[07/11/2007] Comunicati

La voglia di cambiare

ROMA. Confortano e stimolano a fare di più i risultati dell´indagine condotta dalla Bbc in ventuno paesi, sparsi in cinque continenti, sulla disponibilità delle persone a cambiare i propri stili di vita, anche pagando più tasse se tutto ciò serve a fermare inquinamento e cambiamenti climatici. Sulle 22000 persone intervistate l´83% si sono dette disponibili a modificare il proprio modo di vivere e consumare e buona parte di queste propende per farlo con scelte radicali.

Colpisce l´omogeneità del risultato a conferma che ormai è diffusa la consapevolezza nei popoli di tutto il mondo che l´inquinamento e il cambio del clima sono realtà con cui misurarsi. Un messaggio molto chiaro che va recapitato in particolare ai decisori politici che invece non compiono le scelte politiche necessarie a fermare il riscaldamento globale perché ritenute impopolari e che di conseguenza farebbero perdere consenso e soprattutto voti.

Che sia questo il modo di ragionare dei politici, dai capi di stato agli amministratori comunali, è sufficientemente dimostrato sia dalla pessima qualità dell´aria che si respira nelle città, sia dall´andamento delle emissioni climalteranti, che secondo il protocollo di Kyoto, dovrebbero calare ed invece crescono.

Qualche motivo di sconforto però l´indagine ce lo dà anche per quanto riguarda l’opinione pubblica: il risultato negli Stati Uniti, dove la maggioranza delle risposte dice di non voler cambiare; e quello italiano, dove invece la gente è disponibile a cambiare, ma alla condizione che non comporti nuove tasse.

Sono note le forti resistenze degli americani a mettere in discussione il loro "american way of life" e non vale quindi la pena di insistervi. Mentre qualche considerazione amara la induce il fatto che contrariamente ad inglesi, cinesi, egiziani, spagnoli, messicani, tedeschi, che si sono dichiarati disponibili a pagare più tasse pur di contrastare il cambio di clima e lo smog, gli italiani, a grande maggioranza, rispondono invece di non esserlo.

Il nostro solito e noto eccesso di furbizia ed opportunismo? O c´è anche in queste risposta un segnale inquietante della gravità della situazione in cui versa il Belpaese e la sua democrazia? Certo potremmo cavarcela dicendo in fondo ci meritiamo i decisori politici che abbiamo, come Casini ad esempio, che quando guarda una foresta vi vede solo legname da ardere o parla di democrazia e pensa che bisogna fare centrali nucleari, sebbene oltre l´ottanta per cento di italiani abbiano detto di no con un referendum. Non faremmo che diffondere ulteriore rassegnazione lasciando crescere degrado sociale ed ambientale.

In fondo la voglia di cambiare è forte anche in questo Paese perché c´è la consapevolezza che i cambiamenti climatici e la fine del petrolio possono rispedire il pianeta e la qualità della vita di chi lo abita indietro di millenni. A questo bisogno di cambiamento bisogna rivolgersi offrendogli un progetto che faccia anche capire che cambiare lo stato di cose presenti non è un ballo in maschera.

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