[03/12/2007] Comunicati

La road map di Bali comincia dall’accordo Cina-Giappone?

LIVORNO. Il summit di Bali si è aperto con la nomina del ministro dell’ambiente indonesiano, Rachmat Witoelar (Nella foto), a presidente della tredicesima Conferenza delle parti (Cop13) della Conventione-quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc). Witoelar succede così al presidente del Cop12, il ministro delle finanze Keniano David Mwiraria. Il ministro dell’ambiente indonesiano aveva già anticipato alla stampa indonesiana quali saranno i suoi obiettivi di qui al 14 dicembre, quando si concluderà il summit dell’Unfcccc: Witoelar spera che da Bali uscirà una road map per la lotta al cambiamento climatico che dia le linee per rimpiazzare il Protocollo di Kyoto che terminerà nel 2012, ma intanto chiede «un’applicazione più chiara e più trasparente del protocollo di Kyoto possa essere accettata nel corso di questa riunione».

Una speranza subito raffreddata dal governo americano che ha fatto precedere l’arrivo della sua delegazione a Bali da una dichiarazione nella quale si è detto disponibile ad un accordo sul dopo Kyoto, ma che non contenga impegni vincolanti. Praticamente un’adesione volontaria e di principio e niente di più. Invece, per Witoelar la road map dovrebbe comprendere, tra le altre cose «un nuovo impegno per la riduzione delle emissioni di gas serra, aprendo così la via alla conclusione di un accordo migliore e giuridicamente più sicuro che sarà negoziato nella conferenza del prossimo anno in Polonia».

A Bali sono arrivati praticamente tutti i rappresentanti degli oltre 180 Paesi ed i 10 mila delegati che partecipano alla Conferenza che avrà come temi principali gli adattamenti al global warming, l´addolcimento, il trasferimento di tecnologia dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo e un progetto di finanziamenti per far fronte agli impatti del cambiamento climatico.

Presentando alla stampa il summit, il segretario dell’Unfccc, Yvo de Boer, ha detto che «Il principio di responsabilità comuni ma condivise giocherà un ruolo importante nel corso della Conferenza di Bali. Molti Paesi in via di sviluppo cominciano a sviluppare le loro economie e ad eradicare la povertà. Il Paesi sviluppati devono condurre questa missione e prendersi maggiori responsabilità nella riduzione delle emissioni di gas serra. Diversi Paesi in via di sviluppo, tra i quali la Cina e l’India, si sono dichiarati pronti ad agire per il problema del cambiamento climatico. La comunità internazionale dovrà fornire le risorse finanziarie per aiutare I Paesi in via di sviluppo a questo riguardo».

Buone notizie sembrano venire da due Paesi, la Cina e il Giappone, che verso il protocollo di Kyoto hanno dimostrato finora un atteggiamento scettico o furbesco. Durante il primo dialogo economico di alto livello tenutosi a Pechino, i due giganti economici dell’Asia (tra i quali non corre buon sangue) hanno emesso un comunicato congiunto nel quale si dichiarano pronti a partecipare «all´elaborazione di un nuovo quadro per contrastare il cambiamento climatico dopo la cessazione del Protocollo di Kyoto nel 2012» Cinesi e giapponesi si impegnano a lottare attivamente contro il cambiamento climatico, nell’ambito della Convenzione Unfccc e sostengono che «il post-Kyoto dovrà essere un meccanismo efficace con la partecipazione di tutte le principali economie e con comportamenti responsabili».

Il Giappone sottolinea l´importanza di stabilire nuove opportunità negoziali a Bali e i cinesi dicono che studieranno le proposte giapponesi con lo stesso intento da parte loro. I due Paesi si sono messi d’accordo per prendere misure efficaci per contrastare il riscaldamento planetario ed i rischi conseguenti.

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