[22/03/2006] Consumo

Prunecchi (Cna): «Sostenibilità è aiutare i soggetti più piccoli»

FIRENZE. «La sostenibilità ha un valore importante: sia la sostenibilità di un’azione che quella di un’impresa». Lo dice Armando Prunecchi (nella foto), direttore della Cna Toscana, che si inserisce nel dibattito su crescita e sostenibilità avviato con l’intervista al presidente della Regione Claudio Martini e proseguito con rappresentanti delle associazioni ambientaliste e delle categorie economiche. Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e delle piccole imprese, è una galassia da 350.000 imprese a livello nazionale di cui 40.000 in Toscana, che danno lavoro a circa 150 mila addetti. Il sistema Cna in Toscana conta su 200 sedi e 1.000 addetti.

«Il problema – continua Prunecchi – è che la sostenibilità non può essere un totem su cui immolare lo spirito d’iniziativa. Lo abbiamo detto chiaramente anche agli schieramenti politici che si misureranno alle prossime elezioni. Noi crediamo che vadano riconosciute alcune delle difficoltà che ci sono in questa regione. Piccolo non è né bello né brutto, ormai è un dato di fatto: il 95,6% delle imprese toscane stanno nella fascia che va da 1 a 9 addetti. E le aziende non crescono per decreto o perché si danno facilitazioni a consorzi ma solo se si costruiscono seriamente le condizioni perché questo accada».

Lei parla della sostenibilità dicendo che non deve essere un totem. Eppure finora l’unico vero totem è quello della crescita, quantitativamente illimitata. Secondo lei può essere messa in discussione?
«Sì, penso di sì. D’altra parte è il Piano regionale di sviluppo che ci pone a un bivio: noi pensiamo che la politica deve scegliere azioni coordinate e premiare chi investe pesantemente investe nella propria azienda. E questo è un valore che contraddistingue noi artigiani. Basta una domanda, semplice semplice: se un giovane ha a disposizione 2 milioni di euro, per quale motivo dovrebbe metterli in un capannone? Oggi tutta l’economia è finanziarizzata. Mentre la responsabilità sociale, ribadisco, è un valore che ci contraddistingue: cercando di tenere un’occupazione che non è mordi e fuggi e di legare le imprese al territorio, si opera anche nella direzione di una maggior tutela ambientale».

Ma secondo lei che cos’è la sostenibilità?
«Ragionerei per concetti, che possono sembrare semplici parole d’ordine, ma che sono molto importanti: innovazione, cambiamento, comunicazione e formazione. Sono parole da coniugare sulle piccole imprese che poi sono il nostro mondo. La vera innovazione è quella organizzativa, quella che digitalizza informazioni e processi e che fa stare i piccoli in rete. Ecco, se dovessi dire una cosa davvero sostenibile, direi alla politica di prevedere una redistribuzione a favore dei più piccoli. Quanto al cambiamento, è necessario nel rapporto con la pubblica amministrazione. E’ indispensabile snellire le procedure, una semplificazione non è più rinviabile. E’ ancora troppo scarsa la comunicazione di valore che il nostro sistema riesce a fare, altro punto importante, al pari dell’esigenza di investire in formazione, nella formazione di chi il lavoro lo ha e deve mantenerlo per sé e per gli altri».

E sulla possibilità di introdurre la contabilità ambientale come indicatore che affianchi quelli tradizionali cosa pensa?
«E’ sicuramente un elemento da valutare. Io sarei per introdurre indicatori per misurare anche l’attività della politica… L’importante però è che una misura del genere non renda necessario un ingegnere ogni due aziende per fare i calcoli: altrimenti dove andrebbero a finire tutti i discorsi sulla semplificazione delle procedure?».

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