[08/11/2007] Comunicati

L’alleanza mondiale contro il global warming piace anche all’Onu

LIVORNO. La proposta di un’alleanza mondiale per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici avanzata dall’Unione europea a Lisbona sta sollevando interesse in ambienti internazionali, dove viene vista come l’occasione per uscire da vecchie diatribe e per superare radicati scetticismi sull’efficacia delle risposte di mitigazione e contrasto, soprattutto per quel che riguarda i possibili danni alla competitività economica che misure obbligatorie potrebbero apportare.

Per la World meteorological organization (Wmo o Omm) i fenomeni idro-meteorologici estremi sono all’origine del 90% delle catastrofi naturali. «Secondo le proiezioni – spiega l’Organizzazione meteorologica mondiale dell’Onu – sono i Paesi meno avanzati, i Paesi più vulnerabili e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo che subiranno più duramente gli affetti dei cambiamenti climatici. Le siccità ricorrenti, il sovrapascolo e la gestione deficiente dei suoli hanno per conseguenza il degrado delle terre e contribuiscono alla desertificazione, in particolare nelle zone aride e semiaride».

Michel Jarraud, segretario generale della Wmo, intervenendo al summit di Lisbona ha detto che «questi Paesi non dispongono delle risorse necessarie per far fronte efficacemente a tutti questi problemi. In più, se i loro abitanti sono costretti ad abbandonare i loro focolari, per esempio a causa del rialzo del livello del mare o per la mancanza di acqua potabile, milioni di essi migreranno verso altre regioni del globo, in particolare verso l’Europa».

Se avesse dei fondi e gambe politiche per far fronte a questa realtà, un’alleanza tra Ue e Paesi in via di sviluppo a livello mondiale, oltre a prospettarsi come alternativa al blocco dei Kyoto-scettici Usa-Australia-Giappone-Canada e a quello dei paesi a rapido sviluppo Cina-India-Brasile-Sudafrica che spesso si confrontano e si scontrano, potrebbe trarre profitto da iniziative già in corso in materia di adattamento ai fenomeni legati ai cambiamenti climatici e all’attenuazione dei loro effetti, rinforzando le loro economie e puntando davvero ad uno sviluppo sostenibile.

Grazie a questa alleanza l’Europa sarebbe in grado di negoziare un impegno più risoluto dei Paesi in via di sviluppo in favore di misure di sostenibilità, che potrebbero consistere nell’intensificazione della lotta contro la deforestazione o nel privilegiare le pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Si tratterebbe quindi di rafforzare l’economie attraverso interventi di salvaguardia dell’ambiente locale per mitigare gli effetti della globalizzazione e del global warming che si riflettono nell’immigrazione verso l’Europa, un problema che non si presenta, ad esempio, per la Cina che ha lanciato un’aggressiva campagna economica in Africa, poco o per nulla attenta agli equilibri sociali ed ambientali che la sua forte richiesta di risorse e di spazi rischia di frantumare almeno quanto il vecchio e nuovo colonialismo di stampo occidentale.

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