[30/11/2007] Energia

Blitz di Greenpeace a Brindisi: «Enel 1st climate killer in Italy»

BRINDISI. Ormai i blitz di Greenpeace alle centrali a carbone italiane sono diventati tanto attesi quanto temuti, ma i climbers ed i volontari ambientalisti per prendere l’Enel nel sonno si muovono all’alba e anche oggi gli attivisti di Greenpeace sono riusciti ad entrare nell’area della centrale a carbone di Brindisi Sud «per ricordare che, a pochi giorni dall’apertura del vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici a Bali (Indonesia), il carbone è il primo nemico del clima globale».

Gli attivisti hanno raggiunto il tetto della centrale Enel per srotolare, proprio accanto al logo dell’Enel, un grande striscionedi 20x25 metri con la scritta “1st climate killer in Italy”. Uno striscione è stato piazzato anche sul grande carbonile all’aperto. «Siamo qui perché la centrale di Brindisi Sud è il primo impianto per emissioni di gas serra in Italia, con 14,4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006 – ha detto Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace - Enel è invece la prima azienda “clima killer” in Italia, con 51,6 Mton di CO2 nel 2006, il 23% circa del totale delle emissioni dell’industria regolamentate dalla direttiva europea Emission Trading».

All’azione di Greenpeace hanno partecipato attivisti italiani e quindici rappresentanti degli uffici di Greenpeace Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Il blitz ha costretto ad intervenire gli agenti della sicurezza interna e le forze dell’ordine. Alcuni operai si aspettavano evidentemente una visita di Greenpeace, tanto che hanno aperto uno striscione con scritto “Benvenuti”, un’accoglienza certo migliore di quella riservata ai climber ambientalisti a Civitavecchia, dove una gru fu messa pericolamene in movimento mentre gli attivisti la stavano scalando.

Greenepeace ha anche diffuso la classifica degli impianti italiani che emettono più CO2, elaborata su dati Commissione europea (Citl) per i settori industriali soggetti alla direttiva europea sull´Emission Trading. La peggiore è proprio la centrale Enel di Brindisi con 14,4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006 (15,3 nel 2005), seguono l’Ilva di Taranto con 10,7 Mton. (10,1) e la Edison, sempre a Taranto, con 10,1 (10).

Dopo il trio pugliese un’altra centrale Enel, Montalto di Castro con 7,4 Mton (5,9 nel 2005), seguono le raffinerie Saras con 6,2 Mton (6,3); Endesa Italia di Fiumesantocon 4,8 (4,1); la centrale Enel di Fusina a 4,6 (5,6); la Centrale Tirreno Power di Vado Ligure che sale a 3,9 (3,7); la centrale Endesa Italia di Monfalcone con 3,4 (2,7); la raffineria Eni di Gela a 3,3 (3,5), la centrale Edipower cala a 3,2 (3,6); la centrale Enel di La Spezia chiude la classifica della sporca decina con 3,1 tonnellate di CO2 nel 2006 (3,2).

«Il Governo italiano controlla oltre il 30% di Enel, ma non sta facendo assolutamente nulla per far si che la Società contribuisca al raggiungimento degli obiettivi nazionali per Kyoto - dice Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace - Romano Prodi, che è stato presidente della Commissione europea e che ha giocato un ruolo attivo per l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto nel 2005, dovrebbe promuovere il massiccio sviluppo delle fonti rinnovabili, così come richiesto dall’Europa».

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