[13/11/2007] Acqua

Inquinamento da sostanze pericolose scaricate in acqua: la Francia interroga la Corte Ue

LIVORNO. La Francia interroga la Corte di Giustizia europea sulla questione delle acque: con quesito pregiudiziale la Magistratura francese chiede alla Corte Ue di pronunciarsi sulla portata del regime autorizzativo della direttiva sull’inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell’ambiente idrico. In particolare, sulla possibilità di istituire un regime dichiarativo per gli impianti ritenuti scarsamente inquinanti e sulla possibilità da parte dell’autorità amministrativa di opporsi all’apertura di una azienda, o di imporre valori limite per lo scarico specifico per l’impianto interessato.

La direttiva 2006/11/Ce, in coerenza con il sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente, prevede un certo numero di misure per limitare, ridurre o evitare l’inquinamento delle acque interne superficiali, di litorale e marine territoriali. Per garantire una protezione efficace dell’ambiente idrico della Comunità il disposto europeo infatti, stabilisce due elenchi di sostanze inquinanti: uno (definito elenco I) contenente un certo numero di sostanze singole scelte soprattutto in base alla loro tossicità, alla loro persistenza e alla loro capacità di bioaccumulo - escluse le sostanze biologicamente innocue o che si trasformano rapidamente in tali -; mentre l’altro (denominato elenco II) contiene sostanze che hanno sull’ambiente idrico un effetto nocivo che può essere però, limitato ad una determinata zona e che dipende dalle caratteristiche e dalla localizzazione delle acque di ricevimento.

Gli stati membri dunque, dovranno prendere i necessari provvedimenti per eliminare l’inquinamento delle acque provocato dei composti organoalogenati e sostanze che possono dar loro origine nell’ambiente idrico; composti organofosforici; composti organostannici; sostanze di cui è provato il potere cancerogeno in ambiente idrico o col concorso dello stesso; mercurio e composti del mercurio; cadmio e composti del cadmio; oli minerali persistenti ed idrocarburi di origine petrolifera persistenti; materie sintetiche persistenti che possono galleggiare, restare in sospensione o andare a fondo e che possono disturbare ogni tipo di utilizzazione delle acque (sostanze e composti dell’elenco I).

Gli Stati dovranno anche prendere i dovuti provvedimenti per ridurre l’inquinamento delle acque provocato da alcuni metalloidi e metalli; biocidi; sostanze che hanno un effetto nocivo sul sapore e/o sull’odore dei prodotti consumati dall’uomo derivati dall’ambiente idrico, nonché i composti che possono dare origine a tali sostanze nelle acque; composti organosilicati tossici o persistenti e sostanze che possono dare origine a tali composti nelle acque; composti inorganici del fosforo e fosforo elementare; oli minerali non persistenti ed idrocarburi di origine petrolifera non persistenti; cianuri; floruri; ammoniaca e nitriti.

Comunque sia qualsiasi scarico deve essere soggetto a una autorizzazione preliminare che fissa le norme di emissione in base a standard definiti. Però per ridurre l’inquinamento delle sostanze dell’elenco II - secondo l’Ue - gli Stati membri devono adottare programmi comprendenti standard di qualità ambientale per le acque stabiliti nel rispetto delle direttive del Consiglio. E le norme di emissione devono essere calcolate in funzione di tali standard di qualità ambientale. Contemporaneamente e coerentemente alle finalità europee, la direttiva prevede la possibilità per gli stati membri di fissare disposizioni più severe di quelle previste a livello comunitario.

Ed è proprio su questo argomento che verte il quesito della Francia ossia sulla possibilità - una volta che siano adottati i programmi di diminuzione dell’inquinamento comprendenti standard di qualità ambientale - di poter costituire per gli impianti ritenuti scarsamente inquinanti un regime dichiarativo cui si accompagni un richiamo a tali standard; di poter prevedere limiti specifici solo per un impianto determinato e di potersi opporre alla apertura. E non è cosa da poco perché la questione coinvolge tutta la Comunità. La risposta che la Corte darà tramite una sentenza giuridicamente vincolante è l’interpretazione ufficiale della questione e come tale vale per tutti gli Stati membri, ergo anche per l’Italia.

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