[19/04/2011] News

Il ministero della Salute con un regolamento taglia le gambe alle “Case dell’acqua” pubblica

FIRENZE. L'esistenza dei fontanelli di acqua pubblica di alta qualità e delle cosiddette "Case dell'acqua" (distributori pubblici di acqua anche gasata) che tanto successo stanno riscuotendo nel Paese, è messa a rischio da un regolamento del ministero della Salute fatto un po' con il "paraocchi".

Le Case dell'acqua infatti vengono equiparate ad esercizi in cui vengono somministrate bevande come ad esempio i bar, e di fatto sottoposte alle stessa tipologia di controlli e procedure. La salute dei cittadini sta in cima alle priorità, ma deve essere ribadito che queste strutture di distribuzione di acqua pubblica non la mettono a rischio, anzi offrono solitamente acqua migliore di quella che arriva al rubinetto. Inoltre tutto il progetto offre grandi vantaggi di carattere ambientale e contemporaneamente fa risparmiare soldi ai cittadini.

«Con le ‘Case dell'acqua' - ha sottolineato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani - i cittadini usufruiscono di un servizio pubblico in più, che fa apprezzare sia la qualità dell'acqua sia l'economicità. Parliamo anche di un concreto esempio di sostenibilità, grazie al quale stanno cambiando le abitudini di migliaia di persone che in questo modo risparmiano e danno una mano all'ambiente, diminuendo la produzione e la circolazione di plastica e, quindi, le emissioni di CO2 in atmosfera».

L'allarme di Legambiente per le fonti di acqua pubblica, a meno di due mesi dal referendum sull'acqua (si terrà il 12 e 13 giugno), è stato ripreso in Parlamento dai senatori Ferrante e Della Seta che attraverso un'interrogazione hanno chiesto ai ministeri della Salute e dell'Ambiente di rielaborare la premessa del suddetto regolamento in modo che l'interpretazione non possa essere equivocata a scapito delle Case dell'acqua, e non crei problemi d'attuazione da parte degli enti locali.

«Oltre all'aspetto ambientale - ha ripreso Ciafani - in questo progetto c'è anche un valore sociale importante visto che molti di questi punti di erogazione sono diventati anche punti di aggregazione, elementi del nuovo paesaggio urbano, luoghi di diffusione della comunicazione tra comune e cittadini. Quello che chiediamo è che si valutino attentamente tutti gli aspetti prima di imbrigliare le Case dell'acqua nell'estrema burocrazia che, in nome della salute pubblica, rischia di compromettere un progetto molto valido favorendo in modo del tutto ingiustificato l'industria dell'imbottigliamento delle acqua minerali» ha concluso il responsabile scientifico di Legambiente.

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