[04/12/2007] Comunicati

Ki-moon: «Oltre Bali, per una nuova rivoluzione industriale verde»

LIVORNO. Mentre a Bali iniziava il summit sul clima mondiale, il segretario generale dell’Onu chiedeva una nuova rivoluzione industriale verde «se i negoziati si ingolfano di fatto sull’ampiezza e la complessità delle questioni, perderemo le nostre risorse più preziose, sappiamolo in tempo – ha detto Ban Ki-moon in un incontro pubblico ospitato dal Washington Post – Dobbiamo concordare una road map verso un futuro migliore, insieme ad un calendario serrato per produrre un accordo entro il 2009. Non sappiamo ancora cosa potrà comprendere questo accordo. Dovrà imporre una revisione sulle emissioni di gas serra o creare un sistema internazionale di scambi di diritti di emissioni di carbonio? Dovrà prevedere dei meccanismi che permettano di impedire la deforestazione, responsabile del 20 % delle emissioni di carbonio, o aiutare i Paesi meno sviluppati ad adattarsi alle conseguenze inevitabili del riscaldamento climatico, conseguenze che saranno tutte particolarmente devastanti per questi Paesi? Dovrà mettere l’accento sulla conservazione ed i carburanti rinnovabili, come le biomasse, o l’energia nucleare, e prevedere disposizioni per il trasferimento delle nuove tecnologie “verdi” in tutto il mondo?» si è chiesto il segretario generale dell’Onu.

Ed ha risposto che «Non si tratta solo di creare un mondo più pulito, più sano e più sicuro per tutti. Se noi iniziamo bene, il nostro combattimento contro il riscaldamento climatico mondiale potrebbe infatti aprire la strada ad una trasformazione ecologica dell´economia mondiale, che favorisca la crescita e lo sviluppo piuttosto che frenarli, come credono molti dirigenti».

Ban Ki-moon spiega cosa è la nuova rivoluzione ”verde” che propone al mondo: «Abbiamo assistito a tre trasformazioni economiche nel corso dell’ultimo secolo. Ha avuto luogo la rivoluzione industriale, poi la rivoluzione tecnologica e, infine, la globalizzazione. Noi ci troviamo a presentare l’alba di un altro grande cambiamento: l’era dell’economia verde. Le prove abbondano intorno a noi, sovente in luoghi inattesi. Durante una recente visita in America del sud, ho visto come il Brasile, che copre il 44% dei suoi bisogni energetici grazie ai carburanti rinnovabili, contro il 13 % di media del mondo ed il 6,1% in Europa, è diventato uno dei principali protagonisti dell’economia verde».

E il segretario dell’Onu cerca anche di smentire opinioni radicate: «Si parla molto del fatto che la Cina sia ad un passo dal diventare il più grane emettitore do gas serra, davanti agli Stati Uniti. Tuttavia si parla meno degli sforzi che quel Paese ha recentemente fatto per rimediare ai gravi problemi ambientali ai quali deve far fronte. Quest’anno la Cina dovrà investire circa 10 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili, al secondo posto dopo la Germania. La Cina é diventata un capofila mondiale delle energie solare ed eolica».
Il clima di Bali rende Ban Ki.moon insolitamente fiducioso: «Secondo certe stime, l´aumento della domanda energetica mondiale potrebbe essere ridotta della metà nel corso dei prossimi 15 anni grazie alle sole tecnologie esistenti, producendo un ritorno sugli investimenti di almeno il 10 %».

Il segretario generale pensa ql rapporto dell’Ipcc che chiede l’imposizione di norme più stringenti per climatizzatori e refrigeratori ed il miglioramento dell’efficienza energetica delle industrie, degli edifici e dei trasporti: «il gruppo di esperti stima che la gestione delle variazioni climatiche potrebbe costare solo lo 0,1 del Pil mondiale per anno durante i prossimi 30 anni – ha affermato Ban Ki-moon – La crescita non dovrà soffrire e potrà infatti accelerare. Secondo delle ricerche effettuate dall’università della California a Berkeley, 300.000 posti di lavoro potrebbero essere creati negli Stati Uniti se il 20 % dei bisogni di elettricità fossero convertiti ad energie rinnovabili. Si prevede che, entro la fine del prossimo decennio, in Germania saranno più le persone impiegate nel settore delle tecnologie ecologiche che nella costruzione di automobili. Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente stima, da parte sua, che gli investimenti mondiali realizzati nelle energie pulite raggiungeranno i 1.900 miliardi di dollari entro il 2020, questo potrebbe servire da capitale iniziale per procedere ad una riconfigurazione generale dell’industria mondiale. Già in numerose regioni del mondo gli industriali esigono politiche pubbliche chiare a questo riguardo, quale che siano le forme, si tratti di regolamenti, di limiti di emissioni o direttive riguardanti l’utilizzo razionale dell’energia. La ragione é evidente. Hanno bisogno di regole del gioco ben definite. Ed è all’interno del mandato dell’Onu aiutarli a definire queste regole. La nostra missione, a Bali ed oltre – ha concluso Ban Ki-moon – sarà di dare forma alla rivoluzione mondiale che si delinea, di aprire l’era dell’economia verde e dello sviluppo verde».

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