[09/11/2007] Rifiuti

Fise Unire: «Auspicabile più omogeneità dei dati tra quanto va al riciclo e quanto effettivamente viene riciclato»

dal nostro inviato
RIMINI. Presentata oggi a Ecomondo, l’Ottava edizione del rapporto “L’Italia del recupero”. La ricerca realizzata da Fise Unire, l’associazione delle aziende private che operano nel settore delle raccolte e del recupero dei materiali provenienti da rifiuti, mostra un’Italia in cui sono stati sicuramente raggiunti gli obiettivi per quanto riguarda il settore degli imballaggi che vanta - come ha dichiarato il direttore di Conai Giancarlo Longhi - un anticipo rispetto ai tempi assegnati, con il 55% raggiunto, ma che ha ancora ampi margini di sviluppo su tutti gli altri comparti. Non mancano comunque problemi anche sul lato imballaggi, dove per Fise Unire, c’è molto da migliorare sull’aspetto qualità del materiale raccolto, e su questo sarebbe necessario un maggiore impegno sul design del prodotto, perché ad esempio una bottiglia in polietilene che ha una etichetta in Pvc, non può essere effettivamente riciclata, ma va a smaltimento.

Questo è un altro dei problemi segnalati da Fise, ovvero il tasso dell’effettivo riciclaggio. «Sarebbe auspicabile- ha dichiarato Letizia Nepi, curatrice della ricerca -una maggiore omogeneità dei dati, tra quanto è avviato al riciclo e quanto effettivamente riciclato». C’è poi un problema che riguarda le raccolte, in cui si rileva una evidente disparità geografica tra regioni del nord in cui vi è una sostanziale equidistribuzione tra superfici pubbliche e private, e il resto del paese, dove invece la parte pubblica è predominante. Per quanto riguarda il resto dei rifiuti, il margine di azione è ancora assai ampio, molto più che negli imballaggi. Per le raccolte, sarebbe necessario implementare, in particolare, l’intercettazione di quelle cosiddette marginali, quali ad esempio le batterie o il recupero di materiali quali l’alluminio dalle scorie di combustione. Dal momento che molto dell’alluminio che viene utilizzato, non è contenuto negli imballaggi e quindi non viene intercettato in questa filiera e va a finire o in discarica o all’incenerimento.

Il riciclo appare poi bloccato per alcuni materiali; ad esempio non va oltre il 10% per gli inerti, ed è fermo al 13%, contro il 32% di media europea, per gli pneumatici. In questo settore sarebbe quindi auspicabile introdurre un monitoraggio e un controllo dei flussi, e magari stabilire degli obiettivi di riciclo, come avviene per il settore degli imballaggi.
Quello che sarebbe necessario fare per migliorare le performance del settore riguardano una maggiore omogeneizzazione geografica, una valorizzazione economica dei materiali, che soffre ancora di poca attenzione, l’integrazione del ciclo comprendendo anche il recupero energetico. Un richiamo anche alle regole e agli standard, che a detta di Fise, non sono omogenei per gli impianti di recupero, che in alcune regioni sono soggetti ad autorizzazione e in altre vanno in procedura semplificata. Una sottolineatura ha poi riguardato anche il tema dell’assimilazione, che ha determinato la protesta da parte di uno dei loro associati, l’Unionmaceri, che sta distribuendo a tutti i partecipanti di Ecomondo una t-shirt con su scritto «Rimini addio».

In base all’attuale quadro normativo e alle linee che si prospettano essere prese nella revisione del codice ambientale, che prevedono l’ampliamento delle superfici di aree artigianali su cui poter applicare i criteri dell’assimilazione agli urbani dei rifiuti prodotti, gli operatori privati del recupero lamentano una penalizzazione eccessiva.
«Se il testo finale della proposta di correttivo, non accoglierà le proposte di modifica che accolgono le istanze delle aziende di recupero- sta scritto in un loro comunicato- il risultato sarà drammatico per le aziende private interessate» e la protesta, si annuncia, non finisce qua.

Torna all'archivio