[28/11/2007] Rifiuti

L´Europa verso Bali: emissioni in calo, ma rifiuti in crescita

LIVORNO. In vista della prossima riunione dell’Onu a Bali per decidere le strategie sui cambiamenti climatici per il Kyoto post 2012, il Commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas ha fatto ieri il punto sulla situazione europea, descrivendola in maniera del tutto positiva. «Siamo molto vicini a raggiungere la meta di un calo delle emissioni dell’8% nel periodo 2008-2012, rispetto ai livelli del 1990» ha dichiarato il commissario europeo. E quindi in linea con quanto previsto e ratificato nel protocollo di Kyoto. Una condizione importante per far assumere all’Europa quel ruolo di leadership tanto auspicata nel processo di negoziazione internazionale, che si avvierà a Bali e che stavolta dovrà provare a coinvolgere oltre agli Usa, che sino ad ora ne sono rimasti fuori, anche Cina e India, in un processo di responsabilità condivisa.
Ma dalle parole del commissario Dimas, nel descrivere l’adempimento agli obblighi sottoscritti dall’Unione europea, trapela un altro elemento di notevole peso, ovvero il fatto che questi obiettivi siano stati raggiunti senza che l’economia ne subisse contraccolpi, anzi godendo di una salute del tutto soddisfacente. «L’Unione è riuscita a spezzare l’automatismo più crescita uguale a più inquinamento- ha sottolineato Dimas- visto che dal 1990 al 2005, l’economia è cresciuta del 35% mentre le emissioni di gas serra sono diminuite del 2%».

Risultato significativo riguardo alla tenuta dell’economia di fronte ad interventi volti a migliorare gli aspetti ambientali ma che tradisce forse troppo un malcelato ottimismo da parte dell’Unione europea sia per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, sia per quanto riguarda più in generale la diminuzione dell’inquinamento.

Rispetto alle emissioni di anidride carbonica, infatti, il rapporto presentato a Bruxelles indica che solo Germania (che ha chiuso gran parte delle obsolete aree industriali dell’ex Ddr e ha quindi in questo comparto recuperato molto in termini di emissioni) Gran Bretagna e Svezia sono in linea con gli obiettivi, ma altrettanto non si può dire per l’Italia, la Spagna e la Danimarca.

Dato che a Bali si punterà ad arrivare ad un obiettivo del 30% di tagli alle emissioni entro il 2020, obiettivo che diventerà il 60-70% entro il 2050, il traguardo rispetto alla situazione data sembra davvero molto lontano, ancorchè del tutto necessario per riuscire a contenere il riscaldamento del globo entro i limiti dei 2 gradi centigradi. Quindi lo sforzo che dovrà essere fatto dovrà profondamente riguardare l’attuale struttura economica, che se ha raggiunto il disaccoppiamento descritto da Dimas, lo ha fatto intervenendo dal lato dell’efficienza energetica, (necessaria ed importanti) ma senza però nemmeno sfiorare altri aspetti del metabolismo industriale, primo fra tutti la produzione dei rifiuti, tanto per citarne uno di cui le fonti ufficiali registrano l’andamento.

La produzione dei rifiuti ha infatti – nell’analogo periodo- continuato il suo trend di crescita e in questo caso in maniera del tutto parallela al pil, arrivando ad una produzione di circa 1,3 miliardi di tonnellate di cui 58, 4 di rifiuti pericolosi (serie storica 1995-2003). E tra i protagonisti della produzione europea ai primi posti si trovano proprio la Gran Bretagna (che risulta il paese con la più alta produzione con oltre 420 milioni di tonnellate) e la Germania ( 380 milioni di tonnellate), ovvero due tra i paesi più virtuosi sulla diminuzione delle emissioni di Co2.
L’Italia si attesta al terzo posto in questa classifica, non potendo però nemmeno fregiarsi del merito di avere almeno raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 che gli spettavano
(-6,5%) arrivando anzi all’aumento del 13% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990.

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