[07/12/2007] Trasporti

Loris Campetti: «Gli ecobonus sono una toppa scucita, incentiviamo il metano per auto»

LIVORNO. «Sarebbe molto più logico incentivare la rete di distribuzione del metano per auto piuttosto che la rottamazione». Loris Campetti, redattore capo del "Manifesto" nonché esperto di tematiche ambientali ed economiche, parte da qui per risponde alle osservazioni di greenreport nel merito di quanto siano effettivamente “eco” i bonus finora concessi – e al momento stralciati dalla Finanziaria - per il cambio delle auto euro 0 e euro 1.

Campetti, all’annuncio che il governo non avrebbe prorogato gli ecobonus si è assistito ad una forte presa di posizione critica non da parte degli ambientalisti, ma dei produttori di auto, in particolare di Fiat. Tutto il problema sembra essere soltanto che senza l’incentivo crolleranno le vendite di auto, che con la sostenibilità ambientale non ha molto a che vedere. Allora non crede – la nostra è una provocazione ovviamente - che sarebbe più onesto togliere il prefisso eco a quelli che sono più semplicemente dei bonus?
«Prima di tutto vorrei dire che andrei con prudenza sul fatto che sia davvero morto l’ecoincentivo, aspettiamo insomma che lo sia davvero, perché non è detto che alla fine della finanziaria non spunti di nuovo fuori. Detto questo, sulla prima questione e cioè sul bonus come aiuto del governo all’industria nazionale, ritengo che sia vero solo in parte, perché non è così automatico, visto che gli ecobonus sono per tutte le case automobilistiche e non solo per la Fiat. Pur essendo reale il fatto che la Fiat, avendo le categorie di macchine soprattutto di fascia A e B, può trarne i maggiori benefici. Sulla seconda questione, ovvero sul rapporto tra cambiare l’auto e i benefici per l’ambiente, trovo che non sia la migliore idea e che sarebbe molto più logico utilizzare gli incentivi per migliorare la distribuzione del metano. Perché il metano è, dal punto di vista delle emissioni, migliore della benzina e del gasolio, ma ci sono ancora regioni come la Sardegna con non hanno alcun distributore. Fra l’altro Fiat è l’azienda che in assoluto ha la maggiore produzione di vetture a metano e quindi centreresti due cose con una sola azione. Investire quindi sulla distribuzione del metano ma anche sui nuovi propulsori e penso all’idrogeno che secondo me è la strada da seguire. Terzo questione, ripensare le aree metropolitane che sono rese impraticabili dalla quantità di auto e da una legge fisica che si chiama impenetrabilità dei corpi…».

Dunque anche lei è d’accordo che cambiare l’auto vecchia con una nuova non significhi tout court un miglioramento dal punto di vista della sostenibilità ambientale.
«Certamente cambiare il parco auto più vecchio d’Europa, come è quello italiano, qualcosa migliorerà in termini di emissioni, ma servono cose più radicali che alludono ad una mobilità urbana ed extraurbana diversa. Faccio un esempio, a Roma sono intasati tutti i lungotevere a causa dei pullman di turisti che vanno in continuazione in Vaticano: c’è una fermata del treno a San Pietro che se sfruttata potrebbe portare il pellegrino direttamente in Vaticano lasciando fuori dalle mura i grandi mezzi. Un esempio tra i tanti, perché in Italia non c’è un piano per migliorare effettivamente la mobilità e renderla più sostenibile, si spendono, per fare un altro esempio, tutte le risorse per la Tav là dove un treno veloce già c’è e non per migliorare la rete. Insomma per dirla in due parole anche la questione degli ecoincentivi è una toppa e come tutte le toppe comincia a distaccarsi dai pantaloni».

Ma lei che da anni segue le vicende Fiat e conosce il legame tra le persone e le auto e l’importanza dell’auto per l’economia nazionale, il futuro come lo vede di qui a qualche anno? Con auto con emissioni ridotte, oppure con una forte riduzione dell’uso delle auto?
«C’è il mondo che sogno e il mondo che immagino. E quindi parlo solo di quello che immagino e partendo dal fatto che non ritengo l’auto né il diavolo né l’acqua santa, penso semplicemente che avere più di 32 milioni di auto sarà un problema fisico. L’auto quindi sarà abolita in città e sarà reso obbligatorio non dagli ambientalisti come me e lei, ma dalle cose. Il modello dei consumi e della mobilità sarà rimesso in discussione perché si arriverà inesorabilmente al limite, visto che stiamo bruciando tutte quante le risorse del pianeta a disposizione. Quindi abolizioni tendenziale delle auto private, aree metropolitane, e nuovi carburanti. Se non si riduce l’impatto non ce ne’è più per nessuno e Chavez può mettere in crisi tutte le borse mondiali».

Produrre meno auto avrà però anche un impatto sociale, ovvero meno posti di lavoro nelle fabbriche e nell’indotto. Oltre al fatto che l’industria dell’auto è una grossa fetta del Pil nazionale.
«Non penso che non si costruiranno più auto, anche perché se non lo si facesse in Italia verrebbero costruite altrove e non cambierebbe niente. Sarà una cosa graduale considerando anche il fatto che prima tanti Paesi in via di sviluppo vorranno raggiungere gli standard occidentali. E andrà inoltre di pari passo con l’innovazione e la ricerca».

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