[16/11/2007] Energia

Il gap vero nella ricerca accumulato in Italia è... sulle rinnovabili

LIVORNO. Chavez annuncia che anche il Venezuela lancerà un programma di sviluppo nucleare, naturalmente a fini civili. Così come sostiene Ahmadinejad essere il programma previsto in Iran, su cui la Agenzia internazionale sull’energia atomica ammette però che «la conoscenza sta diminuendo», come sta scritto nel rapporto appena pubblicato sul nucleare iraniano.

Anche l’Iran rivendica il diritto di dotarsi di energia nucleare, così come lo rivendica adesso il Venezuela, seppur come espressamente dichiarato a soli scopi civili. Niente da discutere sul diritto, molto invece ci sarebbe da fare sull’effettiva necessità di ricorrere a questo tipo di produzione energetica per far fronte, come si è sentito roboare anche in questi giorni del Wec a Roma, alla crisi energetica planetaria.

Una scelta che anche secondo Chavez «dovranno fare numerosi altri paesi, perché il nucleare è uno degli elementi della soluzione alla crisi energetica che minaccia il mondo con il declino delle riserve e l’aumento del prezzo del petrolio». Il fatto è che a dirlo e a sostenere l’intenzione di ricorrere al nucleare è il presidente di uno dei paesi maggiori produttori di petrolio che piuttosto di essere protagonista nello scenario politico internazionale, anche grazie all´atomo, dovrebbe preoccuparsi degli oltre 10 milioni di tonnellate di Co2 emesse ogni anno. Al pari dell’Iran, anch’esso tra i maggiori produttori e al 19° posto nella classifica mondiale per le emissioni di anidride carbonica. quanto

E sulla corsa a non rimanere fuori della partita dell’atomo - sempre e naturalmente per scopi civili - non ci rinuncia neanche il nostro paese. L’Italia, infatti non cede del tutto alle lagne di chi reputa sia stato uno sciagurato errore vent’anni fa metterci da parte, ma non avendo le condizioni (nemmeno economiche) di ritornare a far centrali di produzione elettrica da fonte nucleare, vi rimane però fortemente ancorato grazie alla ricerca. «Il nucleare è un tema molto delicato ma questo governo - ha dichiarato il vicepremier Massimo D’Alema a chiusura del wec - intende riportare l’Italia nel campo della ricerca per recuperare il gap accumulato in questi anni». A suggellare quanto già detto in tal senso dal premier Romano Prodi, dal suo collega Francesco Rutelli e che il ministro Pierluigi Bersani ha concretizzato apponendo la sua firma ad un programma di collaborazione con gli Usa proprio sulla ricerca in campo nucleare. E pare ormai raggiunto l’accordo tra Enel e Edf (la analoga francese) per la costruzione comune in Francia della prima centrale nucleare Epr, che è ancora uno stadio intermedio verso la tanto auspicata quarta generazione. Come dire se va bene se ne riparlerà tra vent’anni. Ma intanto una porta sul fronte atomico rimane aperta.

Un tema, appunto, molto delicato – come dice Massimo D’Alema- e il gap in questi anni il paese non lo ha accumulato soltanto sul versante nucleare, in particolare dimostrando di non sapere in vent’anni neanche chiudere la partita con il decommissioning delle centrali chiuse e con il trattamento delle scorie che ci avanzano.

Il gap vero, l’Italia, lo ha fortemente accumulato sul versante dello sviluppo delle fonti rinnovabili. E non solo dal lato produzione energetica, su cui siamo esimi nella classifica europea, ma anche su tutta la filiera di produzione dei “pezzi” necessari per le energie rinnovabili, tant’è che le poche pale eoliche istallate nel nostro Paese siamo dovuti andare a comprarle altrove.

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