[21/11/2007] Comunicati

Mancata attuazione Vas, Italia condannata dalla Corte europea

LIVORNO. Con una sentenza dell´8 novembre scorso, la Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per mancata attuazione della direttiva sulla valutazione ambientale strategica (Vas): non avendo messo in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva, l´Italia è quindi venuta meno agli obblighi comunitari.
La vicenda ha avuto inizio nel 2004 con la lettera di diffida ed è proseguita nel 2005 con il parere motivato della Commissione europea: la Comunità invitava l’Italia ad adottare le misure necessarie per conformarsi alla direttiva. Ma non avendo ricevuto nessuna risposta e in mancanza di elementi che facessero pensare ad un adeguamento dello Stato, la Commissione decise di proporre ricorso dinanzi alla Corte.
Un ricorso che a seguito di recepimento della valutazione ambientale strategica nell’ordinamento italiano tramite il Testo unico ambientale (Dlgs 152/06) fu cancellato, ma solo per un breve periodo.

La Valutazione ambientale strategica è infatti contenuta nella seconda parte del decreto legislativo 152/06, che ha sì tradotto il disposto comunitario in norma interna e nazionale, ma che in pratica non è mai stato attuato, sia perché il suo termine di entrata in vigore è stato prorogato per ben due volte, sia perché lo stesso decreto è sottoposto a revisione.

Quindi in poche parole la valutazione prevista dalla direttiva 2001/42/Ce da fare prima, durante e dopo l’adozione di determinati programmi e piani, a livello statale non è mai stata praticata. O lo è solo in alcune regioni, perché in virtù del loro potere legislativo, gli enti territoriali hanno fatto propria la normativa comunitaria: ad esempio la Toscana la prevede nella legge 1/2005 e ne regola l’applicazione nei relativi atti amministrativi attuativi.

Ecco dunque perchè la vicenda non si è fermata: la Commissione una volta venuta a conoscenza della sospensione dell´entrata in vigore della seconda parte del testo unico prima fino al 31 gennaio 2007, poi sino al 31 luglio 2007, ha ripresentato ricorso alla Corte.
E a niente sonoservite le giustificazioni proposte dallo Stato ossia le difficoltà di trasposizione derivanti dalla complessità della materia in esame e dalle necessarie modifiche del proprio diritto interno.

Secondo una giurisprudenza costante infatti, lo Stato membro non può invocare norme, prassi o situazioni del suo ordinamento giuridico interno per giustificare l’inosservanza degli obblighi e dei termini derivanti da una direttiva.

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