[22/10/2007] Energia

Anche il nucleare nella strategia Ue dei tre 20%

LIVORNO. L´Unione europea ha tre obiettivi chiave nello sviluppo delle tecnologie energetiche: ridurre il costo attuale delle fonti rinnovabili di energia, facilitare l´uso efficiente dell´energia e garantire alle industrie europee una posizione di primo piano nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Tale strategia comprende le fonti rinnovabili di energia come vento, biocarburanti, e sole nonché centrali sostenibili a gas naturale e carbone, e ancora la cattura e l´immagazzinamento di Co2 e, in seguito, celle a combustibile e idrogeno, fissione avanzata e fusione. A tutto ciò si dovrebbe abbinare un migliore uso dell´energia nei processi di conversione, nell´edilizia, nell´industria e nei trasporti, per raggiungere gli obiettivi dei tre 20 che nel vertice di marzo dei capi di Stato e di Governo è stato deciso come vincolante per l’unione entro il 2020.

Una strategia condivisa nella relazione presentata dall’eurodeputato Herbert Reul del gruppo PPE/DE (ovvero popolari e democratici) che accoglie con favore le comunicazioni della Commissione sulla produzione sostenibile di energia elettrica da combustibili fossili, sul piano strategico europeo per le tecnologie energetiche nonché sul programma indicativo per il settore nucleare.
Ma pur riconfermando il fatto che la scelta nucleare spetta ai singoli Stati membri, nella sua relazione, che sarà oggi all’esame dell´Aula, Reul ne sottolinea i vantaggi per la diversificazione delle fonti e la lotta ai cambiamenti climatici.

Il deputato popolare, a nome del suo gruppo, invita pertanto che venga avviata su questo tema una discussione «senza preconcetti» per sondarne le opportunità e i rischi. Un invito che sembrerebbe già abbastanza tradito nel proseguo della stessa relazione, dato che tutte le argomentazioni che vengono portate sono di fatto a favore del ricorso al nucleare, rilevando come assai marginali non solo i rischi ma anche le criticità che questa tipologia di approvvigionamento energetico ancora presenta.
L’energia nucleare, viene definita « un elemento rilevante» della produzione di energia elettrica in 15 dei 27 Stati membri e, quindi, nell´intera Unione europea, «dato che fornisce un terzo degli approvvigionamenti elettrici dell´UE». Pertanto risulta « indispensabile per garantire a medio termine il carico di base in Europa». E altrettanto indispensabile, essendo la maggiore fonte energetica dell´Ue a basso tenore di carbonio , risulta essere «il suo ruolo potenziale ai fini della protezione del clima».

Sottolineando che non è indifferente quale tipo di decisioni a breve e medio termine saranno prese sull´uso dell´energia nucleare « anche sugli obiettivi climatici che l´Ue potrebbe realisticamente fissare». Dato che abbandonare l’energia nucleare come scelta strategica, avrebbe come conseguenza il fatto, dichiara Reul, che « non si potranno conseguire gli obiettivi in materia di riduzione dei gas a effetto serra e di lotta contro il cambiamento climatico».
Relegando quindi ad un ruolo marginale gli obiettivi unilaterali e vincolanti dei 3 venti al 2020: efficienza, risparmio e energie rinnovabili.

La relazione arriva poi alle criticità.
Riguardo alle riserve mondiali di uranio viene evidenziato che hanno una durata stimata di oltre 200 anni (senza per altro contestualizzare il dato in riferimento a quale tipo di incremento dei reattori nucleari si prevede) e che esse «rendono possibile disporre in futuro di alternative al fine di diversificare i rischi politici concernenti la sicurezza delle forniture». Viene poi sottolineato che la produzione di energia nucleare «beneficia di una notevole indipendenza rispetto alle possibili fluttuazioni dei prezzi dell´uranio» visto che il costo del combustibile ha un impatto solo limitato sul prezzo dell´elettricità». Ma anche su questo ci sarebbe da ribattere che se le fluttuazioni del combustibile uranio continuano a seguire il trend degli ultimi anni che hanno visto decuplicare il costo, forse anche questo potrà avere un effetto sul prezzo finale del kilowattora, che- vale la pena ricordare - è stimato già ad oggi più alto di quello prodotto attraverso una fonte di energia rinnovabile matura come l’eolico.

Singolare anche come si risolva il problema delle scorie prodotte. Si dice infatti che non solo il fatto che l´energia nucleare ha «un futuro a lungo termine», in quanto dipende largamente dall´utilizzazione di risorse che permettono di estendere le potenzialità dell´energia nucleare per «migliaia di anni», ma anche di ridurre «in modo estremamente significativo il volume e l´attività dei rifiuti prodotti». E a questo proposito fa anche una rivelazione straordinaria, quando segnala che la questione dello stoccaggio definitivo «è stata tecnicamente risolta» e che i quantitativi di rifiuti da stoccare definitivamente «sono ridotti e calcolabili».

Destinati ad essere praticamente azzerati con l’avvento dei reattori di quarta generazione, che sono però ancora materia di ricerca. Su questo si invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere progetti volti alla messa a punto di prototipi di reattori della quarta generazione, mentre si sottolinea che sino ad ora la gran parte dei fondi è stata invece destinata a migliorare la sicurezza. Che dal loro punto di vista non è più tra le criticità, dato che negli ultimi 40 anni la produzione di energia nucleare nell´Ue ha avuto uno sviluppo industriale su vasta scala «in condizioni sempre migliori di affidabilità e sicurezza». A parte Chernobyl.

E nel frattempo a definire e applicare piani di smaltimento definitivo per ridurre al minimo l´immagazzinamento intermedio dei rifiuti e a stimolare la consapevolezza dell´opinione pubblica in merito alla conseguenze positive e negative dell´energia nucleare prima di prendere eventuali decisioni politiche.
Ma si invita comunque la Commissione a proporre iniziative per mantenere nell´Ue un elevato livello di competenze necessario «affinché l´opzione di ricorrere a tale fonte di energia continui ad essere praticabile».
Dal momento che lo sfruttamento nucleare a fini energetici potrebbe essere un utile volano alle fonti energetiche alternative, ad esempio «offrendo metodi originali per la produzione efficace ed economica di idrogeno o di biocarburanti».

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