[15/04/2011] News

Le emissioni di N20 dei terreni forestali sono il doppio di quello che pensava l'Ipcc

LIVORNO. Una nuova ricerca presentato sulla rivista Nature dimostra che le emissioni di ossido di diazoto (N2O), un potente gas serra «Sono aumentate significativamente a causa dei composti reattivi dell'azoto provenienti dai trasporti, dall'industria e dall'agricoltura». Lo studio "European Nitrogen Assessment", presentato alla conferenza "Nitrogen and Global Change" Conference, che si è svolta ad Edimburgo dell'11 al 14 aprile, sottolinea che «Le emissioni di N2O generate dai terreni forestali sono almeno il doppio della cifra prevista nelle proiezioni dell' Intergovernmental panel on climate change».

La ricerca è stata parzialmente finanziata dal progetto "The nitrogen cycle and its influence on the European greenhouse gas balance" (Nitroeurope), che si è aggiudicato quasi 17 milioni di euro nell'ambito dell'area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro dell'Ue (6° PQ).

Allo studio Ena hanno partecipato 200 esperti ambienti scientifici ed esponenti politici di 21 Paesi. Secondo il bollettino scientifico dell'Ue Cordis, «I dati mostrano che, in media, 4% dell'azoto reattivo atmosferico è convertito in N2O, che è quindi riassorbito nell'atmosfera. Rispetto alla stima dell'Ipcc, solo 1kg di N2O produce un effetto serra 300 volte superiore a quello di una equivalente quantità di anidride carbonica (CO2). Gli esperti dicono che i composti reattivi dell'azoto sono per lo più di origine antropogenica e sono parzialmente convertiti in N2O, che è il terzo maggiore responsabile dell'effetto serra». Per Klaus Butterbach-Bahl, dell'Istituto di tecnologia di Karlsruhe, in Germania, e autore del capitolo dello studio Ena sull'effetto negativo dell'azoto reattivo sul bilancio dei gas serra in Europa, «L'attuale livello di deposizione di azoto reattivo atmosferico è eccessivamente alto».

Butterbach-Bahl e i suoi colleghi hanno rilevato anche in altre ricerche che «Le concentrazioni del gas serra N2O nell'atmosfera sono aumentate dall'età preindustriale a causa delle perturbazioni antropogeniche sul ciclo dell'azoto globale, e l'allevamento di animali è uno dei fattori principali».

Secondo i ricercatori «Per 188 milioni di ettari di area boschiva, la deposizione di azoto reattivo è aumentata ogni anno di 1,5 milioni di tonnellate tra il 1860 e il 2000, l'equivalente di un aumento di 8 kg di azoto reattivo per ettaro di foresta all'anno. I fertilizzanti usati in agricoltura contribuiscono all'aumento della concentrazione atmosferica di azoto reattivo. Altri fattori che contribuiscono a questa crescita è l'associata volatilizzazione dell'ammoniaca e le emissioni di N2O innescate dalla combustione di biomassa e dai combustibili fossili. Oltre a condurre a maggiori emissioni di N2O dai terreni forestali, che hanno un impatto negativo sul clima, la maggiore deposizione di azoto reattivo nei boschi porta anche a una perdita di diversità nelle specie animali e vegetali. Anche l'acqua è colpita dall'aumento delle emissioni di nitrato».

Questo preoccupante studio pioneristico sulle molte minacce poste dall'inquinamento da azoto si sofferma particolarmente sull'impatto dell'azoto sui cambiamenti climatici e sulla perdita di biodiversità in Europa, identificando anche le aree a rischio del nostro continente.
Mark Sutton, del Centro per l'ecologia e l'idrologia della Gran Bretagna è convinto che aver capito l'importanza di tagliare le emissioni di azoto «È una scoperta estremamente importante. Significa che il rilascio di azoto nell'atmosfera da parte dell'industria e dell'agricoltura sta avendo un impatto sulle emissioni di ossido di diazoto dal terreno molto più alto di quanto rilevato in precedenza. Lo studio fornisce un'ulteriore argomentazione a sostegno del perché sia essenziale ridurre le emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca, a totale beneficio del clima, della qualità dell'aria e della biodiversità».

Torna all'archivio