Nel 2023 calano i green job italiani, cresce il mismatch tra domanda e offerta di lavoro verde
Nel 2023, secondo le rilevazioni Istat, gli occupati in Italia sono cresciuti di 481 mila unità (+2,1%) rispetto al livello raggiunto nel 2022, arrivando al valore di 23.580 mila unità. Al contempo però le risorse destinate dal Pnrr al rilancio dell’economia – modellandola sulla transizione verde e digitale, le principali mission del piano – sono entrate in circolo con difficoltà, rimandandone gli effetti ai prossimi anni. Risultato: nel primo anno pieno di Governo Meloni, calano i lavori verdi (green job) nel Paese passando dalle 3.222 mila unità del 2022 a 3.163 mila (-1,8%, pari a -58 mila unità), ovvero poco più di 3,1 milioni a fronte di 23,58 mln di occupati totali (13,4%, ovvero -0,5% rispetto al 13,9% del 2022).
È quanto emerge dal nuovo rapporto GreenItaly, presentato oggi a firma di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne. «C’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla Cop29a Baku: fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare – commenta il presidente della fondazione Symbola, Ermete Realacci – l’economia e la società. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione europea con il NextGenerationEu e al Pnrr. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla fondazione Symbola e dal sacro convento».
La lieve flessione che ha caratterizzato l’andamento dei green job nel 2023 non ha mutato in modo sostanziale la loro distribuzione regionale: il Nord-Ovest resta l’area con il maggior numero di green job (1.018 mila unità, pari al 32,2% del totale), seguita dalle altre aree che mostrano incidenze molto simili, dalle 750 mila unità del Nord-Est (23,7% del totale occupati green nazionali), alle 718 mila unità nel Mezzogiorno (22,7% del totale), fino al fanalino di coda rappresentato dal Centro con le sue 678 mila unità di green job (21,4% del totale). Rispetto al 2022, solo il Mezzogiorno ha mostrato una dinamica diversa dalla media nazionale, con i green job in controtendenza con un aumento dell’1,6% (+11 mila unità). In tutte le altre aree si è registrata una flessione, più accentuata nel Nord-Est (-3,6%, pari a -27,7 mila unità) rispetto a Nord-Ovest (-2,5%, pari a -26 mila unità) e Centro (-2,2%, pari a 15,5 mila unità).
Nonostante la flessione negli occupati verdi, i dati del sistema operativo Excelsior mostrano per il 2023 una crescita nei nuovi contratti attivati di queste figure, che sono stati pari a 1.918.610, il 34,8% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,5 mln), con un incremento di 102.490 unità (+5,6%) rispetto alla precedente rilevazione.
Inoltre, i green job in attivazione si distinguono anche per una maggiore qualità e stabilità dei posti di lavoro: l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle attivazioni green previste è del 27,6% nel 2023, in crescita rispetto al 25,6% del 2022, mentre si attesta al 15,5% per le restanti professioni (15,2% nel 2022)
Tra le aree aziendali più interessate sul totale delle attivazioni troviamo le aree della logistica (incidenza 88,8%), della progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, nel 2023 – su un totale di quasi 5,5 milioni di contratti previsti nel mercato del lavoro – questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nel 79,4% dei casi.
Più in generale, nel quinquennio 2019-2023 sono state 571.040 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti pari al 38,6% del totale ovvero più di 1 su 3. Ma anche quest’edizione di GreenItaly conferma la difficoltà del mercato del lavoro nazionale di rispondere prontamente alle richieste delle imprese: cresce, infatti, la difficoltà di reperimento lamentata dalle aziende, fattore che interessa oltre la metà delle attivazioni green previste, ben il 52,6%, in aumento da anni (riguardava il 40,6% delle entrate nel 2021 e il 47,4% delle entrate nel 2022).
L’incremento del mismatch tra domanda ed offerta di lavoro è un aspetto che, anno dopo anno, tende a consolidarsi ed accentuarsi: tale problematica a tutti gli effetti può essere considerata un ostacolo alle possibilità per le imprese di effettuare nuove assunzioni, specie nei green jobs.
«La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – Ben l'88% mira ad introdurre tecnologie strategiche net zero, come il solare fotovoltaico, l'eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete. Ma questa spinta all'innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un’assunzione su due».