Scienziati e cambiamenti climatici: estrema preoccupazione e alto livello di coinvolgimento
Secondo lo studio “Greater than 99% consensus on human caused climate change in the peer-reviewed scientific literature”, pubblicato nel 2021 su Environmental Research Letters dalla Cornell University, «Più del 99,9% degli articoli scientifici sottoposti a peer-reviewed concorda sul fatto che il cambiamento climatico è causato principalmente dall’uomo». Ma quella ricerca si riferiva agli scienziati climatici, mentre il nuovo studio “Climate Change Engagement of Scientists”, pubblicato su Nature Climate Change da un team internazionale di ricercatori guidato da Fabian Dablander dell’Universiteit van Amsterdam (UvA amplia la platea a scienziati di tutte le discipline accademiche e ne emerge che anche loro «Sono estremamente preoccupati per il cambiamento climatico. Molti di loro hanno già cambiato il proprio stile di vita o si sono impegnati in attività di advocacy e protesta, e molti di più sono disposti a farlo in futuro».
I ricercatori che hanno realizzato questo sondaggio in tutto il mondo non hanno solo esaminato le opinioni degli scienziati e la misura in cui sono impegnati nell'azione climatica, ma anche come può essere aumentato il loro coinvolgimento nella lotta al cambiamento climatico.
Dablander sottolinea che «Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per l'umanità. Per garantire un futuro vivibile, ognuno di noi deve chiedersi: come posso contribuire al meglio in questo momento cruciale della storia umana? Gli scienziati sono ben posizionati per aiutare ad affrontare il cambiamento climatico oltre a condurre ricerche accademiche. Tuttavia, si sa poco del loro più ampio impegno con la questione. Da qui il nostro studio, in cui abbiamo condotto analisi quantitative e qualitative di un sondaggio di oltre 9.000 ricercatori di tutte le discipline scientifiche, non solo della climatologia».
L’83% degli scienziati intervistati nel sondaggio è "abbastanza" o "molto" preoccupato per il cambiamento climatico. Ben il 91% di loro ritiene che «Siano necessari cambiamenti fondamentali nei sistemi sociali, politici ed economici per affrontare davvero il cambiamento climatico» e l’84% pensa anche che «Siano necessari cambiamenti significativi nel comportamento personale e nello stile di vita» e molti di loro dicono di averlo già fatto guidando meno (69%), volando meno (51%) e passando a una dieta più a base vegetale (39%).
La maggior parte degli scienziati intervistati ritiene che i gruppi di attivisti per il clima possano apportare un cambiamento positivo e che gli scienziati dovrebbero impegnarsi di più nella difesa del clima e persino nella protesta. Il 29% degli intervistati è già impegnata nella difesa del clima, il 23% ha partecipato a proteste legali e il 10% ha partecipato ad azioni di disobbedienza, mentre circa la metà afferma che sarebbe disposta a impegnarsi in alcune di queste azioni in futuro.
Sulla base di questi dati, Dablander e colleghi hanno poi esaminato quali fattori predicono l'impegno degli scienziati nall’attivismo e nella protesta ambientale e propongono un modello di impegno in due fasi: «Primo, affinché gli scienziati siano disposti a impegnarsi , devono superare principalmente barriere intellettuali come la mancanza di fiducia nell'efficacia delle azioni, la mancanza di identificazione con gli attivisti, la mancanza di conoscenza, la paura di perdere credibilità e la paura delle ripercussioni. Secondo, per impegnarsi effettivamente devono superare principalmente barriere pratiche come la percepita mancanza di competenze, la mancanza di tempo, la mancanza di opportunità e la mancanza di conoscenza dei gruppi coinvolti nell'azione climatica».
Sulla base del loro modello in due fasi, i ricercatori propongono delle modalità per aumentare il coinvolgimento degli scienziati, ad esempio facilitando le interazioni tra scienziati già coinvolti e quelli che non lo sono, e realizzando riforme istituzionali, fornendo più tempo e denaro per azioni legate al clima o premiando l'impegno pubblico.
Adam Aron, professore di psicologia all’università della California - San Diego, e coautore dello studio, conclude: «Governi e imprese continuano a fare promesse vuote che minimizzano il livello di trasformazione necessario per prevenire il crollo climatico. Questo studio chiarisce che gli scienziati di tutte le discipline sono molto preoccupati e chiedono questa trasformazione fondamentale. Spero che aiuti a svegliare le persone e a impegnarsi: sempre più scienziati lo stanno facendo».