[20/11/2007] Rifiuti

Campania, il Noe mette i sigilli alla discarica di Lo Uttaro

LIVORNO. Non sono state sufficienti le benedizioni impartite lo scorso aprile dal vescovo di Caserta, Monsignor Nogaro e da Alex Zanotelli, a tenere lontano il “diavolo” dei rifiuti dalla discarica di Lo Uttaro. Superato il contenzioso che aveva visti schierati l’allora commissario all’emergenza rifiuti Bertolaso e molti comitati cittadini appoggiati appunto da presuli e uomini di chiesa, la discarica aveva aperto le porte ai rifiuti solidi urbani provenienti dall’ex impianto cdr di Santa Maria Capua Vetere, nella stessa provincia di Caserta. Chiusa il 7 novembre scorso con ordinanza del sindaco di Caserta, era stata riaperta il 9 dal Commissario delegato per far fronte alla perdurante situazione emergenziale dei rifiuti in Campania.

Ma oggi queste porte sono state nuovamente serrate per un intervento del Comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente di Caserta, che hanno proceduto al sequestro della discarica di Lo Uttaro, per ordine della magistratura casertana. Nelle motivazioni del sequestro sono stati evidenziati diversi comportamenti illeciti, per cui sono indagate12 persone tra amministratori, funzionari pubblici e imprenditori, per reati che vanno dal traffico illecito alla gestione di rifiuti non autorizzata, dal falso ideologico alla frode in pubbliche forniture fino al disastro ambientale.

I rifiuti conferiti nella discarica di Lo Uttaro, su cui anni addietro sono stati smaltiti in maniera illecita anche rifiuti industriali di varia origine, presenterebbero concentrazioni di idrocarburi e di carbonio organico disciolto tali da dover essere classificati come «rifiuti speciali pericolosi per la classe di maggiore pericolosità H14».

Rifiuti che la discarica di Lo Uttaro, progettata per accogliere esclusivamente rifiuti urbani non pericolosi, non avrebbe mai potuto accettare. Tra gli effetti registrati, ma che pare improbabile attribuire solo alla recente attività della discarica, l’inquinamento di parte della falda sottostante. I risultati delle analisi effettuate, dai carabinieri del nucleo ambientale, nei pozzi di ispezione hanno mostrato significativi indici di contaminazione da fluoruri, ferro, manganese e anche sostanze cancerogeni a fronte della quale non erano però stati interrotti i conferimenti di rifiuti.

Ad oggi, secondo quanto verificato dai Carabinieri del comando tutela ambiente, il volume dei rifiuti trattati nell’impianto ha superato le 200.000 tonnellate, in un invaso che insiste su un’area di circa 22.000 mq e che attualmente ha una volumetria di 300.000 metri cubi. Il sequestro effettuato è quindi volto ad impedire il peggioramento della già critica situazione ambientale; intervento essenziale anche per la messa in sicurezza d’urgenza dell’area ovvero l’individuazione e l’isolamento delle fonti di contaminazione, così da interrompere la diffusione delle sostanze pericolose nelle acque sotterranee.

«Il fatto che vi fossero stati conferimenti illeciti di rifiuti industriali negli anni precedenti - ci ha detto al telefono il Tenente colonnello Roberto Masi, comandante del reparto operativo tutela ambiente dei Carabinieri - fa parte sicuramente delle concause della situazione in cui versa l’area». Ed ha aggiunto che «sicuramente gli sversamenti attuali non aiutano a migliorare la situazione».

In particolare, secondo gli accertamenti dell’arma, la profondità dell’invaso aveva raggiunto i 30 metri (contro i 15 previsti nell’autorizzazione regionale) in una zona nella quale la falda acquifera scorre a 27/28 metri rispetto al piano di campagna. Le successive opere di adeguamento sono state realizzate in fretta, in modo approssimativo e comunque non idoneo a garantire la risoluzione dei problemi creatisi nel corso degli anni. E dato che la discarica di Lo Uttaro, insieme a quella di Macchia Soprana, erano rimasti gli unici siti di conferimento finale dei rifiuti prodotti in Campania, si preannuncia di nuovo un autunno caldo.

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