[19/10/2007] Aria

Biossido di zolfo e Pm10, Italia di nuovo sotto procedura di infrazione Ue

LIVORNO. L’Italia è di nuovo sotto il mirino dell’Unione europea per aver superato i livelli di biossido di zolfo e Pm 10 in aria: la commissione europea ha infatti avviato la seconda procedura di infrazione contro il nostro paese. L’Unione europea accusa il governo nazionale di non aver rispettato i livelli di inquinamento e di aver violato la normativa comunitaria (direttiva 96/62/Ce, 1999/30/Ce, 2000/69/CE e 2002/3/Ce).

Già nel 2006 l’Italia era stata condannata dalla Corte europea per non aver trasmesso alla Commissione Ue tutte le informazioni richieste, per non aver rispettato i parametri della valutazione e della gestione della qualità dell’aria e per non avere redatto il questionario annuale relativo alle concentrazioni di biossido di zolfo, di biossido di azoto, degli ossidi di azoto, delle particelle e del piombo. Insomma, per non aver rispettato una serie di obblighi imposti dalla normativa comunitaria. Una normativa che la stessa comunità si sta apprestando a mandare in soffitta: è infatti allo studio un nuova direttiva che sostituirà la disciplina ora vigente. Da cinque direttive si arriverà ad un unico strumento giuridico al fine di semplificare, razionalizzare e ridurre il volume della normativa in vigore. Ma anche per fornire e garantire agli Stati membri un corpo di legislazione chiaro, comprensibile, di semplice consultazione e aggiornato. La proposta infatti rivede sostanzialmente le disposizioni attuali anche per integrarvi gli ultimi sviluppi in ambito medico, scientifico e le esperienze più recenti acquisite negli Stati membri.

Dalla valutazione d’impatto effettuata dalla Unione emerge che nel 2000 l’esposizione al particolato abbia ridotto l’aspettativa media di vita statistica di circa nove mesi nell’Ue dei 25, che si traduce in circa 3,6 milioni di anni di vita persi o in 348mila morti premature all’anno e a ciò si aggiungono circa 21mila 400 casi di decessi accelerati dovuti all’ozono. Da oggi al 2020 l’Ue prevede notevoli progressi nella riduzione delle emissioni pericolose di particolato e dei relativi precursori, che dovrebbero consentire di ridurre a circa 5,5 mesi la perdita media di aspettativa di vita statistica e una riduzione di circa 600 casi di decessi accelerati dovuti all’ozono.

L’Ue calcola anche i costi: nel 2020 i costi connessi ai danni prodotti da questi effetti varieranno tra 189 e 609 miliardi di euro l’anno. Poiché l’obiettivo principale della proposta è la revisione e fusione di vari testi giuridici e la soppressione di parti superflue di testo, le modifiche più importanti riguarderanno la gestione della qualità dell’aria e l’informazione e comunicazione dei dati. La Commissione non propone di modificare i valori limite esistenti per la qualità dell’aria, bensì di rafforzare le disposizioni in vigore per far sì che gli Stati membri siano tenuti a predisporre e applicare piani e programmi per eliminare eventuali mancanze di conformità. D’altra parte, se gli Stati membri avranno adottato tutti i provvedimenti ragionevolmente possibili, la Commissione proporrà che essi possano prorogare la data di conseguimento degli obiettivi fissati nelle zone dove i valori limite non risultano ancora soddisfatti, a condizione che siano rispettati alcuni criteri.

Inoltre confermerà quanto già previsto dalla legislazione in vigore, e cioè di detrarre il contributo degli inquinanti prodotti da fonti naturali ai fini della conformità. La Comunità dunque, propone un nuovo approccio al controllo del PM2,5, che deve comunque integrare i controlli già in atto sul PM10: un tetto per la concentrazione del PM2,5 nell’aria ambiente – da raggiungere entro il 2010 - in maniera tale da evitare rischi eccessivamente elevati per la popolazione e un obiettivo non vincolante di riduzione dell’esposizione umana in generale al PM2,5, tra il 2010 e il 2020 per ciascuno Stato membro basato sui dati delle misure.

La proposta prevede anche un monitoraggio più globale che consentirà di acquisire maggiori conoscenze sugli inquinanti e di formulare una politica migliore in futuro. Permetterà inoltre, di fare un ricorso più accentuato alle tecniche della modellizzazione e della stima obiettiva per valutare l’entità dell’inquinamento atmosferico; ciò, a sua volta, dovrebbe comportare un minor utilizzo dei sistemi di monitoraggio più costosi.

In tema di informazione e comunicazione dei dati la Commissione propone di passare ad un sistema elettronico di comunicazione delle informazioni basato su un sistema informativo condiviso nell’ambito dell’iniziativa Inspire. Un’impostazione di questo tipo ridurrà la documentazione cartacea, snellirà il flusso di informazioni, potenzierà le capacità di valutazione e agevolerà l’accesso del pubblico alle informazioni.

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