[21/11/2007] Comunicati
LIVORNO. La World Conservation Union (Iucn) non crede che attualmente ci siano sicurezze per quanto riguarda proposte e progetti di fertilizzare il mare con l’aggiunta di ferro o altri “micronutrienti” per far crescere il plancton e che questo non dovrebbe essere prospettato come «una cura per il cambiamento climatico».
Questo allarme é basato su una preoccupata dichiarazione approvata dalla Convenzione di Londra e dall’Accordo di Londra, due organismi che regolano lo sversamento di rifiuti in mare. Secondo l’International marittime organization «la conoscenza riguardo all’efficacia ed al potenziale impatto ambientale della fecondazione dell’oceano attraverso il ferro é insufficiente a giustificare operazioni su larga scala».
L’idea alla base del metodo proposto da alcuni ricercatori é che micronutrienti come le particelle di ferro stimolino la crescita del fitoplancton che così assorbirebbe ancora più grandi quantità di CO2 dall’atmosfera. Ma a lungo termine, come sottolinea anche uno studio del Leibniz Institute of Marine Sciences di Kiel apparso su Nature proprio in questi giorni, il sequestro di carbonio in questi “pozzi” viventi marini di carbonio potrebbe secondo l’Iucn «promuovere ulteriormente il cambiamento climatico, stimolando la produzione di gas serra ancora più potenti: il metano e il protossido di azoto». Intanto però questo metodo é già proposto alcune company come una delle possibili compensazioni per le emissioni di CO2 da mettere sul mercato delle quote.
Ma lo stesso gruppo 3 dell’Ipcc descrive la teoria sull’attenuazione del cambiamento climatico attraverso la fecondazione dell’oceano come «speculativa e non dimostrata, con il rischio di effetti collaterali sconosciuti» ed a questo proposito le parti della Convenzione e del Protocollo di Londra chiedono «ulteriori studi sulla questione dal punto di vista scientifico e delle prospettive giuridiche in vista della sua regolamentazione» e chiede agli Stati «di usare la massima cautela quando si prendono in considerazione proposte di grandi dimensioni per operazioni di fecondazione degli oceani».
«Tecnologie speculative e mercati volontario non regolamentati per il mercato delle compensazioni di carbonio sono potenzialmente letali – ha detto Pristina Gjerde, consigliere per le politiche del mare dell’Iucn – Questa dichiarazione preoccupata invia un chiaro messaggio ai governi che si incontreranno il mese prossimo alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Bali, riguardo alla necessità di considerare l’intera gamma degli di impatti e delle proposte di geo-ingegneria, fissando correzioni e garantendo che siano adeguatamente regolamentati per prevenire gli impatti negativi sull’ambiente».
Il Leibniz Institute ha dimostrato che oltre al ferro anche l’aumento della CO2 atmosferica sembra aumentare la densità di fitoplancton documentando per la prima volta il meccanismo biologico in una popolazione di plancton. Lo studio è una simulazione delle condizioni degli oceani dei prossimi decenni, ed indica un aumento dell’assorbimento del CO2 del 39%.
Secondo quanto riferisce “Nature”, gli scienziati tedeschi hanno sperimentato il fenomeno in un fiordo norvegese: isolando circa 27 metri cubi di acqua naturale, In una parte della quale è stata immessa a forza CO2, per simulare le concentrazioni previste per il 2100 e 2150. Il plancton ha risposto rapidamente all’aumento di CO2 incorporando sempre più gas serra attraverso la fotosintesi.
Ma lo stesso studio sottolinea con preoccupazione che gli effetti positivi potrebbero tramutarsi in una catastrofe per l’ecosistema marino: il maggior assorbimento di CO2 da parte delle plancton accelererà il tasso di acidificazione (già in corso) degli oceani negli strati più profondi, con una diminuzione dell’ossigeno e un peggioramento delle qualità biologiche del plancton che si ripercuoteranno sull’intera catena alimentare marina.