[12/04/2011] News

La rivolta sciita nel Bahrain e il petrolio del Golfo

Intanto l’Iran attacca l'Ue per i Mujaheddin Khalq e arricchisce ancora l’uranio al 20%

LIVORNO. Secondo la televisione iraniana Press Tv, «Le autorità del Bahrain hanno arrestato due religiosi a Manama nell'ambito della spietata repressione interna che stanno portando avanti con l'appoggio delle forze saudite e di quelle degli Emirati. Una trentina di medici e circa 150 lavoratori del settore della sanità hanno perso il lavoro per aver simpatizzato con l'opposizione. La polizia ha compiuto dei raid in diverse scuole del Paese, arrestando degli insegnanti che hanno aderito a un imminente sciopero».

L'Iran sta seguendo con trepidazione le rivolte arabe che definisce "risveglio islamico" e soprattutto quel che sta accadendo, tra l'indifferenza del mondo nel vicino piccolo arcipelago-emirato del Bahrain dove la maggioranza sciita e oppressa da una monarchia sunnita. Oggi a Teheran si è tenuta una manifestazione di studenti davanti all'ambasciata saudita «Contro l'intervento militare di Riyadh nel Bahrain e l'uccisione dei civili nel piccolo emirato del Golfo Persico - scrive il sito della radiotelevisione Irib, riportando un dispaccio dell'agenzia ufficiale Irna  - In centinaia i manifestanti inalberavano ritratti di alcune vittime della brutale repressione del regime Al Khalifa contro le proteste della popolazione sciita che ha solo colpa di chiedere la fine della discriminazione etnica e religiosa messa in atto da lungo tempo nei loro confronti. La maggioranza della popolazione del Bahrain e' sciita. Sventolando le bandiere del Bahrein gli studenti hanno scandito slogan contro le autorità, i regnanti dell'Arabia Saudita e del Bahrain».

L'8 aprile i Guardiani della rivoluzione iraniani hanno dichiarato la giornata mondiale della solidarietà al popolo del Bahrain. Secondo l'Irib «Venerdì mattina gli abitanti di Teheran tra cui molti studenti, anche stranieri, hanno circondato prima gli uffici delle Nazioni Unite e poi l'ambasciata saudita nella capitale, scandendo slogan in sostegno alla popolazione del paese martoriato dalla monarchia degli Al Khalifa». La sera prima «Le formazioni studentesche di Teheran, Isfahan e Qom hanno organizzato un sit-in a Qom, nella moschea centrale della città. Presente anche il parlamentare Rasaì che ha definito "doverosa" l'attenzione agli sviluppi della regione e del mondo». Nei giorni scorsi anche il grande bazar di Teheran si è fermato per condannare la repressione in Bahrain.

Il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, ha respinto le accuse arrivate da esponenti di Riyadh riguardanti un'interferenza di Teheran nella crisi in corso in Bahrain e il  governo della Repubblica islamica dice che «Pur condannando l'uso di violenza contro civili indifesi e il coinvolgimento delle truppe saudite nella crisi del Bahrain ha sempre rispettato il principio della non interferenza negli affari interni degli altri paesi». La questione delle rivolte popolari contro regimi autoritari è delicata per il regime iraniano, visto che anche l'Iran ha represso duramente e nel sangue le proteste di piazza dell'opposizione. Ma il regime degli ayatollah è pressato dall'opinione pubblica interna e da "imbarazzanti" richieste di aiuto: un gruppo di sciiti del Bahrain che seguono come leader religioso o Marja il sommo ayatollah Khamenei, hanno scritto una lettera a quest'ultimo chiedendo aiuto e sostegno di fronte alla repressione della monarchia nel loro Paese. Nella lettera pubblicata dall'Irna in inglese si legge: «Noi siamo un gruppo di sciiti del Bahrain che seguono lei negli affari religiosi e reputiamo la sua parola come la più attendibile per quanto riguarda le questioni inerenti alla religione; ora vogliamo esporre denuncia per le repressione del regime degli Al Khalifa. Oggi la pressione di questo regime su di noi è tale che i nostri fratelli e le nostre sorelle vengono uccisi dinanzi ai nostri occhi e nessuno è disposto ad ascoltare il nostro grido di aiuto». Gli sciiti del Bahrain chiedono all'ayatollah Khamenei di pregare per loro e di aiutarli, «Come meglio ritiene opportuno».

Il 7 aprile il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha messo in guardia contro «Gli sforzi degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali di scatenare un conflitto arabo-persiano, la guerra tra sciiti e sunniti, seminando discordia tra le Nazioni della regione» e poi ha aggiunto che «La creazione di due governi nei territori occupati in Palestina mira a salvare il regime sionista dal crollo e infliggere danni al fronte della resistenza. Voi dovete sapere che tutti i popoli conoscono il vero volto degli Stati Uniti ed i suoi alleati e per salvarvi non avete altra scelta che stabilire un rapporto di cooperazione e di amicizia con le Nazioni della regione».

Ma intanto stanno scoppiando altre due grosse grane. Oggi l'Iran ha messo in guardia l'Unione europea, accusandola di voler sostenere gruppi terroristici e invitandola a «Fermare il suo appoggio ai terroristi di Mujaheddin Khalq», i Mko, Mujaheddin del popolo.  Il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, citato dalla PressTv ha detto: «Ci aspettiamo che le organizzazioni internazionali così come i governi che pretendono di essere i sostenitori dei diritti umani dimostrino la loro vera intenzione di condannare il terrorismo in ogni sua forma o aspetto ponendo fine una volta per tutte all'approccio del doppio standard. L'Unione europea deve cessare di sostenere ai terroristi smettendo di offrire rifugio ai loro membri».

Mujaheddin Khalq sono una formazione di sinistra, marxista e laica, che partecipò attivamente alla rivoluzione che cacciò lo Scià di Persia e che poi entrò in conflitto con il regime teocratico islamico, arrivando a collaborare con Saddam Hussein, che fornì loro basi ed asilo, durante la guerra contro l'Iran. Teheran protesta perché il responsabile esteri dell'Ue, Catherine Ashton, si è detta preoccupata per la sorte dei Mujaheddin Khalq, dopo che nella principale base del gruppo, ad Ashraf, vicino a Baquba, in Iraq, ci sono stati scontri tra l'esercito irakeno e i militanti dell'organizzazione. L'attuale governo iracheno (filo-iraniano) vorrebbe chiudere il campo Ashraf ma gli Usa si oppongono.

Gli iraniani dicono che i Mko sono nella lista delle organizzazioni terroristiche e li accusano di essere responsabili di numerosi attentati contro i civili ed esponenti del governo iraniano. Mehmanparast ha chiesto all'Ue «Di rivedere la sua politica riguarda le organizzazioni terroristiche, invitiamo gli europei a non interferire negli affari interni degli Stati sovrani ed indipendenti adottando invece un atteggiamento adeguato al riguardo». Secondo il generale Hossein Salami, alto comandante del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, la "preoccupazione" di Washington per il raid dell''esercito iracheno la base dei  Mujaheddin è «Un  altro esempio della politica dei due pesi e due misure degli Usa riguardo il terrorismo e la lotta alle organizzazioni terroritiche. Il più grosso paradosso è gli americani pretendono di essere i paladini della campagna anti-terroristica, attaccano l'Iraq e l'Afghanistan ma nello stesso tempo danno il loro sostengo ai gruppi terroristici come la Mko»..

L'altra grana è quella nucleare: Fereidoon Abbasi, direttore del l'Organizzazione dell'energia atomica dell'Iran (Oeai), che è anche vice-presidente dell'Iran,  ha detto all'agenzia Isna  che «Il sito di arricchimento nucleare di  Fordo è pronto ad essere equipaggiato con delle centrifughe. Delle centrifughe sono in costruzione ed informeremo l'International atomic energy agency prima dell'installazione delle centrifughe nel sito»

Si tratta della conferma che la centrale di arricchimento di carburante nucleare di Foirdo, vicino alla città santa di Qom, annunciata dall'Iran nel settembre 2009, è operativa centrale. Non a caso Abbasi ha detto: «Noi non arretriamo dal produrre del combustibile arricchito al 20% per rispondere ai nostri bisogni. Noi lavoriamo sull'arricchimento del combustibile basato sui nostri bisogni e forniamo del combustibile per il reattore di Teheran, rispettando il calendario previsto. L'Iran  continua ad arricchire l'uranio ad un livello del 20% sotto la supervisione dell'Iaea. Tentiamo di lanciare delle nuove generazioni di centrifughe con l'utilizzo di poca energia al fine di accrescere la produzione con l'aiuto delle macchine».

Insomma, all'Iran non solo fa un baffo l'embargo Onu-occidentale, ma se ne frega anche di quello che succede a Fukushima. Il tutto in uno dei Paesi più sismici del mondo e affacciato sul Golfo persico /Arabo in fiamme per le rivolte arabe e l'eterna lotta da sciiti e sunniti sui giacimenti petroliferi più ricchi del pianeta.

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