[03/12/2007] Energia

Greenpeace mette il termometro a Bali e assalta una nave carbonifera a Brindisi

LIVORNO. Greenpeace ha accolto a modo suo i diecimila partecipanti al vertice di Bali: innalzando un termometro gigante all’esterno della conferenza mondiale dell’Onu sul cambiamento climatico, per ricordare che mentre si discute la temperatura del pianeta sale. Greenpeace ha chiesto così ai 180 Paesi riuniti nell’isola indonesiana di fissare una data limite per concordare un piano d’azione «necessario alla sopravvivenza del pianeta». Secondo i guerrieri dell’arcobaleno che hanno compiuto l’azione di Bali «i Paesi sviluppati, responsabili di oltre l’80% di tutte le emissioni di gas serra nell’atmosfera, devono trovare le maniere per aiutare i Paesi in via di sviluppo a contrastare gli impatti del cambiamento climatico e ad ottenere tecnologie pulite».

«Il riscaldamento globale è il più grave problema ambientale che l´umanità si trova ad affrontare – ha detto Emily Rochon, di Greenpeace International - Se non saremo in grado di ridurre la nostra dipendenza dal carbone, getteremo al vento ogni speranza di contrastare i fenomeni in atto. Greenpeace chiede ai governi riuniti a Bali di definire un percorso preciso per le trattative, in modo che i nuovi impegni vengano definiti al più tardi entro il 2009».

Intanto, cogliendo l’occasione dell´apertura del vertice di Bali, Greenpeace ha effettuato un blitz anche a Brindisi, con una operazione alla quale hanno partecipato dieci attivisti su due gommoni e l´equipaggio internazionale (circa 30 persone) della nave di Greenpeace Arctic Sunrise. Altre azioni del genere sono state effettuate recentemente in India, Indonesia, Spagna, Regno Unito e Israele.

Oggi nel porto di Brindisi gli attivisti di Greenpeace hanno effettuato un´azione di protesta su una nave carbonifera da oltre 36.000 tonnellate di stazza. Sulla fiancata della nave "Seaflower" gli attivisti hanno dipinto due messaggi: "No carbone" e "Stop coal save the climate" per ricordare che il carbone è la prima causa del riscaldamento globale del Pianeta.

Gli ambientalisti prendono particolarmente di mira il carbone perché «oltre ad essere il combustibile fossile con le più alte emissioni specifiche di gas serra, il carbone è la prima fonte al mondo per la generazione elettrica. In Italia, il carbone utilizzato per alimentare centrali termoelettriche è causa di circa 41 milioni di tonnellate all´anno di CO2. Il dato potrebbe raddoppiare in futuro, in seguito alla ulteriore conversione a carbone di vecchi impianti».

Secondo Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di greenpeace «Enel è il primo killer del clima in Italia e intende aumentare la produzione da carbone fino al 50 per cento della propria capacità, compromettendo definitivamente le possibilità dell´Italia di soddisfare gli impegni nazionali per Kyoto.
L´Italia è un perfetto esempio di incoerenza politica per il clima: pur appoggiando gli obiettivi di Kyoto a livello internazionale, non sta facendo nulla per ridurre le emissioni nazionali di CO2. Il Governo è azionista di maggioranza dell´Enel con il 30 per cento delle azioni, e il Ministro per lo sviluppo economico Pierluigi Bersani sostiene apertamente l´espansione del carbone in Italia voluto dalla Società».

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