà» ha detto il segretario generale dell’Onu sottolineando che l’accordo deve «essere generale e riguardare tutte le nazioni, sia che esse siano sviluppate o in via di sviluppo», un richiamo nemmeno tanto velato ai recalcitranti Stati Uniti ed ai Paese emergenti come la Cina.

«L´atmosfera del nostro pianeta non fa distinzioni tra le emissioni prodotte da una fabbrica in Asia, i gas di scappamento emanati dai veicoli sportivi in America del nord, o il disboscamento in America del sud o in Africa. Quest’accordo deve essere giusto, e dunque tener conto del principio di responsabilità comuni ma differenziate. La questione dell’equità è cruciale. Il cambiamento climatico ci tocca tutti, ma non tutti nello stesso modo. Le persone più vulnerabili sono le più rudemente colpite. Quelle che hanno dato il minor contributo all’apparizione del problema ne subiscono le peggiori conseguenze. Abbiamo un obbligo etico di mettere riparo a questa ingiustizia. Abbiamo il dovere di proteggere i più vulnerabili. E’ per questo che l’intero accordo dovrà impegnare i Paesi sviluppati a continuare a dare l´esempio nel campo della riduzione delle emissioni. E le nazioni in via di sviluppo devono essere incitate a limitare la crescita delle loro emissioni – ha detto Ban Ki-moon – Insieme, possiamo creare una nuova era di economia verde, un’era di sviluppo realmente sostenibile, fondata su una tecnologia pulita e su un’economia a bassa emissione di carbonio».

Ban Ki-moon ha concluso ricordando le fosche previsioni dell’ultimo rapporto dell’Ipcc «che afferma che se non agiamo rapidamente, subiremo pesanti conseguenze: l´innalzamento del livello del mare, delle inondazioni sempre più frequenti e sempre meno prevedibili e delle gravi siccità, la generalizzazione della fame, in particolare in Africa ed in Asia centrale, e la possibile scomparsa di un terzo delle specie animali e vegetali del pianeta. Gli esperti sottolineano che il costo dell’inazione, in termini ecologici, umani e finanziari, sarà ben superiore a quello delle misure che sono proposte oggi».

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