[29/10/2007] Comunicati

I cinesi mangiano le mele e sconvolgono il mercato della frutta

LIVORNO. La crescita cinese dimostra ogni giorno un vecchio assunto: al mondo perché qualcuno stia meglio occorre che qualcuno stia peggio, e sembra proprio che quelli che devono stare un po’ peggio, almeno nel senso di cominciare a pagare parte di quella crescita, siamo proprio noi che abitiamo la parte più ricca del mondo. L’ultimo sconvolgimento del mercato alimentare viene nuovamente dal gigante asiatico: secondo la Coldiretti «il consumo di frutta in Cina è passato dai 40 ai 70 chili in media per persona negli ultimi dieci anni e tende, con lo sviluppo, ad avvicinarsi rapidamente ai livelli europei con prevedibili sconvolgimenti sui mercati mondiali come è già avvenuto per i prezzi di cereali ed il latte».

I cinesi consumano sempre più frutta, con percentuali di crescita annua a due cifre e stanno diventando, anche in questo campo, importatori da esportatori che erano. Grazie alla veloce crescita economica, spiega Coldiretti «i consumi della Cina si stanno avvicinando rapidamente ai livelli dei paesi più sviluppati come l´Italia dove si acquistano 132 chili a testa anche se esiste una rilevante forbice nei consumi di frutta tra la popolazione cinese in funzione del reddito con valori di quasi 80 chili a testa per le classi più benestanti rispetto agli appena 32 chili per i più poveri, secondo i dati Robobank. Anche se il reddito medio è di appena 1500 dollari statunitensi all´anno, esistono ampi segmenti della popolazione con potere di acquisto crescente che si concentrano nelle 36 grandi città della Cina che ospitano 90 milioni di cittadini serviti anche da moderne catene commerciali».

I cinesi preferiscono le mele, che rappresentano il 27% della produzione di frutta del Paese, e i loro consumi dovrebbero raggiungere i 25 milioni di tonnellate, 12 volte più di quanto si raccoglie in Italia. «In altre parole – spiega la Coldiretti - un aumento del consumo di solo un chilo e mezzo a testa sarebbe sufficiente ad esaurire l´intera produzione di mele dell´Italia. Nonostante il pesante deficit commerciale con il paese asiatico, attualmente l´esportazione italiana di mele in Cina, come anche quella di kiwi, è pari a zero per il mancato superamento degli ostacoli di carattere burocratico, sanitario ed amministrativo, che hanno sino ad ora impedito le spedizioni. Un paradosso se si considera che la Cina ha di fatto bloccato le esportazioni di frutta italiana verso i suoi territori, trincerandosi dietro il presunto pericolo della diffusione di insetti dannosi per le piante come la mosca mediterranea della frutta, mentre il grande paese asiatico non solo esporta quantità sempre crescenti di prodotti ortofrutticoli verso l´Unione europea e l´Italia (mele, aglio, concentrato di pomodoro, castagne, funghi, semilavorati di ortofrutta), ma ha addirittura “regalato” negli ultimi anni almeno due insetti dannosi come il Cinipide del castagno e l´Anoplophora chinensis che colpisce una vasta gamma di piante ornamentali e non, che sta creando gravi danni nel nord Italia».

Le coltivazioni di mele cinesi occupano 1,9 milioni di ettari per 24 milioni di tonnellate, il 38% della produzione mondiale, quasi un milione delle quali viene esportato. Una concorrenza che preoccupa non poco: «L´Italia – sottolinea la Coldiretti - è il primo produttore comunitario di mele per fresco nell´Europa a 25, con oltre 67.000 ettari coltivati per una produzione attorno alle 2 milioni di tonnellate concentrate nel Trentino-Alto Adige, in Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Campania e Lombardia. La leadership italiana è anche indiscussa dal punto di vista qualitativo con quasi la metà della produzione garantita da denominazioni riconosciute dall´Unione Europea come Dop o Igp (Val di Non, Melannurca Campana e Mela Alto Adige). La mela - conclude la Coldiretti - è il frutto più apprezzato dagli Italiani con un consumo di oltre 15 kg a testa all´anno (circa 90 mele) che tuttavia risulta di molto inferiore a quello consigliato come ricetta popolare per vivere sani».

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