[14/04/2011] News

Questo non è un pianeta per donne: solo il 3% delle terre di proprietà femminile

LIVORNO. «Solo il 3% della terra nel mondo è di proprietà di donne», lo ha detto la vice-direttrice esecutiva di Onu-Habitat, Inga Bjork-Klevby , intervenendo all'iniziativa "Not about us without us: Grassroots participation in land"  organizzata da Global land tool network (Gltn)ed Huairou Commission  a margine del ventitreesimo Governing council di Onu-Habitat in corso a Nairobi, la capitale del Kenya. Secondo la Bjork-Klevby, «La cosa più necessaria è garantire che le donne siano le principali protagoniste della politica di sviluppo dei territori, piuttosto che esserne le semplici beneficiarie».

Al meeting le delegate provenienti da Brasile, India e Tanzania hanno presentato il loro lavoro per rafforzare il ruolo delle donne ed  esempi di come il possesso della terra da parte delle donne per usi domestici sia nonostante tutto in  aumento.

«Il lavoro del Global land tool network e della Huairou Commission sta cambiando la realtà di molte famiglie - detto la direttrice esecutiva di Onu-Habitat  - Per avere un vero potere, le donne hanno bisogno parità di accesso alle terre e alla proprietà».

La strategia di Gltn per lavorare con le organizzazioni di base prevede il conseguimento di una partecipazione su vasta scala alle iniziative comunitarie. L'obiettivo a lungo termine è quello di ottenere che le organizzazioni delle donne si impegnino nell'amministrazione delle terre e nella gestione del territorio.
Espaço Feminista, una organizzazione non governativa brasiliana, ha condiviso la sua esperienza nella lotta per garantire l'equità tra i sessi del possesso della terra a Recife. L'Ong vuole fornire titoli terrieri equi a 9.000 famiglie che vivono nella baraccopoli di Santo Amaro, nel centro di Recife, la capitale dello stato brasiliano di Pernambuco.

Otavio Calumby, rappresentante del governo di Pernambuco, ha spiegato che «Uno dei risultati positivi di questo processo è stata l'integrazione tra i tre livelli del governo, della comunità e della società civile. I progressi sono lenti, ma è meglio così, al fine di raggiungere un obiettivo comune».

In India, un lavoro simile è stato fatto in più di 150 insediamenti in 58 città. Tutto è iniziato nel 1994, quando Slum Dwellers International ha mappato per prima le baraccopoli di Mumbai e Delhi: «Le cose sono molto cambiate da allora - dice Sheela Patel, direttrice della Society for promotion of area resource centers, (Sparc) - Ora abbiamo nuove tecnologie per rendere il nostro lavoro di squadra sul campo più facile». Nel 2011, il governo indiano presenterà "Rajiv Awas Yojana", una politica che ha l'ambiziosissimo obiettivo di mettere fine al fenomeno delle baraccopoli nel Paese.

Ma Keya Kunte, architetto dello Sparc, e fiduciosa: «Fornire il possesso della terra a tutti è difficile ma non impossibile. Credo che la mappatura e l'informazione del governo sia importante per rendere il lavoro più facile per tutti».

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