La crisi climatica ci sta sommergendo: in 30 anni il livello dei mari si è già alzato di 10 cm
Houston, abbiamo un problema. A margine della Giornata mondiale degli oceani, il servizio climatico della Nasa informa che il livello dei mari si è innalzato di circa 10 cm negli ultimi 30 anni, dal 1993 al 2023. Uno degli effetti più disastrosi della crisi climatica in corso sta dunque accelerando.
La recente analisi condotta dalla Nasa si basa su un set di dati che comprende oltre 30 anni di osservazioni satellitari, che mostrano come il livello globale dei mari si sia alzato in media di 9,4 cm a partire dal 1993, passando dai +0,18 cm l’anno registrati vent’anni fa agli attuali +0,42 cm l’anno: un tasso più che raddoppiato.
Solo dal 2022 al 2023 l’asticella dei mari si è alzata di 0,76 cm, un salto record dovuto al forte contributo di El Niño, il fenomeno climatico periodico che si verifica nell'Oceano Pacifico.
«I dati a lungo termine come questo record satellitare trentennale ci permettono di distinguere tra gli effetti a breve termine sul livello del mare, come El Niño, e le tendenze che ci permettono di sapere dove si sta dirigendo il livello del mare», spiega Ben Hamlington, responsabile del settore mare della Nasa.
La risposta è chiara: «La tendenza di fondo da più di tre decenni è stata l’aumento dell’altezza degli oceani come risposta diretta al riscaldamento globale dovuto all’eccessivo calore intrappolato dai gas serra nell’atmosfera terrestre», derivante dalle emissioni legate al consumo di combustibili fossili.
«Gli attuali tassi di accelerazione significano che siamo sulla buona strada per aggiungere altri 20 centimetri di livello medio globale del mare entro il 2050, aumentando la frequenza e gli impatti delle inondazioni in tutto il mondo», avverte Nadya Vinogradova Shiffer, direttrice del team Nasa sul cambiamento del livello del mare.
Si tratta di una dinamica molto pericolosa soprattutto in un bacino come quello del Mediterraneo, dove le ultime proiezioni Ispra stimano un aumento medio del livello del mare fino a +161 cm al 2100. Quanto basta a mettere a rischio infrastrutture e insediamenti lungo le coste, oltre a rischiare di sommergere un terzo delle aree umide mediterranee.
L’Ispra avvisa infatti che sono «fortemente a rischio le lagune costiere alto-adriatiche (Delta del Po, Laguna di Venezia, lagune di Grado-Marano e Panzano), il Golfo di Cagliari, la costa fra Manfredonia e Margherita di Savoia».
Che fare? Le soluzioni si muovono sempre lungo i soliti due binari: mitigazione – tagliando le emissioni di gas serra dovute ai combustibili fossili, grazie a fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico – e adattamento dei territori, agendo sulla prevenzione per mettere in sicurezza edifici e infrastrutture, delocalizzando per tempo quanto invece non può essere messo in sicurezza.