Dall’Anac al Wwf, tutti contro il ponte sullo Stretto di Messina
In Parlamento si sono svolte ieri le audizioni sul ddl per la conversione in legge del decreto Infrastrutture (dl 89/2024), che con un colpo di mano cancella la deadline del 31 luglio per la presentazione del progetto esecutivo del ponte sullo Stretto di Messina, fortemente voluto dal ministro Salvini.
Ascoltato in Aula, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Giuseppe Busia ha evidenziato invece che «serve approvare il progetto esecutivo in modo unitario, senza spezzettarlo in fasi esecutive e naturalmente senza avviare i lavori prima di avere un quadro complessivo dell'opera. Altrimenti la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare oltre il limite fissato dalla normativa europea».
Di fatto il Governo vuole invece consentire alla società Stretto di Messina di avviare la fase realizzativa dell’opera senza progettazione esecutiva, autorizzandola in modo frammentario sulla base delle “fasi costruttive”. Un escamotage per procedere senza un progetto esecutivo completo e senza alcuna certezza sui costi che questo comporterà.
Gli ambientalisti non ci stanno. Il Wwf ha depositato le proprie osservazioni sulle disposizioni riguardanti l’operatività della società concessionaria, evidenziando come l’unica chiarezza che emerge dal testo normativo in discussione sia la totale incertezza sulla realizzabilità dell’opera del ponte sullo Stretto di Messina (incertezza sul progetto, sulla stima dei costi lievitati nel corso degli anni e mai effettivamente chiariti, sui tempi di realizzazione, incertezza del processo autorizzativo attualmente condizionato da una procedura di Valutazione dell’impatto ambientale ancora in corso e che ha già evidenziato numerose problematicità). Se così non fosse non ci sarebbe, infatti, l’esigenza di autorizzare per legge costi aggiuntivi, che evidentemente non sono stati considerati, e persino la cantierabilità dell’opera per parti separate.
Eppure con questo provvedimento il Governo vuole inoltre consentire deroghe rispetto alle azioni che dovrebbero trovare il loro fondamento nei principi di prevenzione, precauzione, sostenibilità e trasparenza dell’azione amministrativa. Il tutto per favorire un’opera inutile, costosa e molto rischiosa, come spiegato da Mario Tozzi sulle nostre pagine.
Partendo da questi presupposti, il Wwf si appella ancora una volta al Parlamento, ricordando che di sicurezza ed efficienza della spesa pubblica, va ricordato che nelle carte progettuali del Ponte presentate per la Via è stato dichiarato che, prima di passare alla fase esecutiva del progetto, devono essere eseguite “prove di fatica” sia sui cavi principali che sui relativi elementi di appoggio.
«Sul punto sarebbe opportuno che il Parlamento prendesse visione delle osservazioni presentate in sede di procedura Via – argomenta il Panda nazionale – che hanno documentato come ad oggi non esistano “macchinari” idonei per tali test e come i tempi necessari per eseguirli siano del tutto incompatibili con quelli dichiarati dal Governo e dal progettista. Così proseguendo, si sovvertono i principi ispiratori della progettazione che deve assicurare il soddisfacimento dei bisogni della collettività e la qualità tecnico-funzionale e di contesto dell’opera, la conformità alle norme ambientali, urbanistiche e dei beni culturali e paesaggistici, nonché il rispetto dei vincoli idrogeologici e sismici e degli altri vincoli esistenti, la compatibilità con le presenze archeologiche, la compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica dell’opera».