[27/11/2007] Comunicati

Undp su sviluppo umano e global warming: «Azioni, no Cassandre»

LIVORNO. Alla vigilia di Bali, l’United Nations development programme (Undp) ha presentato il suo 2007/2008 Human Development Report tackles climate change il rapporto mondiale sullo sviluppo umano che chiede a tutti I Paesi di porre la massima attenzione sull’incidenza dei cambiamenti climatici sullo sviluppo, perché «rischiano di causare Danni senza precedenti in materia di riduzione della povertà, della nutrizione, della salute e dell’educazione». Il rapporto intitolato "La lotta contro i cambiamenti climatici: la solidarietà umana in un mondo diviso» traccia un quadro senza infingimenti della minaccia che viene dal riscaldamento del pianeta dicendo che il mondo ha ormai raggiunto un «punto di oscillazione» che rischia di trascinare i Paesi più poveri e i loro cittadini in una spirale infernale, lasciando centinaia di milioni di persone a confrontarsi con la malnutrizione, la mancanza d’acqua, le minacce ecologiche e la perdita dei loro mezzi di sussistenza.

Per quanto riguarda l’adattamento, il rapporto mette l’accento sulle grandi differenze tra i vari Paesi di reagire al cambiamento climatico che faranno crescere ancora di più le ineguaglianze nel mondo. Kevin Watkins, il principale autore del rapporto, ha detto che «si tratta di lanciare un appello all’azione, e non di giocare a fare le Cassandre. Lavorando insieme con determinazione possiamo vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici. Lasciare che si chiuda questa finestra di opportunità rappresenterebbe uno scacco morale e politico senza precedenti nella storia dell’umanità. I colloqui di Bali sono un’occasione unica per mettere gli interessi dei poveri del pianeta al centro dei negoziati sul cambiamento climatico».

Il rapporto identifica le principali minacce: ’l’indebolimento dei sistemi agricoli sempre più esposti alla siccità, all’aumento delle temperature ed alle precipitazioni sempre più imprevedibili che interessano 600 milioni di persone, in particolare nell’Africa sub-sahariana dove si rischia una diminuzione del 26% della produttività delle terre entro il 2060. Entro il 2080, 1,8 miliardi di persone in più potranno essere vittime dei stess idrico, in vaste regioni dell’Asia del sud e nel nord della Cina è già in corso una crisi ecologica grave legata all’arretramento dei ghiacciai ed alla modificazione delle precipitazioni.

Lo spostamento di 332 milioni di persone che vivono nelle aree costiere meno elevate a causa di inondazioni e tempeste tropicali. Più di 70 milioni di persone che vivono in Bangladesh, 22 milioni di vietnamiti, 6 milioni di egiziani, potranno essere colpiti da inondazioni dovute al global warming. I rischi sanitari emergenti, con 400 milioni in più che potrebbero essere esposte alla malaria. Il rapporto si concentra sulle minacce immediate ma afferma che l’inazione davanti ai cambiamenti climatici potrebbe significare «una catastrofe ecologica per le generazioni future» con lo scioglimento dei ghiacciai e lo stress degli ecosistemi marini che rappresentano «minacce sistemiche contro l’umanità».

Ma il rapporto fornisce anche le misure politiche necessarie per colmare il divario tra le dichiarazioni per la sicurezza climatica e le politiche energetiche realmente attuate. Tra queste le più importanti sono: il sistema “cap-and-trade”. «Aumentare progressivamente le tasse sul carbonio – dice il rapporto – sarebbe un buon metodo per modificare i meccanismi di incentivo destinati agli investitori. Le tasse sulle emissioni di CO2 non implicheranno necessariamente un carico fiscale più elevato perché esse potranno essere compensate con deduzioni fiscali sulle entrate del lavoro».

Norme regolamentari più stringenti. Il rapporto chiede ai governi di adottare e far applicare normative più forti sulle emissioni dei veicoli, degli edifici e delle apparecchiature elettriche. Sostegno per lo sviluppo dell’approvvigionamento di energia a basso contenuto di carbonio. Il rapporto mette in evidenza il potenziale non sfruttato e delle tecnologia di punta delle energie rinnovabili, tra queste cita anche la cattura e lo stoccaggio della CO2.

La cooperazione internazionale per finanziare il trasferimento di tecnologie. Il rapporto nota che i Paesi in via di sviluppo non aderiranno ad un accordo che non offra alcun incentivo e minaccia di un aumento di costi dell’energia. Per questo plaude alla realizzazione di un Fondo di attenuazione dei cambiamenti climatici che ogni anno dovrebbe finanziare con 25 - 50 miliardi di dollari gli investimenti supplementari per le energie a basso contenuto di CO2 per permettere la realizzazione di obiettivi condivisi in materia di cambiamenti climatici.

Il Rapporto stima che la stabilizzazione dei gas serra a ad una concentrazione di 450 parti per milione potrebbe avere un costo medio dell’1,6% del Pil mondiale di qui al 2030, mentre per Kemal Derviş, amministratore dell’Undp, «il costo dell’inazione sarebbe molto più grande in termini economici, sociali ed umani». Il rapporto dice anche che «il costo delle misure che permetterebbero di evitare un cambiamento climatico pericoloso rappresenta meno dei due terzi delle spese militari annuali attuali».

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